Un tuffo nel passato: Vasilis Hatzipanagis, il Maradona greco che avrebbe potuto giocare nella Lazio

29.01.2017 15:30 di  Daniele Rocca  Twitter:    vedi letture
Fonte: The Hawk-Lalaziosiamonoi.it
Un tuffo nel passato: Vasilis Hatzipanagis, il Maradona greco che avrebbe potuto giocare nella Lazio

Addentrarsi nei pettegolezzi del mercato è prassi comune per le testate giornalistiche che si occupano di Lazio. A volte però è difficile farsi trascinare dall'onda, specie se si torna con il pensiero agli anni passati quando alla corte di Cragnotti arrivavano campioni di livello internazionale. C'era però qualcosa di sbagliato anche all'epoca se è vero che il TG5, a pochi giorni dalla fine degli Europei del 2000, aprì annunciando Zenden alla Lazio e se Mino Raiola, all'epoca sconosciuto al grande pubblico, faceva di tutto per mettere zizzania tra la società e Pavel Nedved pur di convincerlo a scegliere la bontà del progetto Juventus (difficile perdonarlo se non con l'arrivo di un nuovo candidato al Pallone d'Oro e, visto che ultimamente si è visto spesso dalle parti di Formello, magari la catarsi è dietro l'angolo...).

TUTTI IN GRECIA - Così, più che i famosi nove acquisti in un giorno o l’arrivo di Artipoli, a volte risulta più divertente andare a scovare quei colpi di mercato che magari avrebbero potuto cambiare la storia della Lazio, quasi alla stregua di un Leo Messi rifiutato da Enrico Preziosi quando era al Como. L’associazione con l’attuale patron del Genoa non è casuale visto che pochi anni fa dall’Olympiacos in rossoblù arrivò Giannis Fetfatzidis, quello che allora era definito il “Messi greco”. Qualche numero lo fece vedere anche contro la Lazio di Petkovic, sconfitta 2-0 in casa dal Grifone a novembre del 2013. Poi però, dopo un breve prestito al Chievo, Fetfa decise di accettare i petroldollari dell’Al-Ahly per trasferirsi in Arabia Saudita (operazione di mercato da cui, stranamente, Preziosi non incassò più di 2 milioni di euro a fronte dei circa 4 versati nelle casse dell’Olympiacos). Non molti sanno però che il vero “Messi greco” (anzi il Maradona greco, visto il periodo di cui si parla…) ha vissuto in un’altra epoca storico-calcistica, più precisamente a cavallo tra il 1972 e il 1990, e che risponde al nome di Vasilis Hatzipanagis.

LA SUA STORIA - Figlio di rifugiati politici greci in Unione Sovietica, Hatzipanagis venne scovato dalla Dinamo in un parco pubblico, ma poi allevato dal Pakhtakor a Tashkent (oggi, Uzbekistan) dove, grazie ai suoi dribbling, le sue magie e i suoi gol (22 in 96 gare di campionato), contribuì alla promozione dalla seconda alla prima serie sovietica nel 1972. Una volta terminata la Dittatura dei Colonnelli in Grecia (anche detta “Giunta”, 1967-1974), il giovane talento (classe ’54) fece ritorno in patria. Fu la prima squadra di Salonicco (dove nel frattempo si erano sistemati i nonni), fondata nel 1908, colori biancoblu ispirati alla bandiera della Grecia (…), l’Iraklis, a garantirsi le sue prestazioni.

UN FENOMENO - Alla prima partita con la nuova maglia, tale era la fama del capellone venuto da lontano, che a dicembre del 1975 riempì subito il Kaftanzoglio, all’epoca il più grande stadio nazionale, nonostante una capienza inferiore ai 30.000 spettatori. E i tifosi, non solo dell’Iraklis, ma anche di Aris e Paok, le altre due squadre di Salonicco, sono tra i principali responsabili della lunghissima permanenza di Hatzipanagis nel campionato greco (giocò la sua ultima partita contro il Valencia, il 19 settembre 1990 in un incontro valido per l’andata dei trentaduesimi di Coppa Uefa, conclusosi 0-0). Vero è che le clausole previste dalla società nel contratto bilanciavano nettamente il rapporto a sfavore del giocatore, rendendo praticamente impossibile una rescissione: era infatti prevista la possibilità di un rinnovo annuale per 10 anni consecutivi, praticamente fino al termine della carriera. Ma il motivo principale di tale sbilanciamento contrattuale era dovuto soprattutto al timore da parte dei dirigenti dell’epoca di un linciaggio ad opera della folla. Hatzipanagis portò subito la società in tribunale e vinse, ma l’Iraklis sovvertì il verdetto in appello, rendendo così vano ogni tentativo di fuga all’estero da parte del proprio tesserato.

SENZA NAZIONALE - Alla prima stagione, nella finale del 9 giugno contro l’Olympiacos al Nikos Goumas di Atene (decisa ai rigori dopo il 4-4 dei tempi regolamentari), Hatzipanagis conquistò subito la Coppa di Grecia che, ad oggi, rimane l’unico trofeo nazionale nella bacheca dell’Iraklis. In quella partita segnò due reti, ma fu l’unico dei 7 rigoristi a sbagliare dagli 11 metri. L’ottimo campionato disputato gli era valso già a maggio la convocazione in nazionale per un’amichevole contro la Polonia all’Apostolos Nikolaidis. In seguito però gli venne comunicato che non avrebbe più potuto vestire la maglia della Grecia poiché aveva già giocato con la nazionale olimpica sovietica dove, in qualità di punta esterna, veniva considerato secondo solo al grande Oleg Blokhin, Pallone d’Oro nel 1975. Le avances del Ct Konstantin Beskov non bastarono per dissuaderlo dall’intento di tornare a casa. Ma alla fine Hatzipanagis dovette accontentarsi di appena 2 presenze con la nazionale del cuore, la seconda una comparsata di appena 20 minuti contro il Ghana in amichevole nel 1999.

ARSENAL E  LAZIO - Tra le società che cercarono per prime di strapparlo all’Iraklis, oltre ad AEK, Dinamo Mosca, Porto e Stoccarda, c’era (e qui veniamo al punto…) anche la Lazio, quella del presidente Lenzini. Perché il primo tentativo lo fece l’Arsenal nel 1977 quando il fenomeno greco volò a Londra per guarire da un infortunio al ginocchio. Il dottore che gli venne affiancato per la riabilitazione era il fisioterapista dei Gunners, con cui Hatzipanagis iniziò ad allenarsi per riprendere la forma, brillando anche al cospetto di gente del calibro di Brady e Jennings. Il tecnico, Terry Neill, fece il classico sondaggio per tastare il terreno, ma le risposte dell’Iraklis furono categoriche: Vasilis non si muove da Salonicco. Nemmeno quando Maradona è da poco diventato il calciatore più pagato del mondo passando dal Boca Juniors al Barcellona per l’equivalente di 6 milioni di euro nell’estate del 1982, e il Panathinaikos arriva ad offrirne quasi 4 per portarsi a casa la stella più sventurata del calcio greco.

'IL MARADONA GRECO' - Il capellone ripaga le aspettative con tanti dribbling e tanti sold-out al Kaftanzoglio. Nella stagione 1982/83 segna persino 7 gol da calcio d’angolo (ci si può meravigliare per uno singolo segnato da Veron contro l’Hellas l’anno dello scudetto, figuriamoci per…SET-TE!). Nel 1984, senza Chinaglia ritiratosi l’anno precedente, i Cosmos di Neeskens, unico superstite “galattico” di quella squadra, ospitano il Resto del Mondo al Giants Stadium e la stella greca (maglia numero 13) si presenta a New York al fianco di gente come Platini, Beckenbauer, Shilton, Pfaff, Tarantini, Keegan, Kempes, Tardelli, Damiani, Futre, Magath e Hugo Sanchez. Il Resto del Mondo si impone 3-1 davanti ad oltre 37.000 spettatori. Una partita che per Haztipanagis rimarrà una delle pochissime occasioni per mettersi in luce a livello internazionale. A fine carriera, il fatto di non essersi potuto misurare in altri campionati di livello superiore, come la Serie A, sarà uno dei più grandi rimpianti per il “Maradona greco” che avrebbe potuto giocare anche nella Lazio.