Immobile: "Al Dortmund potevo fare di più. Klose? Un mito! Mi servono 'solo' 45 gol per superarlo..."

Intervista a cura della rivista sportiva Kicker, riportata da Gazzetta.it
Pubblicata il 14/11 alle ore 12.13
15.11.2016 07:05 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Immobile: "Al Dortmund potevo fare di più. Klose? Un mito! Mi servono 'solo' 45 gol per superarlo..."
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© foto di Federico Gaetano

Il periodo di Ciro Immobile al Borussia Dortmund non è stato facile, anzi. L'attaccante della Lazio, all'epoca, ha incontrato varie difficoltà: il problema della lingua è stata la questione più complicata. Ma non solo, anche il tecnico Tuchel non lo ha aiutato nel processo d'integrazione. Ed ecco che, da astro nascente, la stella di Immobile perse un po' di smalto nella fredda Dortmund. Ma non tutto è stato da buttare di quell'esperienza in Germania. Lo rivela proprio Ciro Immobile in un'intervista rilasciata ai microfoni della rivista Kicker dove l'attaccante ha parlato di vari argomenti, Nazionale compresa. 

ITALIA-GERMANIA - “Della Germania mi piace tantissimo Mesut Özil, ma noi abbiamo Buffon, il portiere più forte del mondo”. Le due squadre si incontreranno di nuovo dopo l’ eliminazione di questa estate dai Quarti di Finale dell’Europeo in Francia: “Non ho mai sofferto così tanto nella mia carriera. Eravamo allo stesso livello, ma ce ne siamo dovuti tornare a casa a mani vuote. Mi sono serviti giorni per elaborare quello che era successo. Adesso vedremo a che punto siamo e se potremo ancora giocarcela alla pari”. 

“KLOSE? MI SERVONO ‘SOLO’ 45 GOL PER SUPERARLO…” - "Il Napoli però mi resta nel cuore e non uscirà mai da lì. Ma sono un professionista e gioco per la Lazio. Ogni giorno auguro il meglio al Napoli, tranne quando gioca contro la mia squadra. Il mio idolo è sempre stato Del Piero, era all'apice della carriera quando cominciai. In area di rigore il più forte di tutti però era Trezeguet. Lo guardavo in allenamento e restavo sempre a bocca aperta. Klose? Un mito. Sono contento sia entrato a far parte della nazionale e sono contento del record di gol ai Mondiali. Se non lui chi? Fa parte della storia della Lazio. Mi servono solo 45 gol per superarlo nella classifica cannonieri della storia del club, un gioco da ragazzi (ride). Higuain? Un calciatore ha pochi anni a disposizione. Se si parla di sentimenti capisco il Napoli, se si parla da un punto di vista professionale capisco Higuain”. 

L’ESPERIENZA A DORTMUND - Secondo me la mia stagione non fu negativa. C'erano problemi nello spogliatoio. Non era il Dortmund che conoscevo. Perfino per i tedeschi era difficile quella situazione, figuriamoci per un italiano appena arrivato. Avrei potuto dare di più e mi spiace di come sia finita. Avrei potuto gestire meglio la cosa. Così la fine ha avuto un sapore amaro. Ci sono state troppe polemiche intorno a me però: tutto quello che si diceva su di me erano cavolate, nella casa di Unna non ho fatto rumore (venne denunciato da un vicino perché tagliava l'erba col tagliaerba di domenica mattina, e in Germania non è consentito far rumore la domenica mattina, ndr). Io e mia moglie poi non abbiamo rifiutato l’insegnante di tedesco. La realtà è che il tedesco è molto difficile da imparare. Klopp permise l'aiuto di un traduttore, Tuchel no e non lo capivo. Se avessi voluto restare avrei dovuto imparare il tedesco e ci voleva tempo”.

LEWANDOWSKI, LA LIGA, LA SERIE A -  Probabilmente non avrei raggiunto il suo livello, ma sono certo che avrei potuto dare molto di più se fossi rimasto. Mi è dispiaciuto andarmene via così. I compagni con cui ho legato di più all’epoca? Aubameyang, Reus e Sokratis. Con loro sono stato benissimo. La Serie A è straordinariamente tattica, in Spagna si ama il bel calcio. Della Bundesliga mi piace che nonostante il dominio del Bayern Monaco ogni anno possa esserci una sorpresa, come lo sono adesso il Colonia o l’Hertha Berlino”.

RICORDI - “I cori contro i napoletani e la gente del sud sono odiosi. Vivo quest'odio ancora oggi, in tutta l'Italia. Siamo nel 2016, il razzismo dovrebbe essere archiviato, ma molti ancora non lo capiscono. Quando da giovanissimo andai a Torino mi ritrovai in un altro mondo. Culture diverse, ma con un unico scopo. Per questo funzionava. Dopo un anno mi ritrovai in prima squadra con gente come Buffon e Del Piero. Fu un’esperienza fantastica".

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