Beppe Signori si racconta: "Con i tifosi è stato amore a prima vista. Eriksson? Non si è comportato bene"

28.06.2017 11:41 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Alessandro Menghi - Lalaziosiamonoi.it
Beppe Signori si racconta: "Con i tifosi è stato amore a prima vista. Eriksson? Non si è comportato bene"

C'è anche lui (è terzo) nella classifica stilata da SoFoot.com dei 50 giocatori che hanno scritto la storia della Lazio: Beppe Signori. Non poteva mancare l'idolo della Curva Nord, che sosteneva col mitico coro: “E segna sempre lui e segna sempre lui, si chiama Beppe Signori, si chiama Beppe Signori!”. L'ex attaccante della Lazio di Cragnotti non ha dimenticato il suo passato biancoceleste e ancora oggi lo ricorda con grande affetto. Proprio a SoFoot.com, Beppe ha raccontato curiosità e aneddoti della sua esperienza a Roma, cominciata nel 1992: “All'inizio i tifosi erano dubbiosi. Arrivavo da un piccolo club, il Foggia, dove avevamo fatto grandi cose ma non era al livello della Lazio. Atterro a Roma, avevo 24 anni, e so che devo rimpiazzare un campione come Ruben Sosa, che era lì alla Lazio da 4 anni e che aveva segnato più di 40 gol: era una sfida sacra.”

DOPPIETTA ALL'ESORDIO – Alla prima partita con la Lazio, Signori segna due gol alla Sampdoria e la sfida termina 3-3: “È un bellissimo ricordo per due ragioni. Innanzitutto perché quella doppietta mi ha permesso di cominciare l'avventura alla Lazio col piede giusto e mi sono sentito in fiducia per il futuro. E poi, io ho segnato al 19' della partita. Era il primo gol del match e della Serie A 1992-'93 e quindi ho ricevuto in premio una cassa di bottiglie di vino offerta dalla Federazione. Un ricordo doppiamente bello.”

ZOFF, ZEMAN ED ERIKSSON – A Roma Beppe signori ha fatto le fortune di due allenatori, Zoff e Zeman mentre con Eriksson il rapporto non è nemmeno mai cominciato: “È difficile dire quale dei tre è il migliore perché hanno tre stili completamente differenti. Zeman è stato un ritorno perché era stato già il mio allenatore ai tempi del Foggia. È lui che mi ha veramente insegnato a segnare i gol. Sono diventato 'bomber' grazie a lui. Zoff, invece, è una persona molto più umana. Ha giocato per anni a calcio e conosce perfettamente questo mondo. Da un punto di vista umano, mi ha dato dei consigli davvero importanti per la mia persona e la gestione di me stesso. E pure sul terreno di gioco, mi ha lasciato una grande libertà d'azione. Al contrario, con Eriksson diciamo che non posso giudicare perché la nostra relazione non è mai cominciata. Non si è ben comportato. Lui è arrivato l'estate del 1997 e mi ha messo subito da parte. Ognuno fa le sue scelte. Lui era l'allenatore, era normale che facesse delle scelte. Ma avrebbe potuto farle con un po' più di stile, con un po' più di rispetto. Penso di aver dato molto alla Lazio in cinque stagioni, non dico che ero intoccabile ma potevo essere gestito in un'altra maniera.”

LO SCUDETTO – L'anno che Lazio corona il sogno di vincere lo Scudetto, “Beppe gol” era già andato via, prima alla Sampdoria e poi al Bologna, ma è come se ci fosse stato anche lui in quella festa: “L'ho vissuto con un sentimento condiviso. Provavo, da una parte, la gioia di vedere la Lazio trionfare. In quella squadra c'erano ragazzi come Negro, Favalli, Nesta, Gottardi, Marchegiani con cui avevo vissuto dei grandi momenti. Ero felice per loro, di aver fatto parte di una grande squadra e di essere stato membro di un progetto che poi si è concluso al meglio. Dall'altro lato, ero triste per non aver potuto esserci. Nella mia carriera ho vinto alcuni titoli come migliore cannoniere, ma non ho mai vinto dei trofei maggiori. Quindi, vedendo ciò mi ripetevo amaramente che tutto questo l'avremmo potuto vincere insieme.”

IL RAPPORTO COI TIFOSI LAZIALI – Come detto, era l'idolo della Curva e di tutti i tifosi. Così amato che furono proprio i tifosi a bloccare nel 1995 il trasferimento al Parma. Tra Signori e i tifosi c'era un amore sconfinato: “È stata una relazione speciale. Ci siamo subito amati, come un amore a prima vista. Loro si sono riconosciuti in me. Io non ero pretenzioso, ma ambizioso e per loro ero come un simbolo. Non dimenticherò mai il giorno in cui mi hanno acclamato sotto la curva, per dirmi che sono stato il loro re. Questa è un'immagine che porterò sempre dentro di me. Va al di là dei confini dello sport. Il trasferimento mancato al Parma? In realtà, io ho vissuto quella storia da lontano perché in quel momento eravamo impegnati nella tournée estiva in Brasile. Dal mio punto di vista, non ho mai voluto andare al Parma. Avevo espresso al presidente il mio desiderio di restare perché sapevo che ero nel posto giusto per scrivere il futuro. Cragnotti voleva investire, fare grande il progetto e io volevo far parte proprio di quel progetto. Quindi ho assistito da lontano a quella manifestazione d'amore. Quell'episodio provò che i tifosi ed io eravamo sulla stessa lunghezza d'onda, andavamo nella stessa direzione.”

CALCIOSCOMMESSE – Nel 2011, quando il nome di Signori uscì nello scandalo del calcioscommesse, Beppe ha trovato ancora una volta il sostegno della gente laziale: “Delle persone che io conoscevo e altre che non conoscevo affatto, tutte mi hanno sotenuto. Mentre vivevo quei momenti così difficili, ricevevo dei video dei tifosi della Lazio che cantavano in mio onore. Quel gesto mi ha profondamente toccato. Il popolo laziale non aveva dimenticato il loro vecchio capitano. E forse è questa la più bella soddisfazione.”

BEPPE È NELLA STORIA DELLA LAZIO – Signori è parte della storia della Lazio: “Non sta a me dirlo, sono loro che devono dirlo, sono loro che hanno avuto la possibilità di vedermi giocare con quella maglia blu come il cielo. Sono loro che hanno saltato di gioia ad ogni mio gol. Quelli che mi portano nel loro cuore ancora oggi.”