Brocchi: "Il ricordo di Mirko è vivo dentro di me. Europa League? La Lazio lotterà fino all'ultimo"

15.04.2014 18:10 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Rico Fanti - Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
Brocchi: "Il ricordo di Mirko è vivo dentro di me. Europa League? La Lazio lotterà fino all'ultimo"
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© foto di Federico Gaetano

Il Memorial Mirko Fersini sullo sfondo, l'affetto di amici, familiari e appassionati di calcio a fare da cornice. L'aria che si respira a Fiumicino è speciale, cosi come lo era Mirko, la giovane aquila volata troppo presto in cielo. Molti gli addetti ai lavori che non hanno voluto rinunciare all'appuntamento per far sentire la propria vicinanza alla famiglia. Tra di loro Cristian Brocchi che, ai microfoni di Lazio Style Channel ha ricordato proprio il terzino degli Allievi biancocelesti. "Il ricordo è molto vivo dentro di me perche è stato una sofferenza per tutti. Sono quelle cose che ognuno vorrebbe non succedessero mai. Per chi lo ha vissuto è un ricordo ancora vivo e vorrei ancora una volta mandare un abbraccio alla famiglia perché avendo lavorato a stretto contatto con giovani calciatori quest’anno, capisco ancora di più il loro dolore".

La vittoria nella regular season dei tuoi ragazzi, gli Allievi Nazionali, è avvenuta in modo trionfale, addirittura con due giornate di anticipo. Quali sono le tue sensazioni dopo questo trionfo?

"E’ andata bene, chiudere il campionato con la vittoria e poi a due giornate di anticipo è motivo di grande soddisfazione; soprattutto per quanto riguarda me che ero alla prima esperienza in panchina, è stato bello ed entusiasmante". 

I tifosi biancocelesti sono legati a te e hanno fatto il tifo per te in questa avventura".Cosa ti ha soddisfatto di più dopo questa prima stagione in panchina?

"A prescindere da quelli che sono i valori umani, che cerco di trasmettere ai miei ragazzi ancor prima delle nozioni calcistiche, il mio interesse era di creare una squadra che esprimesse un calcio moderno e che vincesse attraverso un sistema di gioco corale dove ognuno dei miei giocatori avesse il proprio ruolo. Ho voluto dare un’identità alla squadra e se devo soffermarmi su di una partita in particolare devo dire che Il derby di ritorno vinto 5 a 0 è stato la ciliegina sulla torta".

Ricordando il tuo passato da combattente immaginiamo come questa sia una caratteristica improrogabile della tua squadra; riescono i tuoi calciatori a tradurre sul campo la grinta che esprimi in allenamento?

"A 16 anni i ragazzi hanno sempre la voglia di andare in campo e di dimostrare sempre la propria forza. Certo alcuni vanno controllati e stimolati a fare sempre bene ma tutta la squadra mi ha seguito dall’inizio alla fine, nessuno escluso.

Fondamentale diventa quindi la cura dei dettagli.

"Per arrivare a giocare un giorno su grandi palcoscenici i miei giocatori devono imparare a gestire ansie e paura e proprio per questo il lavoro dell’allenatore diventa più difficile e complesso".

Lazio-Torino vale una finale. Reja e Ventura sono due allenatori molto simili e in palio c’è un posto in Europa. Sarà una sfida delicata.

"L’assenza di Cerci è una notizia positiva per la Lazio, soprattutto per la sua qualità nel rompere gli schemi. Nella mia carriera ho sempre preferito affrontare avversari forti perché dopo, la vittoria, ha un sapore speciale. La Lazio con Reja è tornata squadra e anche a Napoli è stata condannata da singoli episodi; affronterà il Torino come se fosse una finale. Sono sicuro che dirà la sua da qui a fine stagione".

Grande rammarico per la prestazione di Napoli. Con l’arbitro Banti il bilancio è impietoso: 4 sconfitte su 4. Cosa ne pensi?

"Sono sicuro che per la legge dei grandi numeri prima o poi qualcosa girerà a favore. Nonostante il passato sono sempre convinto che ogni arbitro cerchi sempre di dare il meglio, come ogni calciatore. Il mio gol annullato 3 anni fa rimarrà indelebile, ma speriamo che prima o poi la ruota giri diversamente".

Nell’ultimo anno di Reja sei sorteggiato per l’antidoping e dopo la quinta volta consecutiva, contro la Fiorentina, ti sdraiasti negli spogliatoi quasi incredulo.

"Nella mia carriera sono sempre stato abituato a questo e soprattutto negli ultimi anni mi gratificava perché voleva dire che il mio lavoro risaltava agli occhi di tutti. Ricordo un anno dove, a Bari, dopo due ore dal termine della partita camminavo ancora a piedi scalzi in campo".

La Primavera è passata da Bollini a Inzaghi. Un settore giovanile, quello laziale, decisamente prolifico anche a livello di giocatori che entrano in prima squadra.

"Negli ultimi anni le giovanili della Lazio si sono confermate sempre competitive. Mister Bollini prima e Inzaghi adesso hanno meriti enormi e lo capisco ora che sto lavorando anche io a livello giovanile. Il loro lavoro ha come conseguenza risultati eccellenti".

Corsa all’Europa League. Quante chances ha la Lazio di raggiungere l'Europa?

"Non è una questione di calendario, ma di testa e su come si arrivano ad affrontare queste ultime partite. Le motivazioni ci saranno da parte di tutte le squadre in lotta, ma io sono dell’idea che quando si vuole una cosa ci si prova fino in fondo con tutte le forze; conoscendo i miei ex compagni ci proveranno fino alla fine"