Caso Di Canio, l'ex laziale scrive alla Comunità Ebraica: "Non ho niente a che spartire con idee antisemite"

Dopo le recenti polemiche legate al suo tatuaggio sul braccio destro con la scritta Dux, durante la trasmissione ‘Di Canio Premier Show' su Sky Sport, con tanto di sospensione dal canale satellitare, l’ex attaccante biancoceleste Paolo Di Canio ha voluto ulteriormente chiarire la vicenda con una lettera al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Ecco le sue parole: “Sento di dover tornare su un argomento che pensavo di avere già chiarito in passato: non ho e non voglio avere niente a che spartire con idee antisemite, razziste, discriminatorie, violente. Ritengo, senza se e senza ma, che le leggi razziali volute da Mussolini siano state una terribile infamia per la storia del nostro Paese. Un’infamia che causò un’immane tragedia per migliaia di ebrei in Italia. Questa è la mia posizione convinta e determinata. Qualche anno fa ho chinato la testa di fronte al dolore di alcuni superstiti di Auschwitz che ho conosciuto nel corso di un incontro a Roma. Essendo io un personaggio pubblico, credo di dover dar conto di questo mio sentire così da contribuire, per quanto mi è dato, ad una sensibilizzazione dei nostri giovani verso sentimenti di solidarietà e rispetto, per unire e non per dividere, contro ogni forma di odio, di antisemitismo e di razzismo. Dopo quello che, mio malgrado e contrariamente alla mia volontà, è recentemente accaduto, voglio dunque ribadire questi miei convincimenti, scrivendo alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane perché ne sia portavoce verso tutte le Comunità, così da chiudere una pagina recente di dolore e di amarezza, anche per me”.
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