ESCLUSIVA - Alberigo Evani: "Lazio, mercato ok! E la politica dei giovani è da seguire"

Pubblicato il 28 agosto alle ore 18
29.08.2014 07:15 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Cristiano Di Silvio-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Alberigo Evani: "Lazio, mercato ok! E la politica dei giovani è da seguire"
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© foto di Federico De Luca

Quando arrivi al 119° minuto di una finale di Coppa Intercontinentale, dove ne hai date e ne hai prese, dove, di perdere, hai paura tu come il tuo avversario, quando la fatica ti ha annebbiato cuore e cervello, in pochi davvero saprebbero imporsi a Marco Van Basten e Carlo Ancelotti, mica due così, prendendosi il pallone, piazzandolo ai sedici metri, aggiustandosi l’immancabile ciuffo, e disegnando una traiettoria che lasci zero possibilità al pittoresco Higuita di opporvisi. O sei uno tosto davvero, o ancor di più, sei Alberigo “Chicco” Evani. 17 dicembre 1989, National Stadium di Tokyo: la storia rossonera scritta con la caparbietà, la voglia, l’abnegazione. È in quel freddo pomeriggio con gli occhi a mandorla che Chicco Evani si prende palla, portiere e gloria: con quella punizione che il capellone numero uno colombiano non avrà mai dimenticato, a sessanta secondi dalla fine, lascia la sua firma sulla conquista della seconda coppa della storia rossonera che vale un “Mondiale per club”. L’Atletico Nacional di Medellin, patrimonio e orgoglio del calcio colombiano fine anni Ottanta, stretta a doppio filo alle mani improbabili di Pablo Escobar, quel Pablo Escobar, è battuto e torna a casa. Non ci meravigliamo se, come anche lui conferma, questo frame rimane il momento più altro della sua carriera. Roba da raccontare ai nipoti. E ai propri futuri eredi, Evani potrà e dovrà raccontare tutta la sua carriera con il Diavolo sul petto, costellata di successi e di bel calcio che fu. Plasmato dalle sapienti mani di Arrigo Sacchi, che ne fece un esterno sinistro di assoluta affidabilità, portandolo a giocare davanti a Paolo Maldini, Evani divenne uno degli elementi più utili e preziosi al calcio del Maestro di Fusignano. Ora, una vita dopo, Chicco Evani, è passato dall’altra parte della barricata; adesso è lui che plasma e tutti gli altri in circolo ad ascoltare. Siamo convinti che ciò sia un bene: allenare l’Under 20 è un giusto riconoscimento e un’assegnazione di responsabilità niente male; come dire: questi sono i nostri giovani, tu trovaci i campioni. Una sfida di quelle che piacciono a Evani, statene certi. La redazione de Lalaziosiamonoi.it in esclusiva lo ha raggiunto telefonicamente per un commento al prossimo incontro Milan-Lazio, prima tappa del lungo campionato che attende i romani. Ecco le sue parole.

Mister, domenica la Lazio farà visita al nuovo Milan di Pippo Inzaghi. In realtà, Balotelli è andato via, tra lo stupore generale, in entrata si fa un nome al giorno (Torres e Borini, gli ultimi in ordine di tempo, ndr), i tifosi si sentono spiazzati. Che fine ha fatto il Milan di un tempo, tutto certezze e colpi ad hoc? Che cos’è, ad oggi, la squadra rossonera?

“È una squadra incompleta. C’è ancora da fare per puntellare una rosa che ha ancora delle necessità. Con la partenza di Balotelli e l’ incasso che se ne ricava, credo sia doveroso, per la piazza e per la tradizione del club, piazzare un colpo che risollevi anche il morale di una tifoseria dubbiosa. Non so se riusciranno ad assestarlo per la prima di campionato, ma ritengo che vadano centrati uno o più obiettivi. In particolare, sono convinto che al Milan, dopo anni di parametri zero e acquisti poco azzeccati, sia giunta l’ora degli acquisti funzionali al progetto e alle richieste dell’allenatore, più che quella del nome eccellente”.

Che opinione, invece, s’è fatto della squadra di Pioli, attesa forse dall’avversario peggiore per inaugurare il campionato?

“Mi sento di poter dire che la Lazio ha operato bene sul mercato, centrando acquisti di giovani calciatori che possono rappresentare un sicuro investimento per la società biancoceleste. Con la sua presenza sul mercato ha completato, secondo me, una rosa in realtà già valida. Sono convinto che l’azione della società sia stata di livello, perché intervenire sul mercato non equivale sempre a rafforzare il proprio club, anzi. Spesso ci si perde dietro a nomi di grido o di moda che poi, alla prova dei fatti, si rivelano inappropriati al nostro calcio. Tare e Lotito, invece, hanno agito oculatamente e in accordo col tecnico. Alla fine, però, il giudizio finale spetta sempre e soltanto al campo: sarà lui a dirci che Lazio sarà”.

Venendo al campo: in quello che è stato il suo reparto, il centrocampo, la Lazio di questa stagione appare ben coperta e con adeguata concorrenza. Con le prime uscite stagionali, però, ha ripreso vigore uno dei dibattiti più in voga la scorsa stagione: possono coesistere Biglia e Ledesma, oppure uno esclude l’altro?

“Premettendo che conosco di più Ledesma, perché gioca da più tempo qui da noi, credo che la Lazio e Pioli in primis, non possano che giovarsi della presenza contemporanea dei due registi. Ritengo il tecnico biancazzurro ben preparato per capire quale potrà essere quello che dei due centrocampisti potrà garantirgli più sicurezze, più copertura davanti alla difesa (e in questo vedo leggermente favorito Ledesma), più rapidità nelle ripartenze da reparto a reparto. Infine, anche se solo su due fronti, ritengo comunque che la stagione della Lazio sarà dura e impegnativa: la qualità e la quantità della rosa non potranno che rappresentare una ricchezza per Pioli”.

La Lazio e la sua “meglio gioventù”. Cataldi, Crecco, e altri ancora: potranno i romani, a breve, fidarsi dei propri talenti e lanciarli anche in prima squadra, come fanno con convinzione moltissime squadre a livello europeo?

“Senza ombra di dubbio, credo che la politica attuata dalla Lazio con i suoi giovani sia da seguire e da apprezzare. Guardate il caso di Cataldi: mandato a fare esperienza in una piazza importante ed esigente come Crotone, punta di diamante dell’attuale calcio calabrese, si è ritagliato uno spazio importante nella stagione dei rossoblù, ha racimolato consensi su consensi, è tornato alla base, rappresentando una delle prime alternative nello scacchiere del centrocampo di Pioli. Io l’ho avuto in Nazionale (Under 20, ndr): è un bravissimo ragazzo, dotato di vero talento e di voglia di fare. Spero che anche Crecco, al primo anno lontano dalla Primavera, possa seguirne le orme. Per la Lazio sarebbe un nuovo indiscutibile successo”.

Infine, una curiosità. C’era ancora in piedi il Muro di Berlino quando la Lazio sbancò per l’ultima volta San Siro a tinte rossonere. Era il 3 settembre 1989, e una rocambolesca autorete di Maldini regalò alla squadra di Materazzi due punti insperati. Lei entrò al primo del secondo tempo in sostituzione di uno spento Colombo; se la ricorda, quella partita di quasi venticinque anni fa?

“No, ora che ci penso, no (ride divertito, ndr). E le assicuro che non è per il fatto di aver perso, ma perché è passato davvero tanto tempo. Scommetto, invece, che a Roma se la ricordino davvero bene”.