ESCLUSIVA - Claudio Donatelli, l’uomo che ha fatto correre la Lazio: “Inzaghi grande tecnico. E che paura Stam…”

Pubblicato il 09/11 alle 19:00
10.11.2017 06:40 di  Francesco Bizzarri  Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Claudio Donatelli, l’uomo che ha fatto correre la Lazio: “Inzaghi grande tecnico. E che paura Stam…”

Per giocare a calcio servono due cose principalmente: il pallone, ovvio, e saper correre. Ecco perché la figura del preparatore atletico, in uno staff, è fondamentale. Bisogna sudare per ottenere dei grandi risultati. La Lazio ha sempre corso: ne sa qualcosa Claudio Donatelli, ex preparatore biancoceleste, a Formello dal 1998 al 2004 tra giovanili e prima squadra. Con Mancini allenatore la soddisfazione più grande: alzare al cielo la Coppa Italia del 2004. Tanti giocatori sono passati sotto le sue ‘ripetute’. Poi tanta esperienza in giro per l’Italia e per il mondo: Ternana, PAOK Salonicco, Atletico Roma, Reggina, Swindon Town, Sunderland con Paolo Di Canio, Italia Under 18 e Qatar Sports Club di Doha. Stop agli allenamenti, prendiamo fiato: c’è tempo per un’intervista ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it.

La Lazio vista fin qui è una sorpresa?

“Sorprende e non sorprende. Non mi aspettavo subito dei risultati così buoni anche per via dei vari impegni settimanali, che portano via tante energie fisiche e mentali. Questo dimostra una grande maturità sia da parte della squadra che del gruppo dirigenziale. Un grande complimento va a chi ha costruito il tutto e chi lo gestisce”

La Lazio è una delle squadre che corre di più in Serie A. Funziona la formula: si vince correndo di più?

“Dalle ultime ricerche questo è provato in tutti i campionati europei. Chi corre di più alla fine vince. Anche quelle squadre che fanno tanto possesso palla faticano molto. Non è assolutamente vero che facendo ‘girare’ il pallone non si corre. Per fare quel tipo di calcio serve tanta preparazione fisica. La Lazio sta esprimendo un buon gioco ed è frutto di un grandissimo lavoro settimanale. La condizione atletica è ottima. Lo staff è nato tempo fa, viene dall’ISEF degli anni ’90, ha fatto esperienza nel settore giovanile biancoceleste. Che è da sempre uno dei migliori in Italia. Sia per qualità di chi ci lavora, sia per i giocatori che escono da lì”

Chi la impressiona dal punto di vista fisico in questa Lazio?

“I nomi sono i soliti: Parolo, Immobile, Milinkovic. Ma alla fine è tutta la squadra a stare veramente bene. Hanno il desiderio di attaccare sempre e di recuperare palla. Funziona l’insieme, non il singolo. Sono sicuro che la Lazio farà bene fino alla fine del campionato”

Con tre impegni stagionali, come vanno gestite le energie?

“Il campionato italiano ti fa recuperare. Le pause servono. Ma conta la preparazione: se in estate si è fatta bene i cali non accadono. Penso che la Lazio non avrà grandi problemi. Il rischio, ovvio, è verso febbraio - marzo”

Il suo passato alla Lazio di Mancini?

“Ho collaborato con Roberto Mancini nella stagione 2003-2004. Ho conosciuto una persona meravigliosa. Roberto era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Vedeva i video delle squadre avversarie, studiava i calci piazzati, un innovatore per quel tempo. In campo stava molto vicino ai suoi ragazzi. In quella stagione c’erano molti suoi ex compagni. La gestione era particolare e anche divertente da vedere. Non c’era il classico rapporto allenatore-calciatore. Si è arrivati a far bene anche per questo: il feeling era ottimo”

Quanto faceva paura uno come Jaap Stam?

“Vi racconto un aneddoto. Stam arrivò in ritiro dalle vacanze in ritardo. La squadra aveva già fatto due giorni di lavoro atletico con delle ripetute. Il gruppo poi partì per il ritiro di Vigo di Fassa, io rimasi a Roma ad aspettarlo. Facemmo due giorni di sola corsa insieme, io e lui, a girare intorno a Formello. Non ci conoscevamo. Al primo impatto era impassibile: mai un sorriso, niente. Solo una montagna di muscoli. Mi ha tirato il collo correndo: non diceva mai basta, mi ha massacrato, non si stancava mai. Dopo abbiamo raggiunto il resto della squadra. Era una persona eccezionale, un grande professionista, uno tosto”

Com’è stato collaborare con Paolo Di Canio al Sunderland? Un giorno lo vede sulla panchina della Lazio?

“Paolo Di Canio è una persona onesta, senza filtri. Come era in campo da giocatore, lo vediamo in panchina così come in televisione. Una figura lineare, quello che si vede è lui. Sai sempre cosa pensa, non si nasconde. Nel rapporto quotidiano è una buona cosa. Lui a Formello? È un grande tecnico, lavora benissimo in campo, è preparatissimo. Alla Lazio non so come potrebbe stare. È una figura manageriale importante, lo vedrei bene da qualche altra squadra, in cui viene caricato di più responsabilità e facoltà di scegliere”

Simone Inzaghi lei lo ha visto da calciatore. Se lo aspettava un allenatore così bravo?

“Sinceramente no. Da come si allenava proprio no. Non era un amante dell’allenamento. Ora però, osservandolo, ascoltandolo, ammetto di aver sbagliato l’analisi. Per essere allenatori bisogna essere intelligenti, furbi. Lo ripenso come era in campo: scaltro, che sapeva approfittare di alcune situazioni. Così è in panchina. Sa adattare benissimo la Lazio in base all’avversaria che ha davanti, sa leggere i punti deboli, e sa modificare la formazione a partita in corso. Proprio quello che deve saper fare un buon tecnico”.