ESCLUSIVA Radiosei - Leonardi: "I contratti dei minorenni vanno allungati. Keita? La Lazio è in ritardo"

Pubblicato ieri alle 21.20
23.06.2017 07:35 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Federico Marchetti - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA Radiosei - Leonardi: "I contratti dei minorenni vanno allungati. Keita? La Lazio è in ritardo"

Ai microfoni di Radiosei è intervenuto Pietro Leonardi, ex direttore generale del Parma attualmente squalificato per cinque anni dal Tribunale Federale Nazionale della FIGC proprio in seguito al fallimento della società crociata. Leonardi, veterano del calciomercato italiano, si è espresso in merito a diversi argomenti riguardanti la Lazio e non solo: "Investimenti dall’estero in Serie A? Da qualche anno era un po’ scemata la qualità del campionato, i grandi campioni ormai sono altrove. Questo può far bene al sistema, mi auguro che porti più competitività perché è troppo tempo che la Juventus vince campionati con grande facilità. Penso sia positivo. I procuratori? Cominciano ad arrivare in Italia procuratori importanti perché ci sono affari di più alto livello, fino a pochi anni fa non ce n’erano. Il problema è che c’è scarsa attenzione alla tutela delle società e alla durata dei contratti, quando un ragazzo giovane non può firmare contratti di più di tre anni è chiaro che si mettano in moto meccanismi “perversi”. Donnarumma rientra in questo discorso, è una situazione paradossale. I contratti dei minorenni vanno allungati perché permettono alle società di mantenere il patrimonio rappresentato dal giocatore: fare 5 anni di contratto al trentenne non ha senso, al sedicenne sì. Avete in casa l’esempio di Keita. Biglia invece è un discorso a parte perché ha più di trent’anni, c’è una situazione contrattuale diversa".

QUI LAZIO - "Una soluzione alla questione Keita? Da spettatore ho letto le dichiarazioni di Calenda e Tare, secondo me la società è in ritardo. Il discorso ora è complicato, se credi nel giocatore devi anticipare i tempi, altrimenti sei costretto a sottostare alle volontà sue e del suo procuratore. Se il mercato della Lazio si sta complicando? Mi è capitato da direttore dell’Udinese di arrivare in Champions League, quando fai stagioni importanti è inevitabile vendere se ci si trova in una società che fa di questo una base prioritaria. La Lazio ha fatto una stagione difficilmente immaginabile ad inizio anno, alla fine ha avuto anche qualche rimpianto ma comunque si è fatta notare, e con lei i suoi calciatori. Questo favorisce attenzione verso i giocatori, lo scorso anno non c’era tutto questo caos intorno alla Lazio. Parlare di attaccamento alla maglia conta poco, quando altri club offrono di più c’è poco da fare. Non bisogna tenere giocatori che hanno la volontà di partire, si devono trovare sostituti all’altezza e andare avanti altrimenti si comincia male la stagione successiva. Noi in Champions facemmo una forzatura mantenendo la squadra così com’era per dieci undicesimi e ci salvammo a tre partite dalla fine del campionato, l’anno successivo invece abbiamo venduto molto e siamo ripartiti e tornati in Europa League. Quando si fanno stagioni importanti bisogna prevenire perché poi curare è impossibile. Tare in questi anni ha fatto arrivare giocatori sconosciuti che ora sono ottimi calciatori, ha fatto sempre bene".

IL PARMA E LA SQUALIFICA - "Sto pensando di scrivere un libro per raccontare il mio punto di vista. Quando sei in auge tutti ti si avvicinano e se ne approfittano, poi ho dovuto pagare per una situazione che ancora non ho capito e sono tutti spariti. Non so quale sia l’antisportività che ha creato una pena così grave, in 25 anni di carriera ho prodotto per tante società tantissime plusvalenze. Adesso invece per tutti sono l’artefice del fallimento del Parma, dopo che in sei anni ho portato quasi 200 milioni di plusvalenze nelle casse della società. Da una parte la magistratura di Bologna mi ha scagionato, dall’altra la FIGC mi condanna. Dovunque io sia stato ho pagato il fatto di essere romano, sembrerà vittimismo ma è vero: da romano arrivare a certi livelli crea astio da parte degli altri, pensano tutti che siamo furbi e arroganti. Io parlo romano e mi danno dell’ignorante, se invece qualcuno parla napoletano è simpatico, se parla milanese è una persona a modo. Secondo me non vedevano l’ora di trovare la soluzione per farmi fuori. Mi metterò da parte con grande rammarico, mi piange il cuore perché la mia carriera è la mia vita. Voglio raccontare quello che mi è successo in questi 25 anni, la mia storia. Lo sto impostando con calma, non voglio dimenticare nessuno”.