FOCUS - Jordan, nel nome di Michael con il 23 sulle spalle: cross perfetti e poca difesa, ecco Lukaku Jr.

Pubblicato il 22/07 alle 02.22
22.07.2016 07:32 di  Eva Lico   vedi letture
Fonte: Eva Lico-Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Jordan, nel nome di Michael con il 23 sulle spalle: cross perfetti e poca difesa, ecco Lukaku Jr.

Si chiama Jordan, perché nel 1994, quando lui veniva alla luce ad Anversa, dall'altra parte dell'Atlantico c'era un certo Michael Jordan che dominava il mondo con la sua lingua sempre di fuori e faceva dei Chicago Bulls la squadra più tifata al mondo. Tra i fans dei Bulls e di Micheal c'era anche Roger Lukaku, professione calciatore, anche nazionale dello Zaire e una lunga carriera spesa tra Belgio e Turchia, chiusa con la maglia dell'Oostende, guarda caso il club dal quale Jordan è stato prelevato dalla Lazio per farne il suo primo acquisto estivo. Jordan, come Micheal, sulle spalle si mette il numero 23, che nella Lazio è occupato da Onazi e chissà se Eddy sarà così gentile da cederglielo. Si vedrà. Lukaku sbarca a Roma e in Italia. Nel Belpaese arriva con tre anni di ritardo: nel nel 2013 il Milan lo aveva praticamente preso dopo averlo ammirato in un torneo di Viareggio giocato a livelli stratosferici con la maglia dell'Anderlecht, ma all'ultimo arrivò lo stop della mamma che considerava Jordan ancora troppo giovane per provare un'esperienza all'estero. Jordan alla mamma deve tutto, non manca mai di ricordarlo, così come il fratello Romelu. Anche perché la figura paterna per i fratelli Lukaku è abbastanza controversa: Roger sparì per anni e nei mesi scorsi è finito addirittura in carcere (per qualche giorno) dopo le accuse di molestie mosse da una sua ex compagna. 

W LA MAMMA - La colonna di casa è sempre stata la mamma, quella che si oppose al trasferimento in rossonero di Jordan e invece promosse quello all'Everton di Romelu. Opposti e legatissimi i due fratelli: uno (Romelu) religioso e pacato, l'altro (Jordan) esuberante ed estroverso. Si vogliono bene, si supportano, ma vivono su piani diversi. A Liverpool giurano che Romelu sia un professionista esemplare, il primo ad arrivare al campo e l'ultimo ad andarsene e che porti sempre con sé la Bibbia per arricchire la sua Fede. Jordan, invece, ai tempi delle giovanili dell'Anderlecht rese inagibile l'appartamento che gli era stato assegnato, tanto che il club arrivò a chiedergli 17000 euro di danni, visto che il soffitto era completamente annerito: "Cucino spesso, mi piace", la giustificazione di Jordan che non fece breccia nei cuori dei dirigenti biancomalva. Eppure i fratelli Lukaku sono una cosa sola, cresciuti nel quartiere di Molenbeek (oggi tristemente noto per essere il covo dei terroristi che si resero protagonisti degli attentati di Parigi e Bruxelles) a pane e calcio. Uno attaccante, l'altro terzino. Si vogliono bene, Romelu dopo i gol all'Irlanda nella seconda giornata di Euro 2016 corse in lacrime verso il fratello: "Ripensavo a tutti i nostri sacrifici e a quelli di nostra madre", confessò a fine partita. 

DIAMANTE GREZZO - Tre mesi prima, era il 29 marzo, in un'amichevole tra Belgio e Portogallo Romelu segna su assist perfetto di Jordan: è il sogno bambino di entrambi che si realizza. Un colpo di testa preciso su assist perfetto: il copione chissà quante volte ripetuto sui campi di periferia di Bruxelles. Ecco, quello che non si può rimproverare a Jordan è la fase offensiva: il piccolo Lukaku è un'ala prestata alla difesa, attacca con costanza, si sovrappone senza sosta e sa crossare con precisione, il suo sinistro è piuttosto educato. Ha fisico e progressione, quando parte sulla fascia ha passo da centometrista. Manca la fase difensiva, è un aspetto sul quale Simone Inzaghi dovrà lavorare con pazienza. "Jordan ha fatto una buona partita, ma commette errori che contro avversari del livello dell'Italia pagheremmo caro", confidava Marc Wilmots (ormai ex ct del Belgio) al termine dell'amichevole pre Europeo contro la Norvegia. La partita con gli Azzurri è finita come sappiamo e Lukaku rimase in panchina per tutti i novanta minuti. Eppure c'è della verità in quelle parole di Wilmots: Jordan è un diamante grezzo, un ragazzo che tatticamente ha limiti evidenti, limiti che si sono palesati nella sfida contro il Galles nella quale fu surclassato dagli avversari. Errori evidenti, grossolani, indotti anche da un impianto tattico, quello del Belgio, assolutamente rivedibile. Lukaku deve crescere, lo farà all'ombra di Radu e dietro la supervisione dello staff tecnico, ma a oggi è a tutti gli effetti una scommessa. Affascinante, perché il talento è evidente; ma pure rischiosa, perché i difetti lo sono altrettanto.