Gabriele Paparelli: "Oggi è un giorno triste, ma sto ricevendo tanto affetto dal popolo laziale"

28.10.2017 10:50 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Gabriele Paparelli: "Oggi è un giorno triste, ma sto ricevendo tanto affetto dal popolo laziale"

Perseverare nel ricordo, anche e soprattutto oggi, che a separare questa giornata da quel tragico 28 ottobre del 1979 ci sono ben 38 anni. Il ricordo riempie il vuoto dell'assenza, perchè spesso una consapevolezza può essere più confortante di mille parole. E la consapevolezza è che in questo sabato in tanti rivolgeranno un pensiero a Vincenzo Paparelli e alla sua famiglia. La speranza di Gabriele Paparelli, che 38 anni fa disse addio a suo padre, è che il ricordo prevalga su tutto. Ecco le sue parole ai microfoni di Radio Incontro Olympia: "Oggi è indubbiamente un giorno triste. Allo stesso tempo è bello sentire tutto l'affetto del popolo laziale che mi viene trasmesso. Rimango sempre stupito, è qualcosa di incredibile. Sicuramente non c'è mai stata tanta attenzione da parte dell'opinione pubblica, tantomeno così forte come in questi giorni. Il popolo laziale invece, ogni volta, è stato presente, anche con tantissime telefonate. Purtroppo c'è sempre quella parte brutta che ha accompagnato la mia vita per 38 anni con striscioni e cori da condannare, ma che evidentemente non hanno dato scandalo come successo per quattro adesivi che condanno fermamente. Una reazione però troppo forte. Non credo che ci siano morti di Serie A e di Serie B. Quando s'insultano i morti, vale per tutti. Non riesco a capire questo clamore adesso, e per 38 anni invece è passato tutto in sordine come fosse lecito".

UN RICORDO DA TUTELARE -  "Non c'era assolutamente sensibilità mediatica nei confronti di mio padre. Non è una cosa che dico io. Non ho visto articoli. Io uscivo la notte a cancellare le scritte perché ogni volta per mia madre era doloroso. Si chiudeva in casa. Non ci sono riuscito benissimo perché c'è stato un periodo in cui erano ovunque. Io volevo condannare tutti questi gesti. Le scritte sui muri su Gabriele Sandri, su Ciro, su Superga. I morti non s'insultano, questo deve essere il principio. Io purtroppo ho rivisto tutto. È inevitabile. Fu anche una mia curiosità. Immagino la rabbia che c'era. Da una parte forse è stato giusto così, continuare a giocare. Altrimenti diventava una guerra".