GARBAGE TIME - Cesar Pellegrin, dallo Scudetto fantasma con la Juve alla squadra di Babbo Natale

22.11.2014 14:36 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME - Cesar Pellegrin, dallo Scudetto fantasma con la Juve alla squadra di Babbo Natale

"Ho giocato 15 partite di campionato, più la Coppa Italia e la Champions League. Ricordo che debuttai contro la Lazio e fu una sensazione molto strana, ma in effetti avevo solo 18 anni". Questo è il ricordo commosso di Cesar Eduardo Pellegrin, ex terzino fluidificante della Juventus della seconda metà degli anni '90. Sfogliando però gli almanacchi il casellario delle presenze segna lo zero assoluto e sfidiamo i tifosi bianconeri a ricordarsi di questo giovane esterno uruguayano arrivato a braccetto con Zalayeta. Tra zero e quindici c'è di mezzo il mare. Ma lui rincara la dose: "Se hanno detto che non ho giocato con la Juventus è stato un malinteso". Guai a parlare di mistificazione della realtà post traumatica.

DOPPIO COLPO - Cesar Pellegrin cresce calcisticamente nel Danubio di Montevideo e già a 16 anni entra nel giro della prima squadra. I tifosi lo ribattezzano "El Churrasco infernal" (una sorta di carne bollente alla brace, ndr) è una delle stelline di una generazione uruguaiana ricca di talento: da Pablo Garcia a Gustavo Munua (visto lo scorso anno a Firenze), da Nicolas Oliveira al suo compagno al Danubio Marcelo Zalayeta. Nel 1997 proprio El Panteron e Pellegrin vengono notati da una delegazioni di osservatori della Juventus guidata dal grande Omar Sivori al Mondiale Under 20. Pellegrin partecipa anche alla Confederations Cup con la Nazionale A, a novembre il dg bianconero Luciano Moggi annuncia il doppio acquisto del terzino e di Zalayeta per una cifra di poco inferiore ai 10 miliardi di lire. Un investimento per il futuro per due tra i giovani più interessanti dell'intero panorama sudamericano.

IL CASATO DI CASAL - L'operazione è gestita dal noto Paco Casal, uno dei gli agenti più potenti al mondo ed amante dei trasferimenti multipli, che aveva già portato a Torino Paolo Montero e Daniel Fonseca. Pellegrin firma un quinquennale a cifre sostanziose da comunitario, sfruttando una fantasiosa parentela con nonna vicentina mai conosciuta. "Non sono venuti a rafforzare la squadra - ammette Moggi alla stampa - ma semmai il progetto del suo futuro. Escludiamo di cederli in prestito per fare esperienza: vogliamo che restino tra noi per maturare. Saranno a nostra disposizione da gennaio". L'idolo di Pellegrin, neanche a dirlo, è il suo connazionale ed asso della squadra di Lippi Paolo Montero. I due si allenano immediatamente con i 'grandi', ma il primo obiettivo è il Torneo di Viareggio con la Primavera in febbraio. Fonseca intanto assicura: "Faranno grandi cose".

NON PERVENUTO - Mentre Zalayeta riesce a ritagliarsi un discreto spazio in prima squadra, trovando anche il primo gol in A, di Pellegrin si perdono le tracce. Lippi lo prende da parte e gli assicura che avrà il suo spazio. Viene convocato per un paio di partite in campionato, senza mai giocare, e partecipa anche alla spedizione dei 20 per la finale di Champions League ad Amsterdam, salvo poi essere tagliato nella compilazione dei convocati per la gara. A fine stagione festeggia la vittoria dello Scudetto, nonostante il contributo nullo. L'anno dopo passa in prestito alla Ternana in B, collezionando una manciata di presenze. Nonostante ciò viene convocato per il Mondiale Under 20 del 1999 e diventa il giocatore con più presenze in questa rassegna superando il record del fuoriclasse portoghese Joao Pinto.

DALLA LAPPONIA ALL'IRAN - La sua parabola tuttavia è in caduta libera. Il contratto biennale con la scuderia di Casal è scaduto e la Juventus, per strano caso della sorte, si sbarazza di lui senza troppi convenevoli. "Quando sono andato via, ho saputo come sono andate realmente le cose. Uno dei membri del gruppo Casal in una riunione mi disse che la Juventus stava scommettendo su alcuni giovani, che avrei rappresentato il futuro ma non sarei andato lì per giocare". Pellegrin si rimbocca le maniche e riparte dal Nacional, poi il ritorno al Danubio, il Central Espanol, il Dep. Maldonado. E' fuori forma, moralmente abbattuto. Nel 2005 un amico calciatore gli consiglia l'avventura in Finlandia. Firma con il Rovaniemen Palloseura, la squadra della pittoresca Rovaniemi. Capitale della Lapponia. Nel gelo del villaggio di Babbo Natale non supera le 5 presenze. Altro giro, altra corsa. Dopo una comparsata in patria con El Tanque Sisley si accasa all'Herediano in Costa Rica. Tempo d'impiego: 50 minuti. L'ultima avventura in Iran, con la maglia del Rah Ahan Teheran per quello che definirà uno 'shock culturale'. Nel 2009, a 30 anni, appende gli scarpini al chiodo, mentre il suo amico Zalayeta ancora esulta in A con la maglia del Napoli. Oggi Pellegrin vende automobili a Montevideo. Vive felicemente con la sua famiglia, non gli manca nulla. Ma guai a contraddirlo: non c'è almanacco che tenga, lui, quello Scudetto, l'ha vinto al fianco di Del Piero e Zidane.

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