Inchiesta Cerroni, "Lotito parlò al ristorante dell'arresto"

05.06.2014 09:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Inchiesta Cerroni, "Lotito parlò al ristorante dell'arresto"
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© foto di Federico De Luca

L’inchiesta su Manlio Cerroni (il ‘re dei rifiuti romani’) sembra esser diventata oggetto di discussione anche per il presidente biancoceleste Claudio Lotito. Ecco cosa riporta stamattina il Messaggero:  "L’inchiesta su Manlio Cerroni era diventata il piatto forte persino tra i selezionatissimi tavoli del ristorante Assunta Madre. A discettare sull’argomento, ben prima che scattassero gli arresti, era il patron della Lazio Claudio Lotito. Certo, fin dallo scorso 12 novembre, che la Procura capitolina avesse recentemente sollecitato l’arresto dell’imprenditore. Ma anche convinto del fatto che tra le stanze del tribunale ci fosse chi era interessato a bloccare l’indagine. Nelle scorse settimane, il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di aprire un fascicolo dedicato alle intercettazioni che avrebbero riguardato il comportamento dei magistrati della procura di Roma, captate tra i tavoli del ristorante a due passi dalla Direzione nazionale antimafia e su cui ad aprile si erano interrogati diversi giornali, in particolare Panorama". L'articolo prosegue: "Dalla lettura della relazione arrivata da Piazzale Clodio, si scopre che la sera del 12 novembre, il patron della Lazio Claudio Lotito aveva invitato al proprio tavolo diversi commensali. E il brogliaccio raccolto dalla Squadra mobile spiega: «I commensali parlano del caso Cerroni, Lotito dice che la Procura di Roma ha fatto pressioni sul gip per accellerare gli arresti – si legge nel testo – i commensali (non identificati ndr) dicono che altri magistrati si sono mossi in senso opposto. Lotito dice di sapere anche questo»". E ancora: "Il particolare è interessante perché contiene una strana coincidenza. Non solo Lotito sembra sapere degli arresti chiesti dalla procura il 21 marzo del 2013 (notizia che però almeno informalmente circolava da tempo), ma per di più afferma di essere a conoscenza di «pressioni» recenti. E, anche se ovviamente la procura non ha fatto nessun atto di pressione particolare, tant’è che l’ordinanza è arrivata quasi un anno dopo la richiesta, è vero però che pochi giorni prima di quella cena, il 18 ottobre, il pm Alberto Galanti, assieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone, aveva firmato una integrazione alla richiesta di custodia cautelare. Una terza integrazione sarà inviata il 16 dicembre, con ulteriori e più recenti intercettazioni, fino alla decisione del gip Massimo Battistini arrivata il 9 gennaio scorso. Le cimici, accese nell’ambito di un’inchiesta sul padrone del locale Jhonny Micalusi, sono le stesse che alcuni giorni prima avevano captato anche le conversazioni di Alberto Dell’Utri, mentre parlava della fuga del fratello in Libano. In quel caso gli atti sono stati mandati per competenza a Palermo".