Lotito ad Amatrice: "La gente ha perso tutto, bisogna aiutarli per dargli la certezza di un futuro"

19.10.2016 14:05 di  Daniele Rocca  Twitter:    vedi letture
Fonte: dal nostro inviato Carlo Roscito-Lalaziosiamonoi.it
Lotito ad Amatrice: "La gente ha perso tutto, bisogna aiutarli per dargli la certezza di un futuro"
© foto di Lalaziosiamonoi.it

La Lazio fa visita ad Amatrice. Presente anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito che, ai microfoni dei cronisti presenti, ha dichiarato: "C’è grande commozione. Qui conosco delle persone con cui ho condiviso l’adolescenza. Stiamo parlando di gente che perso tutto, gli è rimasta solo l’identità. Noi dobbiamo stargli vicino, non solo per l’aspetto materiale. Bisogna sostenerli per dargli la certezza di un futuro. Quello che conta è l’aspetto psicologico, io ancora ne soffro dal punto di vista interiore. Perché ho visto intere famiglie sparire. Sentire i nomi delle persone morte, che per la maggior parte conoscevo, mi ha fatto provare grande dolore". Una causa sentita immediatamente, che ha impegnato Lotito in prima linea: "Ho cercato da subito di coinvolgere il mondo dello sport di mia competenza, il calcio, attraverso la Lega e la Federazione, non solo per quanto riguarda un aiuto materiale. Il calcio ha un forte potere mediatico e la capacità di coinvolgere persone da un punto di vista empatico. E' un sostegno importante avere la certezza di incontrare una vita normale: vedere la tua squadra del cuore, seguire gli avvenimenti che danno forza alle persone abbattute dal punto di vista morale, materiale. Dà una spinta in più per avere fiducia nel futuro. Magari oggi non è facile avercene, ma attraverso il supporto che noi vogliamo dare, che tutti stanno dando, significa richiamare l'attenzione su questi problemi e mettere in condizione di avere la certezza che nessuno rimanga solo, di preservare la propria identità"Proprio il rischio che la popolazione di Amatrice perda la propria identità è una questione su cui lo stesso sindaco Pirozzi ha richiamato l'attenzione: "In questo comune ci sono 69 frazioni, alcune frazioni hanno pochissimi abitanti. In questo contesto, nessuno di questi abitanti vuole sradicarsi, rappresenta la storia della sua famiglia, la propria identità. Il sindaco si è battuto non solo per dare loro una casa, ma per dargliela nel posto dove stavano. Nel momento in cui una popolazione perde la propria identità, al di là degli aspetti materiali che possono essere sostituiti, è come quando una persona anziana viene messa in un ospizio: perde il calore e l'affetto della famiglia. Dobbiamo supportare questi momenti, far capire che noi ci siamo e che loro rappresentano un punto di riferimento". Il presidente ha poi indossato la felpa di Amatrice regalatagli dal sindaco e con in testa il caschetto si è addentrato nella zona rossa del paese. Al suo ritorno ha raccontato la commozione e i ricordi evocatigli: "È un dolore grande e una sensazione di impotenza. Ripercorrendo il tragitto di Corso Umberto ho ricordato una per una tutte le persone che conoscevo. Trascorrevo in media due mesi e mezzo l'anno qui, ero parte di questo paese. Ci ho trascorso tutta la mia adolescenza, conoscevo tanta gente che ora non c'è più. Ho dei ricordi bellissimi, ogni luogo rappresenta un momento piacevole della mia vita. Oggi vedere questa situazione drammatica fa male. C'era un clima familiare, in uno di questi portoni abitava mio nonno. Ero conosciuto come il nipote di Enrichetto, poi in questa Chiesa ho passato tante mattine a fare il chierichetto. È una situazione drammatica, non esistono parole. Eppure questo è un comune che ha sopravvissuto a invasioni e a tanti terremoti".

Il presidente biancoceleste ha commentato l'iniziativa anche ai microfoni di Lazio Style Radio: "Vorremo portare un sorriso, una certezza per il futuro. Il nostro è un supporto psicologico reso possibile dal potere mediatico del calcio. Bisogna sostenere la popolazione, il loro futuro dev’essere all’insegna del miglioramento delle condizioni di vita e al mantenimento della loro storia e identità. Non si può cancellare il passato. Dobbiamo fare in modo che le popolazioni coinvolte sentano l’affetto delle persone. Fino a quando non verrà ricostruita l’intera comunità, bisogna garantire che non si abbassi mai la guardia. Ho passato qui la mia infanzia e adolescenza. Conosco ogni casa, ogni persona, anche quelle che non ci sono più”.