Manzini, una festa di ricordi: "Ho vinto uno Scudetto in bianco e nero e uno a colori! Il mio sogno? La Champions"

25.11.2014 16:15 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Claudio Cianci-Lalaziosiamonoi.it
Manzini, una festa di ricordi: "Ho vinto uno Scudetto in bianco e nero e uno a colori! Il mio sogno? La Champions"
© foto di Valeria Bittarelli

Dall'albergo di Lugano, quando per la sua fede calcistica è arrivato nella località svizzera per salutare i giocatori della Biancoceleste, ad oggi, ne ha fatta di strada, Maurizio Manzini. Da brillante dirigente d’azienda a team manager della sua squadra del cuore. Il suo percorso è intrinsecamente legato a quello della Lazio, con cui ha condiviso gioie e dolori. Lo scudetto del '74, la 'Banda dei meno 9', le grandi notti europee e adesso 'l’era Lotito’. In occasione del suo settantaquattresimo compleanno, la redazione de ‘I Laziali Sono Qua’, lo ha contattato per ripercorrere le tappe più importanti della sua carriera in biancoceleste.

Benvenuto Maurizio e innanzitutto tanti, tanti auguri!

"Grazie, anche se ho raggiunto un'età che, più che gli auguri, dovrei ricevere le congratulazioni (ride, ndr)".

Dal 1971 ad oggi è sempre stato al fianco della Lazio. Qual è il momento più bello che ha vissuto?

"Devo dire che sono molto legato a tutte le vittorie che abbiamo conseguito. Sia ai due Scudetti che alle Coppe Europee. Io dico spesso questa frase: 'Ho vissuto e vinto uno Scudetto in bianco e nero e uno a colori'.

43 anni di Lazio non sono pochi. Quali sono i personaggi che porta nel suo cuore?

"Ne ho conosciuto tanti e non vorrei fare torto a nessuno, ma ne cito due: Eugenio Fascetti e Dino Zoff. Con Fascetti abbiamo vissuto forse il momento più drammatico ed esaltante al tempo stesso. Zoff semplicemente perchè è Zoff, un mito del calcio internazionale".

Avendo vissuto da vicino tantissimi grandi calciatori, ci dice qual è quello per cui nutriva un debole particolare?

"Paul Gascoigne. Nel bene e nel male. Paul è un ragazzo di una generosità disarmante, non è stato mai attaccato al denaro e ogni volta che ha potuto ha sempre aiutato tanta gente. Non si sanno molte cose sul suo conto, perché non voleva pubblicità, ma posso garantirvi che non ho mai conosciuto nessuno come Gazza. Nonostante i suoi difetti, non posso che parlarne bene".

Maurizio si vive di sogni e penso che lei ne abbia realizzati tanti nella sua vita. C'è un sogno che non ha ancora realizzato e che si vorrebbe regalare?

"Mi piacerebbe vedere una Coppa dalle grandi orecchie (una Champions League, ndr) con sopra inciso il nome della Lazio. Quello è il mio sogno più grande. Obiettivamente non so se riuscirò mai a vedere una cosa del genere, ma visto che sognare non costa nulla, io continuerò a farlo...".

Il team manager biancoceleste è intervenuto anche ai microfoni di Lazio Style Radio 89.3 per raccontare alcuni aneddoti della sua carriera.

Ennesimo compleanno alla Lazio a suon di pizzette e panini. Festeggiamo ancora insieme nonostante la delusione di questi giorni, tanti auguri dal mondo biancoceleste e non solo, anche altri addetti ai lavori di altre società e questo fa piacere. Ci vuoi dire che è l’ultimo anno (ride, ndr)?

"Ringrazio tutti coloro che mi hanno voluto fare gli auguri. E’ un giorno speciale. Per quanto riguarda queste voci che hanno fatto girare, io non gli do importanza. Quando sarà...sarà. Nessuno però mi può togliere l’esperienza che ho fatto e avuto. Io ho avuto la fortuna di unire la mia passione al mio lavoro".

Alcuni voci che vengo messe in giro nell’etere fanno dispiacere a chi le riceve….

"Prendiamola come una cosa scaramantica: come quando ti dicono hanno sognato che morivi e invece ti allungano la vita"

Hai visto passare tanti allenatori, un aggettivo per descrivere Pioli…

"Per definire Stefano Pioli  c'è un solo aggettivo: signore. Perché è veramente un signore. Ne ebbi la prova in un Bologna-Lazio in cui noi vincemmo. Andammo in vantaggio, mi ricordo che uno dei nostri mandò una palla in fallo laterale. La sfera è uscita fra le due panchine, io feci una specie di finta per perdere un po’ di tempo (ride, ndr). A fine partita lui diede la mano a tutti, anche a me. Io mi sono scusato con lui per il gesto poco professionale e lui mi ha detto di non preoccuparmi".

Quanto ha inciso nella tua vita privata la Lazio?  

 Il consiglio che vorrei dare a chiunque si accinge a svolgere professioni come la mia è questo: non sposatevi mai. Perché anche se una persona crede che ci sono i giorni di riposo e credi di poter dedicarli alla famglia si renderà conto che non è così. E’ un tipo lavoro che si può definire 'demanding', che ti impegna 25 ore su 24. Accade che serve il tuo aiuto a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ho cercato più volte di prendere delle vacanze ma dopo due o tre giorni dovevo tornare a casa. Mi ricordo che una volta era Ferragosto, ero in spiaggia e c’era poca gente (ride, ndr). Stavo prendendo il sole e mi chiama il presidente Cragnotti che mi disse: “Manzini, dov’è?” Io risposi: “A prendere il sole”. Lui mi rispose: “Si vesta, che deve andare in Ecuador, c’è un aereo che l’aspetta”. In 36 ore mi sono ritrovato a fare una riunione su un aeroplano diretto a Quito. E’ stata un’esperienza molto particolare".

Il giocatore con cui sei rimasto più legato del passato?

"Di giocatori del passato ne sento tanti. Oggi ad esempio ho sentito Podavini, che fa gli anni nel mio stesso giorno. L’unico giocatore con cui ho avuto un rapporto particolare, come da padre a figlio, è stato Paul Gascoigne"

Preferisci di più il 26 maggio o la Coppa delle Coppe?

"Sicuramente sono state due conquiste molto importanti, però io credo che la vittoria nella Coppa delle Coppe ci ha dato un respiro internazionale. Quell’anno la Lazio era prima nella classifica mondiale per club".

Il 26 maggio comunque ho visto una grandissima gioia, anche a Pechino…

"Sono tutti momenti molto intensi, momenti in cui si respirava lazialità. C’è stata un'alchimia particolare. In quegli attimi c'era una simbiosi perfetta fra squadra tecnici, staff, pubblico. Sensazioni di una bella lazialità che non dimenticherò mai"

Andiamo al primo giorno in cui sei arrivato alla Lazio…

"Il primo giorno è stato nell’ormai lontanissimo nel 1972, tornavamo da una trasferta a Bergamo. All’epoca ero direttore commerciale della BEA per l’Italia. Le tratte aeree per Bergamo le avevamo solo noi. Dopo la trasferta andai a prendere la Lazio a Tor Di Quinto. Maestrelli dopo aver dato le direttive a tutti i giocatori mi disse: “Manzini, domani al campo”, e io andai. Poi quando sotto la gestione Calleri mi chiesero se volevo diventare il team manager, accettai dopo qualche tempo. Appena saputa la notizia il direttore dell’American Express mi mandò a chiamare e mi disse: “Prendi il concorde e vieni a New York”. Andai in un ufficio dentro le torri gemelle. Mi chiese: “Ma perché vuoi abbandonare un’ottima carriera per il pallone?”. Io risposi senza indugi “Ringrazio l’American Express ma quando un uomo ha l’occasione di unire passione e lavoro non può tenerlo nessuno. Lui mi rispose: “Non ho altre obiezioni da fare, buona fortuna”.

Che regalo vorresti da questa Lazio?

"E’ facile, vorrei che quest’anno noi potessimo finire nei primi 3 posti. Sarebbe il più bello dei regali, al momento è un sogno. Poi sognare non costa nulla e rende meno amara la vita"

Da chi hai ricevuto gli auguri più sentiti?  Da parte di uomo o di una donna?

"Forse da parte di un uomo, perché questa persona che ha sofferto molto per un evento che lo ha colpito ed era visibilmente emozionato. Mi ha detto solo auguri ma niente di più. Il tono di voce che ha usato per farmi gli auguri, sapendo ciò che sta passando, vale più di mille parole"

I tifosi ti ringraziano sempre per la disponibilità che hai nei loro confronti...

"Io sono uno di loro, prima di essere un dirigente, sono un tifoso. Seguo la Lazio dai tempi di Maestrelli, ricordo le trasferte che facevo. Facevo Roma-Torino su un vagone di terza classe. Ricordo con piacere ogni singolo minuto, anche di quelli negativi".

Per arrivare ai giorni nostri, con il calore ritrovato sono arrivate due sconfitte con l’Empoli e la Juve…

"Empoli, per la Lazio, è un posto veramente maledetto, mi ricordo quell’altro Empoli-Lazio, dove pareggiammo 0-0.  C’erano solo laziali allo stadio. Io credo che quel giorno ci siamo mangiati il risultato. Signori si è mangiato 5-6 gol. Ci abbiamo provato in tutte le maniere, ma niente. Quello zero a zero ci costò il campionato". 

 

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