Rubén Sosa ricorda gli anni biancocelesti: "Il coro è rimasto nel cuore dei tifosi come loro sono rimasti nel mio"

25.04.2014 17:02 di  Matteo Botti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
Rubén Sosa ricorda gli anni biancocelesti: "Il coro è rimasto nel cuore dei tifosi come loro sono rimasti nel mio"

“E Ruben Ruben Ruben Ruben Sosa, e Ama Ama Ama Amarildo.
E Pedro Pedro Pedro Pedro Toglio… Alè alè' alè, alè alè la Lazio!”.

Indimenticato protagonista con i colori biancocelesti a cavallo del Novanta, Rubén Sosa Ardaiz è intervenuto sulle frequenze di LazioStyle Radio 100.7 in occasione del suo 48esimo compleanno. Piazzamenti attorno alla decima piazza in quegli anni, ma quanto ardore nella Capitale dopo aver allontanato lo spettro della Serie B. Ricorda con affetto quel quadriennio (1988-1992) prima del passaggio all’Inter, l’ex attaccante di Montevideo: Mi fa piacere percepire ancora l’apprezzamento dei tifosi biancocelesti. La Lazio è il club che mi ha portato in Italia, a questa società devo tanto. Eravamo una squadra appena risalita dalla B, i tifosi erano dei ‘pazzi’ (ride, ndr), volevano vincere scudetti. Era bello, mi sono trovato benissimo. Il coro è rimasto nel cuore dei supporters, come loro sono rimasti nel mio. A proposito, Amarildo lo sento ancora al telefono, siamo amici di famiglia”. Il bottino dell’attuale collaboratore tecnico in patria del Nacional conta 40 realizzazioni in 123 presenze, non male in un campionato in cui il catenaccio andava ancora per la maggiore: Il gol che mi porto dietro con maggiore affetto? Me ne ricordo uno al Flaminio, uno stadio piccolo che a me piaceva tantissimo. Si sentiva l’apporto dei tifosi, specie dopo le reti. Sembrava quasi che loro ti spingessero al gol. Me ne ricordo anche uno all’Olimpico, da lontano, contro il Pescara”. Da calciatore delle Aquile, Sosa ha partecipato anche ai Mondiali italiani. Allo stadio Olimpico ha vestito la maglia della Celeste: “È stato bello giocare a Roma, in uno stadio che mi vedeva protagonista in campionato, con la maglia della nazionale uruguagia. L’Italia in generale la ricordo con affetto.  Per me, quando torno, è come stare a casa. Tra l'altro l'11 maggio sarò nella Capitale. Il campionato italiano è ancora il torneo più difficile del mondo, una volta era ancora il più bello. Ho giocato anche in Spagna e Germania; nella Liga sono arrivato 18enne, lì il gol si trova con più facilità, rispetto alla Serie A. Il tedesco me lo ricordo come un campionato veloce. Nel giro di anni il calcio spagnolo in special modo è migliorato moltissimo”. In chiusura, come non riportare alla luce l’atmosfera che si viveva più di un ventennio fa nei derby capitolini: Atterrato a Roma, mi ricordo che la prima cosa che mi dissero era che dovevo segnare alla Roma. Ho avuto la fortuna di segnare tre volte nei derby, anche di testa nonostante la mia statura. Quello è senza dubbio il gol nella stracittadina a cui sono più legato. Di derby si parlava sempre in città, era ed è molto sentito”.