Cana e Tare tornano su Serbia-Albania: "Si è difesa la dignità della nazione"

31.10.2014 11:50 di Matteo Vana Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Cana e Tare tornano su Serbia-Albania: "Si è difesa la dignità della nazione"

Serbia-Albania, una partita infinita. Sono passate ormai più di due settimane, ma quanto accaduto tra i protagonisti in campo continua a dividere. A tornare sull'argomento, stavolta, è il direttore sportivo biancoceleste Igli Tare che in un'intervista rilasciata ai media albanesi ha parlato della propria insoddisfazione per gli eventi seguiti a quella partita. "Il bello del calcio è che tutti possono avere una propria opinione, ma ho notato che, in particolare dopo quel match, coloro che non hanno mai dato un'opinione sul calcio hanno cominciato a farlo. La mia impressione è che si punti sul populismo. Un nome? Nessuno, ma ci sono state molte assegnazioni di cittadinanze onorarie. Questo non è corretto. I premi dovrebbero essere assegnati alla squadra. Tutti, dal primo all'ultimo, hanno difeso la dignità della nazione e l'onore del gruppo". Anche il "protagonista" della serata, Lorik Cana, è tornato a parlare della vicenda: "Non ci aspettavamo la vittoria a tavolino per la Serbia, è stata una sorpresa, ma siamo un paese piccolo, non siamo privilegiati. Noi agli occhi del mondo siamo all'inizio, dobbiamo ancora costruire la nostra storia calcistica, ma per quanto riguarda questa storia abbiamo ancora due gradi di giudizio". Una notte folle che non il calcio ha poco a che vedere. "I media internazionali sono stati influenzati, più che del drone si è parlato di razzismo e violenza e questo mi dispiace molto. Di chi è la colpa? Del governo serbo. Ha cercato di coprire la cosa, hanno delegato la responsabilità del drone alla nostra federazione, hanno lavorato per creare un parere generale e la decisione alla fine è stata presa solo sul fatto di non tornare in campo a giocare. Noi siamo atleti, fino a quel momento stavamo anche giocando bene, abbiamo reagito in modo normale. Sono orgoglioso dei mie compagni di squadra". Il racconto del capitano albanese prosegue: "Ci sono stati cori razzisti che si sentono oggi dai media. Ma il più grande insulto per me è stato nascondere le nostra bandiera ufficiale dietro la tribuna, c’hanno messo un attimo. Queste cose sono state ben organizzate dalla parte serba. Per non parlare poi dell’immagini di personaggi criminali serbi che sono stati condannati da L'Aia per crimini di guerra, che non sono assolutamente ammessi. Ma noi non gli abbiamo dato importanza, però quando tutto va fuori controllo ed esplode la violenza, finisce il calcio. Non ritengo ci fosse un valido motivo di non far giocare la gara anche prima del drone, quando eravamo sul campo non è successo niente di sorprendente. C’è stato qualche insulto, l’uso di qualche fumogeno, ma nulla che fino all’ingresso del drone ci avrebbe impedito di giocare. Il capitano delle Aquile spiega anche la questione riguardande il delegato UEFA:"C'è un documento che significa che non si va in campo. Io come capitano ci ho scritto le motivazioni per le quali non è stato possibile riprendere il gioco. Non ho scritto nel documento che non si sarebbe scesi in campo. Abbiamo compilato tutto dopo aver parlato con i giocatori che avevano subito ferite. Eravamo traumatizzati, non era possibile continuare. La violenza non è venuta solo dagli ‘appassionati’, ma anche dal personale di sicurezza negli stadi, la nostra squadra non è stata in grado di riprendere il gioco. In quel momento c’era un medico, accanto al delegato UEFA, all'interno della nostra camera ed ha anche visto le nostre ferite. Il delegato non ha detto nulla, Ha visto solo le ferite dei giocatori e poi ci ha anche chiesto se volessimo riprendere la gara. I serbi hanno detto di sì, mentre noi abbiamo detto che non eravamo in grado di giocare. Il momento più difficile è stato quando mi sono avvicinato al tunnel, è piovuto di tutto da tutte le parti. Hanno anche lanciato pietre, non ci potevamo difendere. Quando siamo entrati nel tunnel, abbiamo iniziato a correre, ci sono alcuni tifosi che ci colpivano, ci prendevano a calci. Una volta superato il tunnel non abbiamo avuto più problemi".