Simeone, la panchina dell'Argentina può attendere: "Mi sento un allenatore da club"

Pubblicato il 16/07 alle 19:35
17.07.2014 07:00 di Matteo Botti Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
Simeone, la panchina dell'Argentina può attendere: "Mi sento un allenatore da club"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Esistono individui che anelano alla ‘perfezione’. Carismatici, coraggiosi e volitivi. Diego Pablo Simeone fa parte di questa non nutrita schiera, ne è uno dei rappresentanti più illustri. Da giocatore ha vinto in Spagna ed in Italia, in Europa - con la maglia nerazzurra dell’Inter e con quella biancoceleste dell’Aquila - e nel Nuovo Continente vestendo i panni dell'Albiceleste. Unico cruccio di una carriera sempre in prima linea, la Champions League. Sfiorata un paio di mesi fa, da allenatore dell’Atletico Madrid. L’argento vivo addosso quando indossava le scarpette, tarantolato oggi in giacca e camicia. Protagonista indiscusso del tanto conclamato ‘modello colchoneros’, El Cholo, intervistato dal portale Goal.com, non mostra alcuna intenzione di abbassare i ritmi. D’altronde la sua carriera da trainer è appena agli inizi, per quanto abbia fatto già incetta di trionfi. Ad esempio il ruolo di sostituto di Sabella, allo stato attuale, poco gli interessa: Mi sento un allenatore da club e la mia esperienza cresce giorno dopo giorno. Posso dire che un ct deve avere una personalità ancora più forte. Deve avere dietro di sè una carriera fatta di grande calma e di grande equilibrio. Deve avere la massima conoscenza dei tempi in cui vive, del calcio attuale, per guidare una nazionale. Luis Aragonés o Vicente Del Bosque hanno queste qualità. Essere un allenatore di nazionali non è in linea con il mio entusiasmo per la comunicazione e per la programmazione giornaliera. Se diventerò un ct succederà fra molto tempo e spero che quando accadrà io possa essere pronto. Il lavoro quotidiano sul campo, l’adrenalina a mille ogni tre giorni lo stuzzicano di più: “Penso sia più facile descrivere il lavoro di un tecnico di club. Un ct guida un gruppo di calciatori con cui lavora solo per poco tempo, mentre un allenatore di club ha un’intera stagione per scoprire i punti deboli della squadra e trovare una soluzione ai problemi. Un allenatore di club  lavora già su un’idendità di squadra, in questo modo le cose sono più semplici. Tu puoi dire ‘mi piace quell’allenatore’ perchè hai visto la sua squadra giocare per due anni di fila. A me piace il Borussia Dortmund perchè sono sempre competitivi e giocano sempre con lo stesso sistema nonostante abbiano cambiando diversi giocatori. Lo scorso anno il Bayern Monaco, prima dell’arrivo di Guardiola attraeva già la mia attenzione. Loro non giocavano ancora con il modulo di Guardiola ma avevano idee chiare su come giocare, una vera idendità”.