Serbia-Albania, Tare assicura: "Nessuno strascico nello spogliatoio della Lazio"

Pubblicato il 15/10 alle 02:03
16.10.2014 07:15 di  Andrea Centogambe  Twitter:    vedi letture
Fonte: Andrea Centogambe - Lalaziosiamonoi.it
Serbia-Albania, Tare assicura: "Nessuno strascico nello spogliatoio della Lazio"

CANA - "Siamo venuti a Belgrado per giocare a calcio ma siamo stati aggrediti dai tifosi serbi". Così Lorik Cana commenta la serata da incubo vissuta dalla sua Nazionale. Serbia-Albania è durata solo 42 minuti, a innescare la miccia ci ha pensato un drone che trasportava una grande bandiera della Grande Albania, con la scritta “Kosovo autoctono” e la data del 1912 (la rivolta albanese). Una volta che il giocatore della Serbia Mitrovic è riuscito a far suo il vessillo, s'è scatenato l'inferno. "Volevamo solo prendere la bandiera - prosegue Cana, come riportato da tanjug.rs e mozzartsport.com - e tutto sarebbe tornato alla normalità, ma poi siamo stati aggrediti. Ho visto un tifoso serbo con una sedia che si scagliava contro i miei compagni, dovevo difenderli. Ho delle ferite sul viso, Taulant Xhaka (difensore del Basilea, ndr) ha il naso e gli occhi gonfi e doloranti. Il personale di sicurezza invece di proteggerci ci ha attaccato". Sospesa la gara, sono iniziate le trattative per decidere il da farsi. "I delegati UEFA hanno visto quello che è successo, volevano far riprendere la partita con lo stadio vuoto, ma era davvero impossibile tornare in campo. Non eravamo né mentalmente, né psicologicamente pronti per rientrare". Se il comportamento dei tifosi serbi è stato assolutamente da censurare, lo stesso non può dirsi dei giocatori serbi: "Ivanovic è stato un uomo vero, ha accettato la nostra decisione e prima della partita è venuto da noi per dirci che questo è solo un gioco. Vedremo quando si potrà rigiocare questa partita e se la giustizia prevarrà. Il calcio è stato creato come un gioco per divertirsi, non per assistere a scene simili". Al ritorno da Belgrado (alle 3.25 del mattino), c'erano più di cinquemila albanesi all'aeroporto di Tirana per accogliere le Aquile dei Balcani. In conferenza stampa Lorik Cana ha parlato ancora: "Un paio di giocatori sono stati feriti. Mi auguro che i rapporti tra i due Paesi tornino alla normalità. Ciò che è importante è che abbiamo onorato la maglia per 40 minuti". 

TARE - Non potevano mancare le parole di Igli Tare, presente sugli spalti dello Stadion Partizana di Belgrado per assistere a Serbia-Albania. "Mi dispiace che non abbia vinto lo sport. Doveva unire questi due Paesi. Purtroppo non è successo", dichiara il ds del club capitolino. "E' successo di tutto - spiega - tanta gente in tribuna minacciava, ma altrettanta ci ha difeso con dignità. Di sicuro - sentenzia Igli Tare - non ci saranno conseguenze nello spogliatoio della Lazio dopo quanto successo in Serbia-Albania. I giocatori (Cana, Berisha, Djordjevic e Basta, ndr) hanno un ottimo rapporto tra di loro, sono persone molto serie e perbene e non ci sarà nessun problema".  Il diesse biancoceleste, nel primo pomeriggio, è intervenuto anche ai microfoni di Sky Sport: "Una volta arrivato ho capito che l’atmosfera era molto tesa. Mi ha fatto piacere il fatto che i giocatori sul campo abbiano cercato dal primo minuto di interpretare nel modo più corretto la gara. Ieri sera ha perso il calcio secondo me, era una grande occasione per entrambi i Paesi. Tutto il mondo è Paese, penso che anche nel 2014, se si gioca Albania e Serbia, doveva essere messo in atto una campagna di sensibilizzazione di questa partita per togliere tensione, invece ho constatato con grande interesse sia da parte della stampa serba che albanese, hanno buttato benzina sul fuoco per questa partita mettendoci aspetto politico invece di quello sportivo. L’indipendenza del Kosovo e la grande Albania quanto è importante? Non mi piace fare il politico. Sono un ambasciatore del mio Paese, non dobbiamo guardare indietro ma avanti. Ovviamente siamo orgogliosi della nostra storia e delle nostre radici. E avete visto come i giocatori hanno difeso la nostra bandiera in mezzo al campo. Sono rimasto deluso, speravo che vincesse il calcio. Lo stadio non era attrezzato per ospitare questa partita. Io sono passato con la macchina davanti all’albergo della squadra albanese e ho visto 500-600 militari serbi con le macchine blindate davanti all’hotel. Io questo stadio lo conosco bene, ci sono stato altre volte per vedere le partite. Una partita ad alto rischio come quella di ieri non doveva svolgersi a Belgrado. Con il fratello del premier siamo amici. Era a fianco a me allo stadio, aveva solo una macchina fotografica, è stato raggiunto dalla polizia gli hanno preso l’apparecchio controllato e riconsegnato a lui. Poi insieme all’altra parte della delegazione albanese è andato all’aeroporto. Tutte le altre notizie sono infondate”.

BERISHA - Una notte di pura follia a Belgrado. L'aspetto politico ha avuto la meglio sui valori dello sport, trasformando una partita di calcio in un ring. Prima di essere scortati verso l'aeroporto, anche il portiere della Nazionale albanese, Etrit Berisha, ha commentato l'accaduto, come riporta asport.info: "L'atmosfera era quella di una guerra. Abbiamo giocato in condizioni indecenti, non ci saremmo mai aspettati che i tifosi serbi potessero attaccarci. Per fortuna non è successo nulla di grave. Prima della partita sapevamo che tutta la nazione ci stava seguendo per questo incontro importantissimo, è stato emozionante. Abbiamo combattuto per loro!".

DE BIASI - Dopo tre ore dalla sospensione ufficiale della partita, anche il ct dell'Albania Gianni De Biasi ha rilasciato alcune dichiarazioni: "Quattro dei nostri giocatori sono stati feriti dai tifosi durante l'interruzione, alcuni sono stati aggrediti anche all'interno dello stadio. E' successo di tutto, fin dall'inizio l'atmosfera era tesa. La partita è stata organizzato molto male". Nella conferenza stampa tenutasi all'aeroporto di Tirana, ha parlato anche De Biasi: "Siamo reduci da un'esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse succedere. Stavamo giocando bene, purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi (tra cui anche Ivan il Terribile, ndr) hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi entrati sul campo è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo. Non solo abbiamo subito un'aggressione dai tifosi, ma alcuni giocatori sono stati colpiti anche dal servizio d'ordine, un fatto di una gravità incredibile. L'impianto di Belgrado era inadeguato per quel tipo di partita". “Una notte difficilmente dimenticabile – ha aggiunto il tecnico della nazionale albanese ai microfoni di tuttomercatoweb.com –. Il clima era ostile da subito, con intimidazioni già al momento in cui siamo andati a vedere il campo: insulti, lanci di monete e altro. La cosa poi è degenerata col parapiglia in mezzo al campo, e alcuni nostri giocatori nonostante abbiano provato a difendersi sono stati attaccati in maniera vigliacca. Addirittura si è visto Ivan Bogdanov in campo, lui che aveva 5 anni di Daspo dopo i fatti di Genova. Posso garantire che giocare in quelle condizioni era impossibile. Il drone con la bandiera albanese? Noi non avevamo tifosi albanesi al seguito, era stata vietata la trasferta. C'era giusto una delegazione di una quarantina di persone. Questo contro 27mila serbi. Un loro giocatore ha provato a prendere la bandiera appesa al drone per strapparla, in segno di sfregio nei nostri confronti. Lì è intervenuto un nostro giocatore per portare la bandiera in salvo. La verità è che il drone è stato un loro pretesto per scatenare l'inferno. Da che mondo è mondo le condizioni nelle quali si deve svolgere una competizione sportiva devono essere di massima sicurezza. E questo non è avvenuto. Tra l'altro vorrei capire come sia possibile che una partita a così alto coefficiente di rischio si sia giocata in uno stadio come il "Partizan" di Belgrado". Poi in riferimento ai motivi per cui la UEFA non abbia evitato un accoppiamento simile nel sorteggio, De Biasi aggiunge: “Questo ha dell'incomprensibile, viste le tensioni che ci sono. E dire che la Uefa ha fatto sì che Azerbaigian e Armenia fossero divise. Del resto una volta visto il sorteggio mi aspettavo una situazione difficilissima. Cosa mi aspetto ora? Che vengano giudicati i fatti e si prendano adeguati provvedimenti". Anche Radio IES ha intercettato il ct dell'Albania: "Quello di Belgrado era uno stadio inadeguato per una partita del genere, non siamo stati tutelati per niente. Mi riesce difficile raccontare bene quello che abbiamo vissuto ieri sera. L'ideale sarebbe stato giocare a porte chiuse, ma loro non avrebbero mai accettato. Azerbaigian e Ucraina non vengono mai messe nello stesso girone e quindi non possono affrontarsi, invece Serbia e Albania sì. Sinceramente non capisco il perché, già da marzo avevo espresso la mia preoccupazione. E' stato uno shock forte, mi aspettavo un match difficile ma non a questi livelli. I poliziotti dopo la sospensione ci hanno perquisiti in cerca di chissà quali prove, come se avessimo nascosto noi il telecomando del drone". De Biasi fa i complimenti al suo capitano Cana: "Lorik è stato bravo in campo a difendersi da un attacco di un tifoso scellerato e da uno steward che gli ha dato un cazzotto a tradimento. Poi è riuscito a mantenere la calma, dobbiamo ringraziare anche un ex laziale come Kolarov che, insieme a Ivanovic e Matic, si è dimostrato molto responsabile. Alla fine comunque siamo usciti dallo stadio con giocatori feriti al naso, all'orecchio e agli occhi. Peccato perché stavamo giocando bene, tutto è iniziato quando un nostro calciatore stava calciando un angolo e i tifosi serbi hanno cominciato a lanciare petardi. Poi è arrivato il drone che ha fatto scoppiare la situazione. Cosa ci aspettiamo? Ora attendiamo con serenità le decisioni dell'Uefa, noi siamo la parte lesa. Dobbiamo tutelare i nostri diritti".