FOCUS - Doppelgänger Lazio: Parolo, Felipe & Co., in scena la brutta copia biancoceleste

Pubblicato il 07/02 alle 19.30
08.02.2016 07:21 di Laura Castellani   vedi letture
Fonte: Laura Castellani - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Doppelgänger Lazio: Parolo, Felipe & Co., in scena la brutta copia biancoceleste
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© foto di Federico De Luca

Cosa succede quando qualcosa che ci è familiare rivela un suo volto sorprendente, sconosciuto, inevitabilmente - la dura legge delle aspettative disattese - sgradito? Perturbante, avrebbe detto Freud. E per quanto gettare un velo di psicanalisi in ambito calcistico sia perlomeno ardito, nessuno potrà avercene per aver tirato in ballo i sosia, il Doppelgänger. Perché la Lazio di questa stagione non sembra nient'altro che il doppio spettrale di quella passata. Felipe Anderson, Parolo, Basta, Candreva, Klose, Djordjevic: nomi da ascriversi tra gli interpreti maggiori dell'esibizione che conduce al terzo posto. Ma cosa succede quando, appena tre mesi dopo, in campo sembrano esserci finiti - per sbaglio - un gruppo di controfigure molto meno felici degli attori protagonisti? Che succede quando la strategia volta a confermare i big - con qualche innesto, da leggersi: giovani di belle speranze - viene tradita, punita dall'insussistenza delle basi su cui è poggiata? Inorridisco vedendo il suo volto, la luna mi mostra la mia stessa figura. Sotto la luna che illumina il Marassi di Genova, le individualità sono le stesse. Si inorridisce constatando la spiazzante involuzione biancoceleste. Quella che rivela una fisionomia insospettabile, guardando allo scorso campionato. Come davanti a uno specchio deformante, quelli che strappano qualche risolino nei luna-park.

LA MIA STESSA FIGURA - Riccioletti neri, un po' spettinati, occhi scuri. Ad assomigliargli, a Marco Parolo, gli assomiglia: se nelle ultime sortite non avesse annaspato in insolite difficoltà, non ci saremmo chiesti se davvero fosse lui. Lo stakanovista, il giocatore indispensabile per Pioli. Quello che quest'anno, per la prima volta, viene sostituito al termine dei 45 minuti iniziali di un Bologna-Lazio, capovolto proprio grazie ai cambi decisi dal tecnico. Il centrocampista irrinunciabile, ma non solo. Perché la Lazio che veniva premiata per la sua coralità, poteva vantare, tra i marcatori, non solo gli attaccanti. Solo due, le reti che l'ex Parma ha realizzato nella stagione in corso, una in Serie A e una in Europa. Un po' misere, per chi, l'anno scorso, inaugurava il girone di ritorno rimpinguando con un paio di reti il bottino laziale - era il match contro il Milan - raggiungendo fino a quella gara il totale di cinque gol, solo in campionato. Poi, Felipe Anderson. Quando si parla di trasfigurazioni, impossibile non soffermarsi sul brasiliano. L'ex Santos ha smesso i calzari alati, quelli che gli permettevano di disegnare un altro epilogo per la stagione e sognare un'altra Europa. Ingestibile, imprendibile per l'avversario. Adesso neutralizzato. Inoffensivo. Dov'è finita la fantasia, l'eleganza? Nello stesso benedetto posto in cui si sono nascosti i suoi gol. Spettacolari, tra l'altro, come se segnare in maniera troppo semplice non fosse roba per lui. Sei reti in questa stagione. Un anno fa, ai primi di febbraio, Felipe sarebbe arrivato a quota cinque: l'attaccante era appena esploso, avrebbe condensato dieci reti in poco più di quattro mesi. A polveri irrimediabilmente bagnate, la Lazio. Klose ancora a bocca asciutta, Djordjevic stecca, assolutamente evanescente: l'ultimo gol del serbo si registra a novembre, contro il Dnipro, per un totale finora di cinque reti, di cui tre in Europa. Il Cobra, mai così poco velenoso. E pensare che di questi tempi, alla sua prima stagione laziale, era a quota 7 gol in campionato. Il panzer, invece, contro il Cesena - era il primo febbraio dello scorso anno - avrebbe siglato il quinto gol stagionale. Oggi il numero undici si ritrova in una posizione scomoda: da una parte la richiesta ai compagni, l'esortazione a rifornire gli attaccanti centrali - troppi pochi cross in pasto alla punta, per segnare - dall'altra l'inefficacia di fatto davanti alla porta avversaria.

PRESENTI ASSENTI - C'è da dire, però, che l'analisi del tedesco non è poi così fuorviante: basta dare un'occhiata, per esempio, agli assist di Candreva, solo tre finora. Un po' pochini, per uno che avrebbe chiuso la scorsa stagione collezionandone otto. D'altra parte, il numero 87 non corrisponde all'eccezione, in questa inversione negativa. Nemmeno Dusan Basta riesce nella delicata impresa di non far rimpiangere il suo gemello, quello buono. Contro il Napoli è una performance da dimenticare. E' vero, il ritorno da titolare, dopo un lungo stop, è avvenuto solo contro l'Udinese, nella gara precedente. Ma contro i partenopei il serbo è terribilmente in affanno. Contro il Genoa non smentisce le osservazioni passate ma, d'altronde, non lo assiste nemmeno la fortuna: un problema muscolare lo costringe fuori dal campo, nella ripresa. Un rendimento in negativo anche per Lucas Biglia. La grande differenza, in questo caso, la fanno le presenze: l'argentino è stato importunato da una consistente dose di malasorte e infortuni. Timbra appena quattordici volte, il cartellino, contro le 18, alla luce della ventiquattresima giornata della scorsa stagione. Infine Stefano Mauri. Perché ieri, contro il Genoa, è tra i vecchi interpreti a cui viene donata una nuova parte. Il risultato, uno scialbo 0-0, è il miglior fotogramma per raccontare una generale involuzione. Certo, il brianzolo non scendeva in campo dal primo minuto dal 20 ottobre, in Europa League, e dopotutto nel primo tempo lascia un impronta positiva sul match, rendendosi anche pericoloso se non fosse stata per quella traversa. Ma permetteteci di annegare nella nostalgia e nei vecchi ricordi: nel girone di andata della scorsa stagione, Mauri concretizzava sette gol. Parliamo dello stesso trequartista che finora ha collezionato in campionato cinque presenze. Immagini sbiadite, sembra quasi di assistere all'esibizione di cupe e mal riuscite imitazioni. Che cosa succede quando i protagonisti di una fortunata stagione, una volta riconfermati - guai a lasciarli allontanare dalla capitale - smettono, semplicemente, di essere protagonisti? Parla e risponde la nave biancoceleste, costretta a navigare nelle anonime acque di metà classifica. Quanto al Doppelgänger, non ve lo dico quello che raccontano accada a chi incontra il proprio doppio: non sta scritto da nessuna parte che sia la copia sgradita a dover vincere il duello ingaggiato contro se stesso.