Gaetano Stellone, papà laziale: "Ma oggi tifo per Roberto e il suo Frosinone. Che ricordi con Chinaglia!"

04.10.2015 07:44 di Francesco Tringali   vedi letture
Fonte: Francesco Tringali - Lalaziosiamonoi.it
Gaetano Stellone, papà laziale: "Ma oggi tifo per Roberto e il suo Frosinone. Che ricordi con Chinaglia!"
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© foto di Federico Gaetano

Gli strani incroci del destino: tuo figlio che farà di tutto per affondare la squadra che hai nel cuore, la stessa che ti porti dentro per il tuo passato da calciatore. Ma Gaetano Stellone oggi pomeriggio non vestirà i panni del tifoso, bensì quelli del padre. Roberto, prima di sedersi in panchina, ascolterà i saggi consigli del papà, che in un’intervista a La Gazzetta dello Sport ha giurato: “Sono della Lazio fino al midollo, ma sono soprattutto padre. Tiferò per Roberto, per il Frosinone. Ci proveremo come con la Juve. Noi non molliamo mai”.  Gaetano a metà anni Sessanta si divideva tra calcio e atletica leggera: "Mi allenavo con Mennea”, racconta. Poi il provino con la Lazio, dove venne visionato da Juan Carlos Lorenzo. “Entrai in sede e vidi un coppone enorme - era il 1969, ricorda -. Dietro c’era il presidente Lenzini. Firmai tremando. L’ingaggio era di 450 mila lire, il minimo. Con me anche Chinaglia, Wilson, Nanni, Facco, Ferruccio Mazzola, Massa, Papadopulo. La Lazio mi è rimasta sempre nel cuore”. E quegli indimenticabili incroci con Giorgio Chinaglia: “Si faceva spesso vivo quando tornavo a Roma dai vari prestiti. Gigante buono e leader duro, cattivo in partita. Le ho vissute quelle gare infrasettimanali: intense, accadeva di tutto, se non eri sveglio ti facevano male. Maestrelli lasciava fare e insegnava calcio”. A proposito di Maestrelli: “Con le proporzioni del caso, appena ho visto mio figlio Roberto allenare, mi è tornato in mente lui: per lo studio delle partite e il rapporto con i giocatori. Pacato ma deciso, sicuro. Ah, so bene che anche con Roberto allenatore non avrei giocato...”. Eppure Roberto non ha ereditato la fede del papà, anche se calcisticamente sfiorò i colori biancocelesti: “Innamorato di Van Basten, il suo idolo. Pianse quando gli dissero che era troppo piccolo per un provino con Morrone per le giovanili biancocelesti. Lui aveva tutto: sinistro, corsa, tecnica ed elevazione. Io ero più un’ala. L’ideale sarebbe stato giocare insieme: i miei cross per i suoi colpi di testa. Quando ha smesso, ho pianto. Nel 2005 sfiorò la Lazio. Veniva dal torneo super col Genoa (18 gol, in B). Il Torino anticipò tutti, ma mi sarebbe piaciuto vederlo con l’aquila sul petto”. Laziale verace il signor Gaetano: “Seguo, tifo e gioisco. È tornato un club forte, quest’anno farà meglio. Pioli? È bravo. Lotito voleva il Frosinone ancora in B? Lo speravano in tanti, nessuno lo diceva. Che conta una frase al telefono? Ma io e Roberto facemmo gli scongiuri: sono serviti”.