Morte Astori, la dott.ssa Rizzoli: "Davide poteva essere salvato"

11.03.2018 10:08 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: www.liberoquotidiano.it
Morte Astori, la dott.ssa Rizzoli: "Davide poteva essere salvato"
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© foto di Federico Gaetano

I referti degli esami autoptici effettuati sul corpo di Davide Astori lo scorso 6 marzo hanno ricollegato le cause della sua morte a un malfunzionamento del circuito elettrico del cuore (bradiaritmia). Sempre dal referto si evince che per la diagnosi definitiva sono necessari ulteriori e approfonditi esami istologici che verranno effettuati nei mesi a venire. L’idea comune porta a credere che la tragica scomparsa del capitano della Fiorentina si possa far rientrare nel computo delle cosiddette ‘morti improvvise’. Una voce fuori dal coro giunge però dalle colonne del quotidiano Libero, dove la dottoressa Melania Rizzoli ha voluto esprimere il suo punto di vista medico sulla questione. Si parte da una spiegazione analitica della bradiaritmia. Questo grave disturbo cardiaco, che porta il cuore a non contrarsi più regolarmente e a rallentare la sua funzione di pompa – facendo sì che il sangue indirizzato all’aorta refluisca invece nei polmoni, causando dunque un edema polmonare -, non era mai stato diagnosticato a Davide Astori.

UNA NUOVA LETTURA - La Rizzoli continua affermando che le anomalie del ritmo cardiaco che non si manifestano durante l’esame strumentale con l’elettrocardiogramma, ma che possono essere sospettate dai racconti del paziente, possono essere indagate attraverso un esame holter. Si tratta di una registrazione del battito cardiaco effettuata tramite un apparecchio che il paziente deve tenere addosso per 24 ore. Questo è quindi l’unico test in grado di confermare o escludere un disturbo del ritmo del cuore e della pressione del sangue. La dottoressa prosegue domandandosi la ragione per la quale nessun esame holter sia stato effettuato a Davide Astori. Secondo il suo parere il fatto che il difensore viola non avesse mostrato nessun sintomo non avrebbe dovuto esimere chi di competenza dalla necessità di svolgere l’esame suddetto. La Rizzoli ritiene inoltre impossibile che la storia clinica del giocatore non abbia mai dato sintomi o segnali del problema. Probabilmente, stando a quanto scritto dalla dottoressa, il difensore potrebbe aver non riconosciuto tali sintomi (o magari potrebbe averli imputati ad altre cause), che però non sarebbero dovuti sfuggire all’occhio attento di un esperto. Questa è la questione sollevata dalla Rizzoli, una tesi da suffragare ovviamente attraverso dei riscontri oggettivi, ma che apre a una lettura della vicenda diversa da quelle vagliate finora.