ESCLUSIVA - L'ex allenatore Cerbella sul settore giovanile della Lazio: "Risultati deludenti e tecnici poco esperti"

25.05.2016 15:45 di  Gabriele Candelori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - L'ex allenatore Cerbella sul settore giovanile della Lazio: "Risultati deludenti e tecnici poco esperti"

Ha lasciato la Lazio dopo undici anni, travolto anche lui dalla rivoluzione targata Lensen. La fine di un lungo ciclo, passato a stretto contatto con i più giovani. Stefano Cerbella ha visto crescere tanti talenti. Alcuni, come De Silvestri, hanno preso il volo, altri inseguono ancora il loro sogno. Così come l’ex allenatore della scuola calcio biancoceleste, che spera un giorno di poter tornare a lavorare con indosso i colori che ha sempre tifato. Non subito però, qualcosa nel suo futuro potrebbe cambiare a breve. Merito di un incontro con una nuova cordata intenzionata a prelevare le quote di una nobile decaduta come il Taranto, attualmente in Serie D. La redazione de Lalaziosiamonoi.it lo ha chiesto al diretto interessato, tornando anche sui temi di casa Lazio.

Come ha trascorso quest’annata lontana dal campo e cosa le riserva il futuro?

“Dopo l’addio dalla Lazio, sono andato alla Vigor Lamezia in Lega Pro per ricoprire l’incarico di responsabile del Settore Giovanile. Sortunatamente, dopo lo scandalo del calcioscommesse, alla società sono stati inflitti tre punti di penalizzazione. Ma il presidente ha preferito fare subito ricorso e la squadra è stata retrocessa in Serie D. Per questo motivo ho annullato il contratto e sono tornato a Roma. In questi mesi ho collaborato con alcuni club di Serie A per fare scouting, viaggiando e studiando molto. Ho conosciuto diverse realtà, come ad esempio il Monterosi nel Lazio, una società che sembra nata per fare calcio ad alti livelli. Ora è in programma la prossima settimana un incontro con una formazione del Sud Italia che, dopo tanti anni di professionismo, si ritrova tra i dilettanti. Il Taranto? Top secret”.

Non dev’essere stato facile lasciare la Lazio dopo ben undici anni. Quali sono le sue sensazioni quasi un anno dopo?

“Sono laziale dalla nascita. Sono stato nel settore giovanile biancoceleste come giocatore, prima di essere mandato in prestito in giro per l’Italia. Il mio sogno è sempre tornare dopo tanti anni a fare il tecnico dei giovanissimi. Ci sono riuscito tanti anni fa, coronando un sogno. Tutte le cose però hanno un inizio ed una fine, si è chiusa una parte importante della mia vita”.

Per il settore giovanile biancoceleste è stata un’annata complicata. A partire dalla Primavera…

“La squadra non è riuscita ad accedere alle Final Eight. Mi spiace per ragazzi che ho cresciuto come Luca Germoni, Alessandro Rossi e Simone Palombi che meritavano questo palcoscenico. Sono piccoli campioni, un patrimonio da non deturpare”.

L’Under 17 non ha raggiunto le finali, l’Under 15 si è fermata ai sedicesimi. Come giudica questi risultati?

“Sono veramente amareggiato per i risultati di questa stagione. Conosco bene quali giocatori compongono queste rose, ragazzi per cui società del nord e straniere farebbero carte false. Sono veramente sorpreso, è il primo anno in cui non vengono raggiunte le finali delle varie categorie. Non vorrei entrare nel merito delle cause, ma forse la Lazio ha pagato la poca esperienza dei tecnici scelti”.

Quali sono le differenze tra la gestione Coletta e Lensen?

“Delle differenze specifiche non posso parlare, non vivendo più la quotidianità degli allenamenti. Posso discutere solo dei risultati. Anche a livello di scuola calcio e pre-agonistica, negli scorsi anni abbiamo sempre ottenuto piazzamenti importanti. In quest’annata invece la Lazio non è riuscita a ben figurare nei vari tornei in cui è stata invitata. L’obiettivo è far crescere i ragazzi, ma quando ti confronti con altre società il risultato conta. Non si può perdere con realtà nettamente inferiori a quella capitolina”.

Vuole lanciare un messaggio ai tanti ragazzi che ha visto crescere?

“Penso sempre a loro e mi informo settimanalmente sul loro rendimento. Sono convinto che potrebbero fare e meriterebbero molto di più. Non è possibile che ragazzi come Pace, Milani o Mazzei siano tra i dilettanti. Tra i professionisti ho avuto modo di vedere giocatori nettamente inferiori. Purtroppo il calcio è anche questo, la meritocrazia non viene premiata. Mi auguro possa andare diversamente a tanti dei miei ex allievi che sono ancora alla Lazio. Faccio il nome di Valerio D’Alessandro, un portiere fenomenale del 2003. L’Italia è sempre stata la patria in questo ruolo, è assurdo dover prendere estremi difensori all’estero. Forse fa più notizia che crescere un bambino laziale nel sangue. Questo però non accade solo nella Capitale, ma in tutte le situazioni che ho osservato quest’anno. Nel nostro paese la meritocrazia non paga più”.