FOCUS - Primavera, dalla gloria alla polvere: cronistoria di un (annunciato) fallimento

Pubblicato il 20/05 ore 08:30
21.05.2016 07:15 di  Francesco Tringali   vedi letture
Fonte: Francesco Tringali - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Primavera, dalla gloria alla polvere: cronistoria di un (annunciato) fallimento

Storia di un fallimento annunciato. Epilogo di un finale amaro, forse anche scontato, ma terribilmente deludente. La Lazio Primavera ha posato le armi in quel di Empoli. Niente più playoff, men che meno le Final Eight. I segni sono quelli della disfatta, di una rimonta incompiuta, di un bellissimo quadro a cui manca il tocco finale. Si sfoglia l'album dei rimpianti, in un campionato dai tratti discontinui. Gli infortuni sono stati un'aggravante, certo, ma non servono a dare un alibi. Tutti gli obiettivi sono stati mancati, dalla Supercoppa col Torino al campionato chiuso agli spareggi, passando per una Coppa Italia svanita all'ultimo istante in semifinale contro l'Inter. Bilancio critico, negativo, come non siamo abituati ad accostare da tempo alla Primavera biancoceleste. Forse un po' tutti si erano fatti la bocca coi successi del duopolio Bollini-Inzaghi. Sarà finito un ciclo? Può darsi. La realtà dice mai così male dopo otto anni: la rivoluzione del settore giovanile laziale ha colpito anche la Primavera. Era proprio necessario?

TRE VOLTE NELLA POLVERE... - Un approccio molle a un campionato che doveva segnare il riscatto per una Lazio arrabbiata. La finale Scudetto persa ai rigori col Torino ci si aspettava facesse da incipit per l'inizio di stagione. Invece nelle prime otto gare la Lazio racimola solo tre vittorie, presentandosi all'appuntamento con la Supercoppa da nona in classifica. Cardoselli illumina la notte dell'Olimpico granata, ma il Toro si conferma ancora una volta bestia nera e condanna Inzaghi alla prima delusione stagionale. È solo l'alba di un momentaccio, che prosegue tra risultati altalenanti e un'emorragia di infortuni che non si arresta. Cardelli è la prima tegola, lo seguono Palombi, Collarino e Borrelli, insieme a tanti piccoli guai fisici che colpiscono il gruppo. Alla fine dell'anno solare a Formello il vento sembra cambiare: serve un cambio di passo nel 2016.

TRE VOLTE SULL'ALTARE... - L'1-0 incassato in casa contro l'Inter, nella semifinale d'andata di Coppa Italia, fa da spartiacque a una rimonta da opera d'arte. Dal Bari all'Avellino: sette vittorie consecutive che proiettano Inzaghi al terzo posto con vista sul secondo. Ora i playoff sono l'obiettivo minimo per una Lazio che sogna in grande. Ma il 5-0 dell'Ascoli a Formello riporta Mattia e compagni sulla terra. Ancor prima che un evento rigetti nel caos la baby Biancoceleste: Pioli fallisce definitivamente, la società promuove Inzaghi alla guida dei grandi. Due settimane in cui regna disordine e incertezza. A partire dalla scelta dell'allenatore, per finire a squalifiche e infortuni. Manoni si becca quattro turni di stop, Dovidio, Rossi, Borecki e Rokavec riempiono l'infermeria. Lensen prende in mano una squadra incerottata e senza la sua guida principe. Il pari conquistato a fatica a Napoli rischia di compromettere addirittura l'accesso ai playoff, i sei gol al Lanciano però spazzano via ogni timore. La Lazio chiude quarta, la strada è in salita.

LA WATERLOO BIANCOCELESTE - Il punto di rottura è dietro l'angolo, il fallimento rischia di consumarsi da un momento all'altro. La Waterloo di questa Lazio si può riconoscere in Empoli, quando gli ultimi sogni di gloria si spengono definitivamente. Murgia illude, Traorè e Picchi condannano i biancocelesti all'esilio. Una gestione errata, una guida tecnica forse inadatta a traghettare una squadra di per sè abituata a vincere. Errori e valutazioni sbagliate, il risultato è sempre lo stesso. E' mancato carattere, la voglia di arrivarci fino in fondo, quella che ha sempre contraddistino la gestione Inzaghi. Ci sono tante cose su cui riflettere a partire dal caos panchina che ha scandito l'ultima parte della stagione. Troppa gente intorno a una squadra che aveva bisogno di una nuova guida. E se maggio è il mese dei verdetti e della caduta dei giganti, questa Lazio deve rimettere insieme i cocci per non ritrovarsi sulla Sant'Elena calcistica.