Il trionfo di Inzaghi, da bomber a mister: "Ora proveremo a vincere un altro scudetto, il futuro è di questi ragazzi!"

11.04.2014 09:21 di Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Riccardo Frontori/Fabio Riccucci - Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
Il trionfo di Inzaghi, da bomber a mister: "Ora proveremo a vincere un altro scudetto, il futuro è di questi ragazzi!"
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© foto di Federico Gaetano

Fratelli contro. Dal campo alla panchina. Simone contro Filippo. La sfida professionale sembra infinita. Simone vince la Coppa Italia Primavera sulla panchina della Lazio, Filippo osserva il successo del fratello dopo aver festeggiato la vittoria del Viareggio su quella del Milan. Entrambi mossero i primi passi a Piacenza della loro carriera calcistica ed entrambi hanno iniziato dagli Allievi quella di Allenatore. Poca esperienza e tanto tempo a loro disposizione per un futuro da Serie A. Per Filippo già si parla di Sassuolo, mentre Simone potrebbe guadagnarsi quella della Salernitana oppure quella bianco celeste... Intanto si affronteranno nelle Final Eight Primavera. Lì vedremo chi ne saprà di più dei fratelli del goal. Simone Inzaghi è quel tipo di uomo che si prende tutto e subito. Da giocatore nella Lazio di Cragnotti e ben due coppe nell'era Lotito. E per non farsi mancare nulla dopo 3 mesi di Primavera ha alzato al cielo la Coppa Italia di categoria. Un predestinato. La dedica va a Mirko Fersini. Tante vittorie da giocatore, ora un trionfo prestigioso da allenatore, Simone Inzaghi si è raccontato nell'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport.

Stesse gioie o dalla panchina è diverso? «L’adrenalina è la stessa, ma il sapore della vittoria completamente diverso. Quando giochi sei più giovane, la vivi più intensamente, ma anche con maggiore spensieratezza. Da allenatore le vittorie le soffri e le apprezzi di più perché sono il frutto del tuo lavoro». 

A giudicare dalla doppia finale con la Fiorentina il lavoro è stato fatto bene. «Il merito è dei ragazzi, non lo dico come frase fatta, ma perché è la realtà. Hanno interpretato le due finali in modo perfetto. E’ un gruppo eccezionale, ci possiamo togliere altre soddisfazioni». 

Come inizio non c’è male. La Coppa Italia è arrivata al termine di una striscia di 12 vittorie e 3 pareggi tra campionato e coppa. «Sì, effettivamente questi ragazzi stanno andando oltre le aspettative. La Coppa è nostra e in campionato abbiamo già virtualmente acquisito la qualificazione alla final eight».

Un bel gruppo pieno di ottime individualità. Chi è già pronto per il grande salto? «Qualcuno l’ha già fatto. Mi riferisco a Keita, che ormai fa parte della prima squadra, ma anche a Crecco e Minala che hanno già debuttato in A. Ma pure tutti gli altri sono pronti per calcare il palcoscenico più importante. Lo penso io, ma lo pensa anche Reja tant’è vero che molti li ha portati in panchina».

Si parla tanto di Tounkara, il «gemello» di Keita. Percorrerà la stessa strada? «Ha grandi potenzialità. Poi starà a lui meritarsi la prima squadra. Posso solo dire che con Keita la coesistenza è possibile. Tounkara è una prima punta, anche se può fare pure la seconda, mentre Keita è un attaccante esterno».

A proposito di goleador, ha trasformato Crecco da centrocampista in attaccante. «Abbiamo fatto di necessità virtù: mancava Tounkara, così ho avanzato Crecco. Lui è un po’ come Lulic: sulla fascia può giocare indifferentemente alto o basso. Ma se devo parlare dei singoli, allora li devo citare tutti. Come per esempio Lombardi che ha sbloccato il risultato mercoledì».

A seguire il suo primo trionfo da allenatore c’era suo fratello Pippo, che due mesi fa si è aggiudicato il Viareggio. Insomma, questi Inzaghi non la vogliono smettere di far parlare di loro? «Pippo sta facendo un grandissimo lavoro col Milan, io ci sto provando con la Lazio. Mercoledì abbiamo festeggiato insieme dopo la gara. C’erano anche i nostri genitori, ovviamente. E poi mio figlio e la mia fidanzata».

Quadretto perfetto. Ma se a giugno vi ritrovate a contendervi lo scudetto Primavera come la mettiamo? «Beh, una finale Lazio-Milan sarebbe il massimo. Anche perché da allenatori io e Pippo ci siamo sfidati una sola volta (con le formazioni Allievi nel torneo Arco di Trento, ndr) ed ho vinto io…». 

Per entrambi il calcio giovanile è il trampolino di lancio per quello dei grandi? «Parlo per me. Alla Primavera sono appena arrivato e per adesso mi interessa solo questa esperienza. Poi in futuro si vedrà».

A proposito di calcio dei grandi. La Lazio ce la fa per l’Europa League? «Io sono convinto di sì. Da quando è arrivato Reja la squadra viaggia a un ritmo che le consentirà alla fine di arrivare tra le prime sei».

L’anno prossimo i gol laziali parleranno serbo. Conosce Djordjevic? «Poco, l’ho visto solo qualche volta in tv. Ma ho chiesto notizie a Mihajlovic (suo compagno nella Lazio di Cragnotti, ndr). Mi ha detto che la Lazio ha fatto un grande acquisto. Mi fido di lui".

FRATELLI INZAGHI - Prima la sfida sui campi di gioco a suon di gol importanti, ora una sfida a colpi di moduli e tattiche, cambiano i ruoli ma non cambia il destino, il calcio per loro è una questione di famiglia, una sfida continua. La freschissima vittoria della Coppa Italia della Lazio di Simone Inzaghi e i complimenti di papà Giancarlo e quelli di Pippo, questo ed altro nell’intervista ai fratelli Inzaghi del Corriere dello Sport.

Inzaghi campione da bomber e da mister, che gioia ha provato? «E’ stato tutto fantastico e il complimento più bello penso di averlo ricevuto da mio papà Giancarlo, ma lui è di parte. Era a Firenze, mi ha detto “basta vincere tutto”, sorrideva. Pippo ha trionfato al Viareggio, io in Coppa Italia, ora manca il campionato».

E Pippo quando si è fatto sentire? «Ero in campo a festeggiare con i ragazzi, quando ho preso il cellulare ho visto che c’erano tre chiamate perse. L’ho richiamato, era molto contento, lui ha un debole per Lombardi».

Attenzione, mica lo vorrà al Milan? «No, no. Io non ho mai avuto Keita e quando si è fatto male Tounkara è stato lui a caricarsi sulle spalle il peso dell’attacco. Tutti i ragazzi sono stati bravi, Lombardi ha tirato fuori qualcosa in più. L'ho visto crescere negli Allievi, l’ho responsabilizzato, gli ho detto che doveva essere lui l’uomo in più, che non doveva rompere le scatole agli arbitri e ai compagni, ha risposto alla grande. L’ho spostato a sinistra perché ha gamba, da terzo d’attacco può essere decisivo. Se continuerà a crescere diventerà molto forte».

Inzaghi, a noi la tattica. Qual è il suo credo? «Mi piace il 4-3-3, mi intriga tantissimo».

Sedici partite da mister Primavera, non c’è stata partita senza gol. Il comandamento è “prima segnare poi non prenderle?” «Lavoriamo per essere offensivi, voglio che la squadra porti in area tanti uomini, anche i centrocampisti. E i terzini devono spingere. Se i cursori crossano voglio 4-5 giocatori pronti a raccogliere il passaggio».

E con la difesa come la mettiamo? «La vocazione è segnare, ma bisogna essere equilibrati».

A chi si ispira? Ha avuto tanti grandi allenatori… «Ho imparato da tutti. Materazzi è stato fondamentale, ma ricordo anche Eriksson e Mancini. Il Mancio si arrabbiava spesso con me. In allenamento ci faceva esercitare nell’11 contro 0, costruivamo le azioni senza gli avversari. Voleva che segnassi sempre, lo pretendeva da tutti gli attaccanti. E’ un metodo di lavoro che uso anche io».

Qual è la forza dei mister Simone e Pippo Inzaghi? «Sappiamo far muovere gli attaccanti, possiamo aiutarli a crescere. Stiamo facendo bene, non conta solo vincere, conta la crescita dei ragazzi».

Inzaghi, da bomber a mister, da Cragnotti a Lotito passando per 15 anni di Lazio. In estate la volevano in tanti, anche Juve e Fiorentina per darle la Primavera. Lei è rimasto qui pur allenando inizialmente gli Allievi, perché? «Sono legato a questi colori, sono qui da ormai 15 anni, è difficile staccare il cordone, non mi andava di lasciare la Lazio. Il rapporto con Lotito è buono, non ci sentiamo tanto per via degli impegni, ma so che mi stima. Il suo sguardo a Firenze era fiero, ora proveremo a regalargli un altro scudetto. Il futuro è di questi ragazzi». 

La parola ora passa a Pippo: Pippo ha fatto i complimenti a Simone? «Certo, non sono riuscito ad applaudirlo di persona ma ho fatto il tifo per lui».

I fratelli Inzaghi sono tornati: «Viareggio» e Coppa Italia sono già in bacheca. Manca lo scudetto di categoria… «Vedremo come andrà a finire. Simone è primo in classifica già qualificato per la fase finale. Io dovrò fare un po’ più di fatica, sono terzo ma ho delle buone chance».

Cosa rappresenta il trofeo per Simone? «Tantissimo, come per me il “Viareggio”. Anche per lui è stato il primo successo della sua carriera di allenatore. Questa squadra era formata in gran parte dai ragazzi che lui stesso aveva allenato e cresciuto fra gli Allievi».

Un aneddoto che lega gli Inzaghi brothers allenatori… «Nei nostri successi è sempre di mezzo…Tassotti. Era stato l’ultimo laziale a vincere la Coppa Italia Primavera 35 anni fa ed era stato anche l’ultimo allenatore milanista a vincere il “Viareggio” prima di me. Un incredibile segno del destino!».

Quale sarà quello di Filippo e Simone Inzaghi? «Abbiamo tante cose in comune. Fra le più importanti il grande amore che ci lega alle nostre squadre, Milan e Lazio. Entrambi ci sentiamo a casa nostra e questa è una grande fortuna».

Quali sono le qualità di Simone? «Per fare bene in questo ambiente ci vogliono passione, intelligenza e capacità. Simone le ha tutte. I ragazzi gli vogliono bene. Anche quelli che non giocano. Roma è la sua città, si trova a meraviglia».

Quindi ritroveremo i due fratelli Inzaghi sempre sulle panchine di Milan e Lazio? «Quello che penso riguardo a mio fratello vale per me. Prima di prendere un’altra strada bisogna pensarci bene. A un certo punto bisogna fare delle scelte…».