Nasce il Tfr per gli arbitri in pensione: i dettagli

24.03.2019 10:30 di  Antoniomaria Pietoso  Twitter:    vedi letture
Fonte: Antoniomaria Pietoso - Lalaziosiamonoi.it
Nasce il Tfr per gli arbitri in pensione: i dettagli

TFR ARBITRI - "Stiamo pensando a un reddito di cittadinanza per gli arbitri". Aveva parlato così Nicchi qualche giorno fa e ora emerge qualche dettaglio in più. Non sarà un vero e proprio reddito di cittadinanza, ma più una manovra per salvare i fischietti a fine carriera. L'idea è quella di evitare nuovi casi Gavillucci e permettere ai fischietti di vivere bene anche smessa la professione. Come sottolinea un articolo dell'edizione odierna de La Repubblica, si tratterà di un “accompagnamento” di circa 3 mila euro al mese in cambio di alcune ore di servizio nelle sezioni Aia, per consentire ai tanti direttori di gara di Serie A o Serie B che hanno lasciato il lavoro per dedicarsi all'arbitraggio, di non trovarsi, una volta dismessi, senza occupazione né reddito. Un arbitro di Serie A guadagna mediamente 110mila euro all'anno lordi, circa 60mila netti. Un arbitro top, di primissima fascia, può arrivare ai 150 lordi, circa 100mila netti (in Germania prendono quasi il doppio). I compensi si dividono in due parti: una quota come rimborso spese per le partite (3.800 euro a partita l’arbitro, 1.500 euro il Var). La seconda per i famosi diritti d’immagine, che vanno dai 45mila euro degli esordienti alla prima stagione, fino ai 72mila degli esperti e gli 80mila degli internazionali. Cifre fisse, che servono a coprire tutti quei giorni in cui è richiesta la presenza fuori dal campo, come i raduni e gli stage formativi, in Italia o all'estero. Le disponibilità che un arbitro deve concedere sono aumentate esponenzialmente, si sta fuori di casa dai 130 ai 180 giorni l’anno, un internazionale non meno di 200. Le designazioni per il solo campionato vanno dal venerdì al lunedì, e spesso serve restare una notte o arrivare il giorno prima. Senza contare poi turni infrasettimanali, Coppa Italia, eventuali coppe europee: conciliare occupazione fissa e arbitraggio ad alto livello è diventato impossibile. I liberi professionisti riescono più o meno a gestirsi, divento il discorso per gli impiegati che spesso sono costretti a lasciare il loro lavoro. Arbitrare porta più soldi di un lavoro comune, ma non dura in eterno per questo la necessità di creare questo "Tfr degli arbitri”. Aia e Figc stanno definendone i criteri (possibile sia a scaglioni tarati sull’ultimo anno di carriera) ma le idee sono chiare: durerebbe non più di 2 anni e si interromperebbe appena l’arbitro avesse un nuovo reddito. A beneficiarne non sarebbero poi molti, visto che ogni anno ne vengono dismessi 2 in A e 5 in B. L’ultimo anno sarebbe costato poco più di 100mila euro.

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