IL PRECEDENTE - Pescara-Lazio una noia mortale. E a Roma c'è il caso De Angelis

05.02.2017 09:00 di  Francesco Bizzarri  Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
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Dopo la goduria di Coppa Italia con la vittoria sull’Inter bisogna ripartire in campionato. Si va a Pescara dall’amico Massimiliano Oddo, in ricerca continua di punti per tentare una salvezza che assomiglia sempre di più a un’utopia. Ma attenzione al trappolone. Così Inzaghi cerca di tenere alta la concentrazione puntando alla vittoria, fondamentale contro gli abruzzesi.

LA PAURA - 5 ottobre 1980. All’Adriatico ecco la Lazio di Castagner che lotta in Serie B, davanti c’è il Pescara di mister Agroppi. Sul campo però vince la paura e la noia: entrambe le squadre non affondano mai il colpo per timore di andare sotto. Come dire: meglio un punto che niente.  Per i biancocelesti è Citterio, il terzino, che ci prova in più di qualche occasione senza trovare successo. E che sia un difensore a tentare la via della rete, la dice tutta sull’atteggiamento dei capitolini. 0-0 finale. Intanto a Roma è successo il pandemonio: Nanni De Angelis, giovane politicante di destra e leader di Terza Posizione, è stato trovato morto in carcere a Rebibbia. La sua è una storia ancora avvolta nel mistero. Il 23 settembre di quell’anno, dopo la strage di Bologna, vengono diramati dalla polizia tantissimi mandati di arresto. Nell’elenco figura anche Nanni De Angelis e suo fratello. Sono circa 500 gli agenti impegnati a cercarli per Roma. Il De Angelis, sfuggito alla prima retata, cerca di procurarsi dei documenti falsi. È comunque convinto della sua innocenza. Ma a via Sistina, a due passi da piazza Barberini, viene beccato e arrestato. Durante l’arresto e in commissariato il ragazzo viene riempito di botte: volani schiaffi, pugni e calci di pistola. Quella stessa mattina viene ricoverato per un forte trauma alla testa, poi dimesso. Il giorno stesso, in una stanza d’isolamento di Rebibbia, viene trovato impiccato. Un suicidio che ha portato all’apertura di un’inchiesta: l’autopsia stabilisce che la morte non è avvenuta per volontà del giovane. Sei anni dopo, le accuse che lo vedevano immischiato nell'attentato a Bologna, decadono: un filmato dell’epoca mostra Nanni e suo fratello impegnati in campo durante un match di football americano a Castel Giorgio.

"È facile passare dall’ applauso alla gogna, dalla gloria all’ insulto. Anche per la persona più nobile e innocente, basta uno schizzo di fango e subito c’è gente che incomincia a trovarle difetti, a scoprire errori, colpe che vengono ingigantite. (…) La stessa gente che gridava «evviva» ora grida «abbasso», chi gridava «ti amo» ora grida «ti odio», chi gridava «vita» ora grida «a morte»".
Francesco Alberoni.

Il consiglio musicale: "Come una guerra la primavera” - Dimartino (Album: Un paese ci vuole, 2015. Picicca)