ESCLUSIVA - Lino Della Corte: "L'aquila è il mio simbolo, sono laziale dentro. Inzaghi? È un uomo da Lazio"

09.09.2016 09:00 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Claudio Cianci-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Lino Della Corte: "L'aquila è il mio simbolo, sono laziale dentro. Inzaghi? È un uomo da Lazio"
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In picchiata come un'aquila pronta ad afferrare la preda. Adrenalina, velocità, concentrazione ed attenzione all'atterraggio. Lui il rapace biancoceleste ce l'ha stampato sulla pelle, gli scorre dentro il sangue. Ha avuto l'onore di poter atterrare dentro un Olimpico pieno d'amore in occasione della festa per lo scudetto della Lazio nel 2000 e non solo. Si è lanciato anche durante la manifestazione di 'Di Padre in figlio'. È il presidente della Lazio paracadutismo ed ora parteciperà al World Parachuting Championships - FAI Mondial 2016  che si terrà a Chicago il prossimo undici settembre. Si esibirà nella specialità dello 'Speed Skydiving'. Non è certamente una competizione per animi deboli, visto che è lo sport più veloce del mondo non motorizzato. Per approfondire l'argomento, la redazione de Lalaziosiamonoi.it, ha contattato in esclusiva Lino Della Corte, che oltre al paracadutismo ha una fede laziale incrollabile.  

Lei parteciperà a questo Mondiale di paracadutismo, ci parli di questa competizione...

"In questa competizione che si terrà a Chicago si vedranno insieme quasi tutte le discipline. Ci vanno tutte le squadre che normalmente hanno vinto il titolo di campione d'Italia esclusa la squadra di 'precisione in atterraggio', che è una rappresentativa vera, come il calcio. Noi andremo con quattro specialità: c'è la Nazionale di precisione in atterraggio che è composta da una selezione dei migliori cinque atleti. Ci sarà la Nazionale di caduta libera a quattro elementi. E poi c'è la squadra di free fly, che è la ginnastica artistica, che quest'anno è diventata campione d'Italia. Inoltre, per la prima volta, c'è lo speed skydiving, disciplina nata 20 anni fa ed ultima ad essere entrata nel regolamento sportivo internazionale. Io, avendo superato la velocità minima (300km/h) necessari per partecipare ad una competizione internazionale, ho chiesto alla Federazione italiana se potevo andare. La Società Sportiva Lazio paracadutismo pagherà le spese di questa esperienza. Mi sono dovuto reimpostare, mi sono sempre lanciato per orizzontale ed ora dovrò assumere una forma ed una posizione aerodinamica, si deve superare la velocità della forza di gravità. La gara parte dai 4.000 metri, ma il chilometro lanciato è dai 2.700 metri a 1.700 metri. In quel chilometro grazie a degli altimetri elettronici, vengono estratte le informazioni sulla tua prova e il giudice a terra scarica la velocità media rilevata fra i due altimetri. A 1.700 metri è necessario frenare immediatamente per non avere un'apertura violenta. Per questo vengono utilizzati paracadute estremi, che hanno un freno molto più morbido rispetto a quelli che si usano di solito. Si tratta di una cosa fantastica: è come tornare indietro nel tempo, quando avevo 25 anni. Ho passato un mese ad allenarmi a Ravenna partendo dai 307km/h, in una quindicina di lanci su un totale di 70 ho superato i 400km/h. Ho fatto anche due belle performance. In una ho raggiunto i 465km/h e in un'altra i 455km/h. Ma non so quale sia la mia velocità media di preciso, lo scoprirò al Mondiale. Ci vuole tecnica e un peso specifico particolare. Ho deciso di rimettermi in gioco, vedremo cosa accadrà. L'obiettivo è investire tutto per fare dei lanci: se dovesse andare bene, mi dimetterò da presidente della Lazio paracadutismo per raggiungere un posizionamento mondiale di alto livello".

E le sue attività ora come vanno?

"Ho vissuto un momento critico: la scuola dell'Urbe quando l'abbiamo aperta c'è stato un incidente, sono solo due anni che siamo tornati a Roma. Gli aeroplani rotti, la difficoltà di trovare fondi attraverso gli enti. Noi siamo stati molto positivi, però abbiamo sofferto questi ultimi anni. Questa disciplina è dentro di me, l'idea dell'aquila e la picchiata, sei solo tu e la terra che si avvicina velocemente in soli 30 secondi, mi sono rivoluzionato nel modo di lavorare. Mi fa impazzire la tensione del lancio, qui la tua preoccupazione è solo riguardo al paracadute che si apre".

Da una passione ad un'altra... la Lazio, cosa ne pensa di quello che è accaduto quest'estate fra la vicenda Bielsa e la vicenda Keita? Un giudizio su queste prime due uscite stagionali...

"Io non entro in merito alle decisioni societarie, è cambiato tutto alla Lazio, basta vedere le foto degli anni settanta dove lo stadio era stracolmo. Io non voglio entrare in queste dinamiche. A me piace molto Inzaghi, vedo questa stagione in modo positivo. Per quello che riguarda Keita penso sia difficile gestire un ragazzo di vent'anni che guadagna tutti quei soldi. Ma non mi sento di dire nulla, credo solo che Inzaghi farà una grande stagione. I giocatori ci sono, Immobile, ad esempio, mi piace molto. I cavalli vincenti si vedono alla fine".

Si può dire che a livello di adrenalina quello che le dà la Lazio è comparabile ad un lancio?

"La Lazio è alla mia vita: io sono diventato paracadutista negli anni '70 quando eravamo ancora in Curva Sud e c'era lo striscione Folgore nel settore. Per me la Lazio è il volo, l'aquila, i colori del cielo. Sono marchiato a pelle dalla Lazio. Fare una specialità che rappresenta il mio simbolo è il massimo. Ricordo il 21 maggio del 2000, quando mi lanciai all'Olimpico, avevo un aereo di 21 posti tutto per me e dissi 'Mi lancio lasciando l'aquila madre per diventare l'aquila in picchiata che va a prendere la preda'. Quando entro all'Olimpico mi butto fra la mia gente e il mio popolo che amo: è il massimo. Anche se certi tifosi alle volte con la loro negatività mi fanno arrabbiare. Sono tutti allenatori, per me il tifoso dovrebbe tifare e basta, ma io faccio parte della vecchia guardia. Io sono orgoglioso di essere laziale".

Un lancio che lei ricorda con più piacere?

"Ho fatto 17 lanci allo stadio, il più emozionante è stato nel '93 quando c'era la presentazione di Boksic. Fummo i primi ad entrare all'Olimpico. Per quello che riguarda 'Di Padre in figlio', il primo dei due lanci è stato esaltate perché era un momento storico. Quello di quest'anno fu il più difficile perché avremmo dovuto rinunciare al lancio ma io dissi ai miei ragazzi che non mi interessava e che se avessimo sbagliato saremmo atterrati allo Stadio dei Marmi. Ma quello che mi tolse il fiato fu quello fatto per la festa dello scudetto del 2000, quando entrai davanti agli 83mila spettatori presenti con il tricolore, ricordo una marea di flash e di fotografie. Anche quello di Lazio-Lecce dove ho colpito il pallone a centrocampo prima dell' inizio del secondo tempo. Quello dello scudetto però fu un evento che fu trasmesso in diretta tv. Davvero incredibile".

Lei come atleta deve avere una concentrazione superiore alla norma, che consiglio vuol dare ad Inzaghi per gestire questo gruppo?

"A me Inzaghi piace, lo vedo aggressivo in panchina. Se fossi in lui lascerei i giovani a briglia sciolta. Non entro in merito ai suoi dettami, ma c'è troppa tattica nel calcio. Per me dovrebbe dire ai ragazzi di entrare in campo e fare ciò che sentono, senza troppi fronzoli. Inzaghi è giovane, a volte sembra che voglia entrare in campo e giocare. Fu un attaccante particolare, lui lo vedo un tecnico giusto per la Lazio e gli faccio i migliori auguri".

Lei ha parlato di giocatori che devono giocare a briglia sciolta e senza grattacapi. Era un messaggio rivolto a Felipe Anderson visto che non ha brillato molto la scorsa stagione?

"Felipe è un fenomeno e va coccolato. L'ansia da prestazione ti distrugge: quando hai questi giovani li devi caricare e coccolare. Sono ragazzi di 20 anni che entrano in un Colosseo, come fossero gladiatori. Loro vivono fuori di casa e lontano dai propri cari. La stampa e la tifoseria dovrebbero avere un atteggiamento diverso nei confronti di questi giovani. Anche le radio stesse dovrebbero avere un atteggiamento differente. In campo quando sbagliano due o tre volte un passaggio lo stadio mugugna. A Roma è tutto più amplificato, lo dico sempre: c'è Roma e poi il mondo. Qui sono tutti allenatori, tutti che capiscono di calcio. L'ambiente dovrebbe cambiare perché alla fine un Anderson e un Keita ci fanno divertire con i loro i numeri".

Parliamo di un altro giovane che però sembra un veterano... Si tratta di de Vrij. Un suo giudizio sul calciatore?

"Si tratta di un elemento che è una sicurezza per chi gli gioca vicino, ha un'autorità, una visione di gioco e una proprietà di movimenti che mettono paura. Non lo vedi mai slegato e in difficoltà. Lui e Biglia sono due grandi giocatori, perché anche Biglia davanti alla difesa è fortissimo".

Domenica c'è Chievo-Lazio: un suo giudizio sulla gara?

"Il Chievo è sempre stato difficile per noi, lo vedo strano. Ho simpatia per loro, sono una squadra di un quartiere di Verona dove c'è il centro di paracadutismo di Boscomantico. Non so che gara sarà, spero in una vittoria. Anche perché Immobile lo vedo gasato dalla Nazionale, quindi spero che la Lazio vinca".

 

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