ESCLUSIVA - Pietro Nicolodi (Sky): "La Lazio ha grande qualità! Klose, chapeau per la sua umiltà"

Pubblicato ieri alle 19:30
18.10.2014 07:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Cristiano Di Silvio-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Pietro Nicolodi (Sky): "La Lazio ha grande qualità! Klose, chapeau per la sua umiltà"
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© foto di Federico Gaetano

Che il nostro calcio stia vivendo uno dei momenti più bassi della sua storia, se paragonato ai lustri del passato e alla fama di cui la “pelota” italiana godeva fino a qualche tempo fa, pare dato acquisito. Non bastassero le parole, a dare conforto a questa presa di coscienza c’è anche, e soprattutto, quanto rimanda l’implacabile responso del rettangolo verde. Nel giro di dieci anni, il nostro ranking Uefa è così peggiorato da far perdere alle nostre squadre un posto Champions, amara considerazione se si pensa alla finale tutta tricolore di Manchester 2003; l’avventura delle nostre squadre in Europa League non è cosa da raccontarsi ai nipoti. Parafrasando ma smentendo l’antico adagio, però, se Atene piange, Sparta ride, eccome. Spagna, Inghilterra, anche la Francia, ma soprattutto la Germania, possono vantare campionati che, per un verso o per l’altro, mostrano un invidiabile appeal se paragonati alla competizione nostrana. In particolare, la Germania, dopo anni di silenzioso apprendistato, sembra essersi presa la ribalta che, con fare tutto tedesco, pare poco intenzionata a dividere con i “cugini” continentali. Una “politica” calcistica che si è saputa fermare, per valutare i propri insuccessi, e che è ripartita dalle scuole e dallo scouting autoctono, nonostante l’inevitabile e positiva commistione con le forti emigrazioni turche e centroafricane. La Germania degli stadi pieni e sicuri, dei tifosi impagabili pronti a sfidare temperature impossibili, la Germania che pur soffrendo anche lei di recessione, in qualunque ambito ci si trovi, sia calcio o politica scolastica, fonda tutto il suo operare sull’etica della responsabilità perché, col proprio agire, si giunga alla responsabilità dell’etica. La Germania, dunque, che al sole del Brasile, non poteva non laurearsi campione e guardare tutti dall’alto. Per parlare di Lazio, per commentare con lui l’imminente confronto con la Fiorentina di Montella, sfida che ha molto rimandi al tricolore teutonico, la redazione de Lalaziosiamonoi.it, in esclusiva, ha contattato uno dei volti noti di Sky che, senza timore di smentita, può essere definito il “germanista” della televisione satellitare di Murdoch: Pietro Nicolodi. Profondo conoscitore del calcio tedesco, ma non solo del calcio, con la sua capacità e la sua competenza, rappresenta un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire le questioni legate alla Bundesliga. Pietro Nicolodi è la “voce” della Bundesliga, è il perfetto completamento a quell’atmosfera unica che si respira, anche se dal proprio divano, quando ci si imbatte in un incontro della massima serie tedesca. Ecco cosa ci ha risposto.

Pietro, questo Lazio-Fiorentina che ci apprestiamo a vivere, ha delle inequivocabili tinte giallorossonere. Klose da una parte, Mario Gomez dall’altra: grandi campioni con un comune presente, fatto di esclusioni più o meno forzate. Che momento pensi stiano vivendo i due “panzer”?

Partirei con il tedesco della Lazio. Sono al corrente di qualche “mal di pancia” della tifoseria laziale nei confronti di un suo presunto appagamento da “vittoria delle vittorie”, quale è stata quella Mondiale. Io lo conosco, e se è rimasto alla corte di Pioli, lo ha fatto con convinzione e con la certezza di poter essere utile alla sua maniera. Vorrei far notare che non è l’unico nazionale tedesco a “zoppicare” in questo inizio di stagione. Anche nel campionato che seguo direttamente, al netto delle vittorie o delle sconfitte dei propri club, sono molti gli iridati ad aver iniziato la stagione sottotono. È chiaro che quanto ti chiede, in termini di sacrificio e di spesa energetica un Mondiale, non ha paragoni. Lui sta facendo la sua parte, sta in panchina con l’umiltà di un ragazzino e questo conta molto. Mi è capitato di sentire le sue dichiarazioni dopo la sconfitta con l’Udinese - e ribadisco sconfitta - (a Sky, a fine gara, ndr): beh, erano tutte un elogio del lavoro di Pioli e della sua volontà di rispettarne scelte e lavoro, anche se al momento questo significa vedere la partita da seduto. Chapeau. Per ciò che riguarda il viola, sono sconcertato dall’incredibile serie di incidenti che hanno attanagliato “Super Mario”. Constato con amarezza come sia entrato in una spirale molto negativa, dalla quale bisogna uscirne recuperati non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Quando tutto va male, quando la ricaduta è dietro l’angolo, devi saper tenere anche sotto il profilo strettamente umano. Lui ha un fisico molto possente, che se però viene minato come gli è capitato, paga dazio forse ancora più di un atleta con una corporatura più esile. Va da se che la sua assenza è un grande handicap per la “Viola”.

Come giudichi questo inizio di stagione delle due squadre? Il responso del campo è stato veritiero, nel bilancio tra gioco espresso e risultati, oppure manca qualcosa alle loro classifica?

Mi è capitato di vedere la partita della Lazio a Marassi contro il Genoa. Mancherò di originalità, ma se il primo tempo fosse finito con quattro reti alle spalle di Perin, nessuno avrebbe potuto contestare cotanta goleada. E invece, no: zero punti riportati a Roma e bottino pieno ai rossoblù, il calcio è fatto anche così. Però, lasciami dire che in quell’occasione ho visto una squadra che diverte, che sta messa bene in campo, che resta ordinata e che prova a vincere col bel gioco. La Lazio ha qualità e si vede; col tempo secondo me si assesterà e potrà ritagliarsi il suo ruolo. La Fiorentina, invece, è arrivata ad un momento di svolta della gestione Montella: detto che poche rose avrebbero resistito alla doppia batosta dei ripetuti infortuni di Gomez e di Rossi, dopo una partenza frenata, vedo la squadra che vuole rimettersi in paro e portarsi sulla via della ripresa. Al netto della prestazione schiacciante offerta contro l’Inter e avvalorata anche dal pessimo momento dei milanesi, credo, però, che in quest’ultima parte del “regno” di Montella, il valore complessivo della “Viola” sia peggiorato: la qualità non la sostituisci con la quantità.

Ti propongo un parallelo: da una parte, in casa Lazio, il “cavallo di razza” Keita, finora poco utilizzato da Pioli, dall’altra il talentuoso Marin che, invece, scelta Firenze per ripartire, si infortuna (che novità!) e rimane ancora ai box. Possono, una volta recuperati dalle diverse condizioni, rappresentare un’arma in più per i due allenatori durante questa stagione?

Guarda, su Marko Marin “sanguina” una ferita che non si è ancora rimarginata. Provo una grandissima ammirazione per questo giocatore oramai maturo anche se ancora giovane anagraficamente (25 anni, ndr). Anche qui, però, tra gli infortuni che lo hanno bersagliato e sue incomprensibili “pause” nelle squadre dove ha militato, è come se avvertissi che un talento si stia sciupando passo passo. Nell’ultima apparizione al Siviglia, ho rivisto barlumi di quel talento imprendibile che era ai tempi del Werder, quando scherzava i suoi avversari sulla fascia senza essere fermato. Ricordo la sua devastante prestazione qualche anno fa, in Champions, contro il Tottenham: uscii dallo stadio con la convinzione che fosse un talento puro. Ora a Firenze di nuovo problemi fisici… Vale, però, la pena di aspettarlo. Del giovane biancoceleste, posso dire che mi piace tantissimo, mi diverte come salta l’uomo cercando sempre la giocata. Trovo importante come riesca a spaccare le partite, ma se Pioli finora lo ha tenuto in panchina, non bisogna farne un dramma, anche se immagino l’ambiente laziale sia in fibrillazione. Keita è un talento, gestire e dosare i talenti, però, non è un crimine e Pioli il suo mestiere lo sa fare. Prima o poi, però, arriverà anche l’ora di Keita.

Allargando lo sguardo: le società italiane e l’organizzazione tedesca, da sempre, e a ragione, dipinta come una garanzia di successo. Ti chiedo: come si “germanizza” una società di calcio italiana, ancora troppo legata ad uno schema tradizionale e poco brioso?

Per modernizzare il mondo del calcio, va da se che, per prima cosa, bisogna volerlo modernizzare. Faccio un esempio: intorno alle società di calcio tedesche è stato fatto un grande lavoro di ampliamento della sfera pubblica delle stesse società. Molte squadre tedesche hanno una televisione efficace, mezzi di comunicazione e di avvicinamento del tifoso moderni e semplici; senza timore di smentita alcuno, posso dirti che un sito internet di una società di terza serie tedesca è di gran lunga migliore, in termini di prodotto e fruibilità, di molti siti di squadre italiane di Serie A. L’intero movimento calcistico tedesco è cresciuto, modernizzando, spendendo bene e ripartendo dal basso. Va poi detta una cosa che io ritengo importante: in Germania non si è mai perso il vero senso del calcio e la sua importanza che è sì, fondamentale, ma non è vitale come in Italia, ad esempio. Credo, però, che questa equilibrata visione del calcio sia appannaggio dei tedeschi in quanto tali, e cioè diversi da noi, campanilistici fino al parossismo.

Touchè! In conclusione: tu meglio di chiunque altro hai tastato il polso del calcio tedesco e del suo restyling. Ora raccolgono i frutti: la Bundesliga è il campionato continentale più attraente che c’è. Quali possono essere gli ingredienti di questo vistoso successo?

Lo stadio, la sua vivibilità e la sua comodità rappresentano il primo e lampante motivo di successo. Al pari degli impianti inglesi, quelli tedeschi sono vissuti per il calcio, perché il calcio stesso va vissuto, con partecipazione e comodità. E questo genera la grande affluenza e le stupende coreografie che oramai la “Bundes” ci ha abituati a vedere. Tempo fa, mi è capitato di parlare con Luca Caldirola (l’ex difensore Inter ora in forza al Werder Brema, ndr) e constatare tutto il suo entusiasmo per il “Weserstadion” sempre pieno e pronto spingere la squadra. Cinquantamila persone che ti sostengono ad ogni incontro sono un bene prezioso per il calcio. I tedeschi lo hanno capito; qui da noi qualche dubbio ce l’ho.