FOCUS - Vargic, the new Berisha: alla scoperta del 'piccolo di Djakovo'

01.02.2016 07:20 di  Daniele Rocca  Twitter:    vedi letture
Fonte: Daniele Rocca-Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Vargic, the new Berisha: alla scoperta del 'piccolo di Djakovo'

Ultime tre ore di mercato. Non si muove una foglia. La porta del box con l’aquila biancoceleste è chiusa a chiave, Tare e Calveri non sono nemmeno saliti sul treno per Milano. Eppure qualcosa bolle in pentola: gira voce che la Lazio sta cercando un portiere. "Leali?" "No". "Belec?" "Nemmeno". "Ragazzi, è Vargic!". "Chi?". Tutti su Google. Oppure no, troppa fatica per un nome così poco altisonante. Ma un acquisto è un acquisto, soprattutto l'ultimo giorno. Il discorso va approfondito. Allora, portiere croato nato a Osijek il 15 marzo 1987. Caratteristiche fisiche: 192 cm per 90 kg. Troppo poco. C’è tanto altro da scoprire sul nuovo arrivato in casa Lazio. Che ha già svolto le visite mediche in Paideia, anche se sarà tesserato solo il prossimo luglio. Cinque mesi per svelare il suo futuro in biancoceleste. Tanto vale fare un tuffo nel passato, tra gli aneddoti e le curiosità di una carriera vissuta interamente in patria, esperienza in Finlandia a parte.

DALLA DRAVA AL TEVERE, PASSANDO PER... FIUME - Metti una mattina d’estate a Djakovo, un paesino a meno di mezz’ora da Osijek. È domenica, tutti al Comunale della quarta città più importante della Croazia. Il papà porta il piccolo Ivan a vedere tutte le partite della squadra locale. Lui cammina a stento. In campo invece c’è un giovane attaccante che la butta sempre dentro. Ruba la scena, è destinato a diventare una leggenda del calcio nazionale. Si chiama Davor. Sì, non servirebbe nemmeno aggiungere il cognome. Esatto, Suker. Ben 45 gol in 69 partite con la maglia a scacchi (record tutt’ora imbattuto ndr.), trascinando la Croazia fino al bronzo di Francia ‘98. Ma noi restiamo a Osijek, perché Ivan cresce. Sulle sponde della Drava, il fiume che attraversa la città. Anche lui vuole diventare un campione. Ma il suo scopo non è quello di gonfiare la rete, vuole difenderla. Il pallone non deve mai passare oltre le sue spalle. E allora mani nei guanti, da qui non si passa. L’ambizione lo porta lontano da casa: a 21 anni vola in Finlandia. L’FC Honka riconosce in lui il talento cristallino di un giovane affamato di gloria. Storia copia/incolla di un altro portiere nato nei Balcani e cresciuto in Scandinavia: Etrit Berisha. Dall’Albania alla Svezia, per poi approdare in Italia. Vargic ha fatto un passo in più, ma l’obiettivo è lo stesso: fare concorrenza a Marchetti. Dopo tre anni tra freddo e neve, Ivan capisce che quel posto non fa per lui. Meglio trovare conforto nei confini della propria patria, magari cullato dalle sponde di un altro fiume. Pardon, del Fiume. Nel Rijeka si consacra come uno dei migliori portiere del panorama croato. Tra un’apparizione in Nazionale e una in Europa League, ecco la chiamata della Lazio. Avanti col prossimo fiume. Ave Tevere!

USCITE DISPERATE, MA SEMPRE COL SORRISO -Forte tra i pali, bravo nelle uscite, un portiere che dà garanzie. Sorride sempre, fa gruppo”. Ecco come lo descrivono gli addetti ai lavori ed esperti del calcio croato. Non chiedetegli la parata stilosa, lui esce a valanga. Rozzo, ma efficace. Niente plastica, al massimo metallo arrugginito. C’è chi auspica una crescita tecnica grazie ai preparatori italiani. Tare ha scelto un blocco di marmo, adesso sta a Grigioni togliere tutto quello che non gli serve. Non chiamatelo portiere moderno. Gli interventi disperati sono il suo punto di forza, anche se di disperato non ha proprio niente. Para e ride. Ride e para. È fatto così Ivan Vargic. Un gigante buono. Il soprannome gli viene affibbiato dai compaesani: ecco a voi il ‘piccolo di Djakovo’. Una garanzia, anche dal punto di vista del divertimento. Quasi due metri d’altezza, ma sempre pronto allo scherzo. Attenzione però, quando abbassa la saracinesca fa sul serio. Con la maglia del Rijeka stabilisce il record di imbattibilità del club: dal 2 agosto al 4 ottobre 2015 senza subire un gol. Sette partite consecutive con la rete bianca, immacolata, vergine. Il richiamo dell’Italia era arrivato già dall’estate scorsa. Il connazionale Igor Budan, attualmente ds dello Spezia, voleva portarlo in Liguria. Niente da fare. Appuntamento rimandato di qualche mese. Stavolta è la Lazio a bussare alla porta del Rijeka. L’occasione è di quelle che capita una volta in carriera. C’è poco da ridere.