L'ANGOLO TATTICO di Genoa-Lazio - Gli incantesimi di Grifondoro e una Lazio "bella ma non balla"

22.09.2014 11:07 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
L'ANGOLO TATTICO di Genoa-Lazio - Gli incantesimi di Grifondoro e una Lazio "bella ma non balla"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it

Nella domenica degli incantesimi infiniti, delle maledizioni perpetue, del "parliamo di cabala, va', che sfiga non è professionalmente corretto", quale poteva mai essere il dato relativo ai tiri della Lazio verso il bersaglio stregato dei Grifondoro? Se avete pensato a 17, avete indovinato. No, parlare di sfiga non è poi così scorretto. O meglio, è l'unico fenomeno paranormale che spiega come la porta del Genoa sia rimasta inviolata in tutto il primo tempo. Al tentativo di giustificazione esoterico concorrono poi altri due fattori più... terreni: un Perin formato Nazionale e quel pizzico di cinismo in più - cinismo da sempre è la parolina magica (magica, appunto) che si usa in questi casi - che sarebbe bastato per chiudere la prima frazione in vantaggio.

SPETTACOLO SENZA GOLDelle nove occasioni da gol (nove = tre volte tre, riecco la numerologia) avute dagli uomini di Pioli nei primi 45 minuti, la traversa fatta tremare da Djordjevic rappresenta al meglio una partita totalmente illogica. Nella boxe, la Lazio avrebbe vinto ai punti e con i punti sarebbe rincasata nella Capitale. Nel calcio - purtroppo o per fortuna - vince chi la butta dentro. Avrebbe vinto il Cile, agli ottavi di finale del Mondiale, se Mauricio Pinilla non avesse centrato la traversa al 120° minuto del match contro il Brasile. Stavolta non si tatuerà la rete con cui ha deciso l'incontro di ieri, ma sta di fatto che è bastato un colpo di testa da zero metri dello stesso Pinilla per punire oltremodo una Lazio tanto spettacolare quanto inconcludente. "Bella ma non balla", per citare i motti popolari che non falliscono mai.

SPERIAMO CHE... - Una Lazio che nella ripresa ha dato la netta impressione di non aver speso tutto prima dell'intervallo. A livello mentale ancor prima che atletico. Una squadra che si è fatta intimorire dalla stessa beffarda impossibilità di segnare uno straccio di gol. I primi 45 minuti rimarranno nella memoria come i più belli disputati dalla Lazio negli ultimi anni. Triangolazioni, dribbling e passaggi filtranti, inserimenti dei centrocampisti e discese sulle fasce. Senza dimenticare la precisione nel bloccare le ripartenze degli avversari. Da Felipe Anderson a Lulic, da Braafheid a Parolo fino alle diga difensiva protetta da Biglia: difficile trovare il migliore in campo nel primo tempo. I princìpi di gioco cari a Pioli che si fanno verbo. Se non sono diventati capolavoro, è perché al bello estetico non è seguita la goduria più materialistica del gol. Quella su cui si basa da sempre il calcio. Speriamo di non doverci ritrovare di nuovo a dover fare i complimenti a una Lazio che però raccoglie pochi punti. La Lazio ci piace bella, ma che sappia anche ballare.

P.S. Sei mesi lontano dai campi, dopo appena due partite in cui aveva mostrato a tutti di che pasta è fatto. La garra argentina gli servirà ora per tornare più grintoso di prima. A presto, Gentiletti. Buena suerte, Santiago!