14 maggio 2000, la storia di un lungo sogno...

14.05.2015 11:49 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Claudio Cianci-Lalaziosiamonoi.it
14 maggio 2000, la storia di un lungo sogno...

Questa è la storia di un lungo sogno e di grandi emozioni, sfociate in unico urlo liberatorio: campioni d’Italia! Sì, campioni, dopo un’attesa lunghissima la Lazio capitanata da Sven Goran Eriksson torna regina del campionato per la seconda volta nella storia del club capitolino. E lo fa l’anno del Giubileo, ma non solo. Quella squadra si è regalata lo scudetto in occasione del centenario biancoceleste. Se le emozioni di Lazio-Foggia del 1974 sono considerate da tutti in pieno stile biancoceleste, quelle respirate all’Olimpico il 14 maggio del 2000 superano di gran lunga ogni immaginazione. Si è passati dallo spettro di un’altra beffa come nella stagione 98-99, quando il Milan soffiò ai biancocelesti il titolo per uno solo punto, fino all’immensa, incontenibile, gioia dopo il triplice fischio di Perugia-Juventus. La cavalcata del secondo scudetto però non è stata per nulla semplice, nonostante una squadra composta da veri purosangue del calcio. Basti pensare a capitan Nesta, Diego Simeone, Pavel Nedved, Roberto Mancini, Veron, Salas e Stankovic. Una corsa complicata, che ha il sapore di un’impresa. Il 19 marzo la Juventus di Ancelotti aveva 9 punti di vantaggio sui capitolini, i torinesi avevano mezzo scudetto cucito sulla maglia. Il primo aprile del 2000, in occasione di Juventus-Lazio, la carica l’hanno suonata gli argentini: su un cross di Veron, Diego Simeone anticipa tutti in area e consegna la vittoria alla Biancoceleste. Da quel momento in poi il recupero, un volo che un destino complice porterà l'aquila in cima alla classifica proprio all’ultima giornata. I biancocelesti battono la Reggina per 3-0, portandosi un punto sopra la Vecchia Signora. In attesa di capire se il Perugia riuscirà a fermare la Juve al Curi. Nel mezzo una copiosa pioggia, che costringe Collina a sospendere momentaneamente l’incontro fra umbri e piemontesi. All’Olimpico i giocatori osservano da uno schermo l’evolversi degli eventi, mentre i tifosi ascoltano tramite radio quanto accade in Umbria. Perugia-Juventus non viene sospesa, l’arbitro decide che si può giocare. Arriva il gol di Alessandro Calori, a Roma scoppia un urlo liberatorio. Poi una lunghissima sofferenza durata 45 minuti più recupero, ma solamente sul cronometro. Quando si vivono certe emozioni, ci si rende conto che il tempo è relativo. Per ogni singolo tifoso laziale, quella seconda frazione di gioco è durata un’eternità. Collina fischia la fine, a Roma inizia una lunghissima festa, la Lazio ha dovuto attendere le 18:04 per poter esultare. Ma non importa, la bellezza di quel momento, intriso di lacrime, bandiere, sciarpe, è valso l’attesa. I ragazzi di Eriksson hanno vinto il secondo scudetto della storia laziale davanti ai propri tifosi, soffrendo insieme a loro e quanto loro. Una pagina pregna di lazialità, forse più di molte altre.