Crespo: "Lazio candidata al secondo posto, con Anderson è tutto più semplice"

Pubblicato il 20/03 ore 16:30
21.03.2015 07:20 di  Matteo Vana  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Vana - Lalaziosiamonoi.it
Crespo: "Lazio candidata al secondo posto, con Anderson è tutto più semplice"

Una vita sui campi di calcio a bucare portieri. Lo ha fatto con le maglie di Parma, Milan, Inter e soprattutto Lazio. Il più costoso trasferimento della storia del calcio italiano, 110 miliardi totali. Un peso difficile da gestire, un fardello difficile da portare. Hernan Crespo, però, è stato abituato a combattere con le pressioni di piazze importanti: 48 reti in 73 presenze, un bottino importante per uno dei bomber più profilici della Serie A. L'ex attaccante biancoceleste si è raccontato ai microfoni della trasmissione radiofonica "I Laziali Sono Qua" in onda su Elleradio.

Hernan tu sei stato uno dei più grandi attaccanti che la Lazio abbia mai avuto. Ricordiamo, a chi non lo sapesse, che hai realizzato 48 reti in 73 presenze con la nostra maglia. Attualmente insegni calcio ai più giovani, dato che sei l’allenatore della Primavera del Parma. Noi vorremmo evitare domande sulla situazione del club emiliano per non metterti in difficoltà. Parliamo un po’ di Lazio?
“Vi ringrazio per la delicatezza, ma non mi mettete in difficoltà. Anzi, apro io questo capitolo. Tutte le persone come me, che hanno il privilegio di poter fare dello sport il proprio mestiere, sono delle persone fortunate. Purtroppo, in questo mondo così bello, a volte accadono delle cose difficili da spiegare. Ogni singolo componente della società che sta vivendo questa situazione, ha cercato di continuare a fare il proprio mestiere nonostante i problemi. Mi sembra però che si sia esagerato e non poco. Qui siamo tutti dei seri professionisti e abbiamo una dignità da non far calpestare. E’ un discorso di principio, che va dal calciatore al magazziniere. Chi lavora deve essere pagato. Non dimentichiamoci che non si tratta solamente di poter scendere in campo la domenica o no. Qui c’è una città paralizzata da questa situazione”.

Detto questo, parliamo di cose belle e quindi di Lazio. Quali sono stati i momenti più belli che hai vissuto da laziale?
“Ce ne sono tanti. Sicuramente non scorderò mai l’arrivo. Il primo giorno che venni a Formello c’erano 7.000 persone a ricevermi. Si faceva fatica a passare. Poi le nottate di campionato e Champions vissute all’Olimpico. Mi facevano sentire orgoglioso di me stesso e pensavo “Cavolo… Guarda dove sono arrivato”. Era una cosa da pelle d’oca. Infine mi fa piacere ricordare la vittoria della Scarpa d’argento. Nel mio primo anno alla Lazio fui capocannoniere della Serie A con 26 reti”.

Hernan probabilmente tu hai giocato nella Lazio più forte di tutti i tempi. Dopo la vittoria dello Scudetto furono aggiunti Peruzzi in porta oltre a te e a Claudio Lopez in attacco. A distanza di anni come ti spieghi il fatto che con quella squadra non vinceste di nuovo lo Scudetto o la Champions League? 
“Probabilmente la squadra pagò il fatto di aver vinto il titolo la stagione precedente. Ci mettemmo un po’ di tempo a ritrovare lo splendore dell’anno prima. A questo aggiungiamoci il fatto che Eriksson andò via a metà anno per allenare l’Inghilterra. Insomma, ci furono dei fattori che non ci consentirono di esprimerci subito al meglio. Va anche riconosciuto che le squadre che c’erano in quegli anni erano mostruose. Con l’arrivo di Zoff ci ritrovammo definitivamente e sono convinto che se Dalmat non avesse fatto quel maledetto gol a Bari avremmo vinto nuovamente lo Scudetto”.

Veniamo alla Lazio di oggi. Ti aspettavi di vederla così in alto a questo punto della stagione?
“Onestamente no. Pensavo che potesse lottare per un posto in Europa League. Va dato merito al lavoro che ha svolto la società e soprattutto a quello che è riuscito a fare Pioli. E poi c’è quel fenomeno di Felipe Anderson che rende tutto più semplice”.

Da grande bomber quale sei stato che opinione hai di Djordjevic e di Klose?
“Sono due attaccanti molto diversi. Djordjevic è un buon attaccante che fa della prestanza fisica la sua caratteristica principale. Klose è di un’altra categoria. E’ uno di quegli attaccanti che fanno la differenza anche a 36 anni. E’ da elogiare anche il modo in cui si sta impegnando in queste ultime settimane. Corre dietro gli avversari come se fosse un ragazzino. Davvero grandissimo”.

Parliamo di un tuo connazionale, Lucas Biglia. Ti aspettavi una stagione del genere da parte sua?
“Lucas è un grande centrocampista. Forse l’anno scorso aveva pagato l’adattamento al campionato italiano. Non è così facile passare da una realtà come quella dell’Anderlecht a quella della Lazio. Ha fatto un grande Mondiale e ora sta facendo vedere che, nel suo ruolo, è uno dei migliori d’Europa”.

Come vedi la lotta per l’Europa?
“E’ una situazione molto appassionante. La Lazio in questo momento è la principale candidata al secondo posto. Gioca il miglior calcio ed è una squadra molto quadrata. Mi piace molto anche la Fiorentina, una squadra che fino a qualche tempo fa non sembrava attrezzata per competere a certi livelli, ma che ultimamente sta venendo fuori molto bene. Il Napoli mi sembra un po’ altalenante, mentre la Roma è letteralmente implosa”.

C’è un aneddoto che ti va di raccontarci?
“Chi mi conosce sa che ho fatto tanti gol, ma che su punizione non ero proprio il più bravo. Decisi di migliorare questa mia lacuna. Un giorno mi fermai al campo e iniziai a calciarle. Dopo poco arrivarono Veron da una parte e Mihajlovic dall’altra, sfidandosi su chi avrebbe fatto più gol. Quando li vidi, capii che forse era meglio continuare a fare gol in altri modi (ride, ndr)”.

Hernan, nel salutarti, ti va di dire qualcosa ai nostri tifosi?
“Li saluto con affetto e mi sento di dargli un consiglio. Siate sempre orgogliosi di essere della Lazio e non fate in modo che l’epoca d’oro di Cragnotti sia vissuta come un paragone con l’attualità. Deve essere un qualcosa di bello che va ricordato con affetto, non con rimpianto”.

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