FOCUS - Ballardini story, dal trionfo di Pechino al baratro della retrocessione

20.11.2015 11:28 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Gabriele Candelori - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Ballardini story, dal trionfo di Pechino al baratro della retrocessione
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© foto di Giacomo Morini

Davide Ballardini e la Lazio, una storia strana. Uno di quei racconti che inizia nell'ottimismo generale e vede il raggiungimento di traguardi inattesi, ma che nel tempo, sotto il peso delle difficoltà, si avvia verso un graduale declino. Il tecnico ravennate viene annunciato il 15 giugno 2009 e presentato ufficialmente il giorno seguente a Formello. Un passo indietro. Delio Rossi ha regalato alla Lazio la sua quinta Coppa Italia, ma a pochi giorni dal termine della stagione ha comunicato il suo addio. La salvezza con il Cagliari e il buon campionato con il Palermo convincono la dirigenza laziale che il profilo di Ballardini sia quello giusto. La squadra comincia la preparazione estiva ad Auronzo di Cadore, poi si sposta a Pechino. Proprio la Cina si trasforma in terra di trionfi. Al Bird's Nest i gol nella ripresa di Matuzalem e Rocchi consegnano ai biancocelesti la Supercoppa Italiana. L'Inter del triplete, la squadra allenata da Mourinho capace di vincere tutto, cade inaspettatamente sotto i colpi di una Lazio in costruzione. Anche il suolo italiano sa però regalare le sue soddisfazioni. A parte i successi nei trofei amichevoli contro Osasuna e Real Zaragoza, i capitolini non sbagliano neanche i successivi impegni ufficiali. In campionato la squadra è in prima posizione dopo due giornate grazie alle vittorie contro Atalanta e Chievo. Anche in campo internazionale arriva l'accesso alla fase a gironi di Europa League. Kolarov, Zarate e Mauri regolano all'andata gli svedesi dell'Elfsborg e, al ritorno, la sconfitta in terra scandinava diventa del tutto indolore.

BALLARDINI FIRMA LA SUA CONDANNA - Il tecnico di Ravenna non sa che le prime uscite stagionali saranno le uniche emozioni di un percorso fallimentare. La motivazione va ricercata in un'estate movimentata. A riscaldare i mesi estivi non c'è soltanto il sole romano, ma anche il tema dei dissidenti. Su tutti l'esclusione dalla rosa di elementi del calibro di Pandev e Ledesma. L'ex Cagliari si renderà conto del peso specifico di questa rinuncia solamente una volta conclusa la sua avventura con le aquile. In un'intervista del 2011 il 51enne spiega con lucidità gli errori commessi: "ll mio è stato un errore a monte, perché ho condiviso una linea tecnico-societaria. C’erano accordi ben precisi tra me e Lotito sulla sostituzione del giocatore macedone, ma poi non sono stati mantenuti i patti. E questo sbaglio me lo sono portato dietro e ho pagato. Tempo fa si disse che fossi l’uomo giusto al momento sbagliato. Quando c’ero io non si fece mercato, avevamo una rosa inadeguata e in più c’erano il grande problema di Pandev e Ledesma messi fuori rosa". La situazione cambia nella finestra invernale, ma è troppo tardi per salvare la panchina: "A gennaio poi fu fatto il mercato, con l’arrivo di 5-6 giocatori. E, senza l’impegno dell’Europa League e con una rosa finalmente ampia e più competitiva, alla fine la Lazio è riuscita a salvarsi senza problemi. Ma come detto, i problemi erano a monte”

L'INIZIO DELLA CRISI - La sconfitta casalinga con la Juventus segna l'inizio di un momento di flessione che si protrae per 13 giornate, in cui la Biancoceleste ottiene 7 pareggi e 5 sconfitte, perdendo anche il derby contro la Roma. Comincia poi una serie di risultati altalenanti che lasciano la squadra nei bassifondi della classifica. Dall'Europa non arrivano notizie migliori. La Lazio totalizza sei punti in altrettante gare. Solo il Levski Sofia fa peggio. L'avventura si ferma già alla fase a gironi. Nel Belpaese, invece, il Catania s'impone 1-0 all'Olimpico, lasciando i biancocelesti al terz'ultimo posto in classifica e dunque in piena zona retrocessione. A Formello la contestazione si fa accesissima, la tensione è alle stelle. Il 10 febbraio il tecnico romagnolo viene esonerato in favore di Edoardo Reja. Si conclude così la storia di Davide Ballardini alla Lazio: le soddisfazioni iniziali lasciano il posto alla delusione e ai rimpianti. Che non sono mai stati assorbiti del tutto. “Quando andai alla Lazio, sarei anche potuto restare in Sicilia. Pensavo fosse ora di cambiare, forse fu un errore”, riflette ancora oggi.

LA LAZIO NEL DESTINO - Dall'Olimpico all'Olimpico. Il destino gioca spesso strani scherzi. Il 14 maggio 2014 a Roma l'ultima panchina in Serie A con il Bologna. Diciotto mesi dopo, sempre nella Capitale, la prima nella seconda avventura al Palermo della sua carriera. C'è un altro incrocio speciale tra l'altro: con gli emiliani Ballardini subentrò proprio a Stefano Pioli. Ora i due si sfidano alla ricerca di punti importanti per motivi diversi. Da una parte c'è il desiderio di partire con il piede giusto. Ai rosanero il tecnico di Ravenna ha trovato un clima particolare: nonostante la fama di Zamparini, l'esonero di Iachini era del tutto inatteso. Dopo la decisione, tifosi e giocatori si sono pubblicamente schierati dalla parte dell'allenatore ascolano. Di certo non il modo migliore per iniziare. Dall'altra parte c'è invece una Lazio costretta a vincere dopo una serie negativa di tre sconfitte consecutive in campionato. Cinque anni dopo le problematiche non sono scomparse e l'umore dei tifosi non è cambiato. In comune non solo le prestazioni deludenti, ma anche un mercato non soddisfacente. Una vera e propria sfida al passato, ma per Ballardini è una partita come le altre. "Vincere domenica non avrebbe un sapore particolare", dichiara a pochi giorni dalla gara. Nei suoi pensieri ora c'è solo il Palermo.