FOCUS - Da Pancaro a Bielsa, fino a Keita. Quando la storia non è maestra di vita per la Lazio

24.08.2016 07:00 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Claudio Cianci-Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Da Pancaro a Bielsa, fino a Keita. Quando la storia non è maestra di vita per la Lazio
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

‘Historia magistra vitae’, almeno dovrebbe. Ma certi alunni non vogliono proprio imparare da questa maestra. Lo dimostra l’ultimo caso di questa sessione di calciomercato della Lazio. Keita Balde Diao e la società biancoceleste sono ormai in guerra aperta, che rischia di finire addirittura in tribunale. Ma non è la prima volta che la dirigenza capitolina si è lanciata in queste battaglie legali. Per ora, assicura l'avvocato della società biancoceleste, Gianmichele Gentile, non ci saranno azioni di questo genere: "Al momento non è prevista alcuna azione legale ad opera della Lazio verso lo stesso giocatore".  E a rimetterci, che lo si voglia o meno, sono sempre tutte le parti in causa. Per capire cosa sta accadendo in questo periodo fra l’attaccante senegalese e la Lazio è necessario, appunto, riprendere il filo della memoria e tirarlo indietro. Come un novello Teseo nel labirinto del Minotauro e ripercorrere a ritroso la storia dei separati in casa e di tutti i casi analoghi a quello di Keita.

GLI INIZI – Questa storia dei calciatori e le battaglie legali con la Lazio ha inizio con Dino Baggio, Giuseppe Pancaro e Paolo Negro che mossero causa alla società per mobbing. La motivazione? Furono messi fuori rosa per essersi rifiutati di adeguare il proprio contratto in base alla situazione economica che stava attraversando il club. E la Lazio, alla fine, perse la causa e fu costretta a pagare un risarcimento pari a 5 milioni e 109.000 euro complessivi. Poi arrivò il turno di Roberto Mancini nel 2004: l’allenatore di Jesi all’epoca aveva chiesto i pagamenti degli stipendi arretrati. Il neo presidente della Lazio, Claudio Lotito, si rifiutò di dare il corrispettivo di maggio e giugno al tecnico. Preferì contrattaccare il Mancio, colpevole, secondo Lotito, di aver fatto pressioni su Cesar e Stam per seguirlo all’Inter. Risultato? Mancini fa una vertenza alla Lazio e il collegio arbitrale costrinse la società a pagare la bellezza di 900mila euro al tecnico.

DA MUTARELLI A STENDARDO – Nel 2005 la storia si ripete: questa volta è il turno di Mutarelli, Bonetto e Manfredini. Tutti e tre verranno messi fuori rosa, tutti e tre faranno causa e vinceranno. Mutarelli chiede la possibilità di essere svincolato alla Lega. Verrà accontentato ed ottiene un indennizzo di 180mila euro. Manfredini, invece, incasserà dalla Lazio 80mila euro dopo due anni fuori rosa. Bonetto ne otterrà 45mila. La lezione sarà servita alla società? No. Perché nel 2008 è il turno di Stendardo: il calciatore litigò con Delio Rossi per essere stato escluso dall’11 titolare nella sfida contro il Real Madrid. La dirigenza appoggia il tecnico e lo mette sul mercato a gennaio. Verrà preso dalla Juventus in prestito per 6 mesi. I bianconeri avrebbero voluto riscattarlo, ma Lotito spara alto. 12 milioni di euro la richiesta per il difensore. Il club torinese non lo acquisterà. Il calvario del giocatore inizia nell’era Ballardini. Risultato? Stendardo farà causa per mobbing e la vincerà pure. La Lazio dovrà dare 180mila euro all’atleta, che donerà la somma in beneficienza.

PANDEV E LEDESMA – Lotito non si è mai intromesso con me, a parte con Pandev e Ledesma”, una dichiarazione controversa questa di Ballardini mentre rammenta la sua annata alla Lazio. Già, perché il patron laziale decise di mettere fuori rosa l’attaccante macedone e il centrocampista italo-argentino, colpevoli di non voler rinnovare il contratto con la società. I calciatori, dunque, passano alle vie legali. Il caso Ledesma (che poi Reja riuscirà a far reintegrare in rosa, ndr) venne rigettato per un vizio di forma. La trafila per Pandev, invece, sarà molto lunga. Il processo, però, lo vedrà vincitore. “La fine di un incubo, Lotito e Tare non meritano di guidare la Lazio. E Ballardini è stato scorretto, le dichiarazioni liberatorie del macedone, che nel 2009 passò all’Inter a parametro 0 e conquistò il triplete. La Lazio provò a fare ricorso, ma venne rispinto. Risultato? I biancocelesti hanno pagato caro questo azzardo con ben 10.000mila euro quali rimborso di spese legali e 285mila euro di risarcimento al giocatore.

ZARATE – Un’altra storia, un’altra causa: Mauro Zarate arrivò alla Lazio come idolo, se ne andò passando come un bimbo capriccioso. La motivazione ufficiale per la quale il calciatore fu messo fuori rosa è la mancata risposta alla convocazione per il match Lazio-Inter (15 dicembre 2012, ndr). E da quel momento in poi, il calvario: allenamenti in solitaria, trasferimenti rifiutati e schermaglie verbali durate anni. Fino al giorno in cui il calciatore intenta una causa per mobbing contro la società romana. Il collegio arbitrale, per il mobbing, da ragione alla Lazio, ma per il calciatore il contratto con i capitolini è da considerarsi nullo e si avvarrà dell’articolo 14 della FIFA per svincolarsi unilateralmente. Si trasferirà in Argentina, dove tornerà a giocare per il Velez nel luglio del 2013, nonostante fosse legato ai capitolini fino al 30 giugno 2014. Zarate, inoltre, avrebbe voluto farsi dare le mensilità per i primi tre mesi (circa 900mila euro) del 2014, ma dovette alzare bandiera bianca, poiché il Tribunale diede ragione ai biancocelesti, visto che il calciatore non tenne fede agli impegni contrattuali. Ovviamente tutta la vicenda legata allo svincolo e al trasferimento provvisorio concesso all'argentino (che la Lazio ha contestato) passerà per il tribunale. Quasi due anni dopo la rescissione del 2013, la Camera di Risoluzione delle controversie della Fifa ha condannato Mauro Zarate e il Velez Sarsfield. L'attaccante dovrà sborsare  cinque  milioni e 300mila euro di penale alla Lazio più gli interessi del 5% accumulati dal settembre 2013 a oggi (circa 600mila euro). Ora Zarate è pronto al processo d'appello  ed ha accusato Tare e il segretario generale capitolino Calveri di falsa testimonianza. I due avevano affermato che il giocatore non si era presentato agli allenamenti dopo il mese di marzo 2013 e fino all’inizio del mese di giugno 2013. Il tutto, secondo l'accusa, per avallare la decisione di non pagare gli stipendi arretrati. Dovranno essere ascoltati nelle sedi oppurtune il 17 ottobre dell'anno prossimo. Ora il calciatore gioca nella Fiorentina, ma resta l’amaro in bocca per una storia d'amore finita nel peggiore dei modi.

PETKOVIC, BIELSA E KEITA – Nel gennaio 2014, dopo una serie negativa di risultati, il condottiero del 26 maggio 2013, Vladimir Petkovic, viene esonerato e licenziato per giusta causa. Questo secondo la Lazio, poiché l'allenatore aveva firmato per guidare la Nazionale Svizzera nel luglio dello stesso anno, ma per Vlado le cose stanno in maniera differente e contesta il licenziamento. La causa è ancora in corso. Passiamo al 2016, la Lazio deve rivoluzionare tutto per ripartire al meglio. La dirigenza capitolina individua in Marcelo Bielsa il tecnico ideale per lo scopo. Parte un lungo corteggiamento, ma ad inizio luglio non c’è ancora traccia dell'allenatore di Rosario. Arriva un comunicato della Lazio in cui si afferma che il contratto di Bielsa è stato depositato in Lega. Poi lo choc, Bielsa si dimette senza neanche aver messo piede a Roma, poiché - spiega il tecnico attraverso un comunicato - non è stato accontentato entro la data del 5 luglio in sede di mercato. Viene indetta una conferenza stampa e lì la Lazio annuncia che farà causa all’argentino per inadempienza contrattuale. Si attendono novità per il periodo natalizio. Ed ecco che si arriva a Keita. Il calciatore non si presenta all’appuntamento per il ritiro ad Auronzo di quest'anno. Ne segue un suo post al veleno sui social dove scrive: “Io amo e rispetto la maglia, ma non posso più accettare il trattamento che mi stanno riservando. Il mio punto di vista, però, non interessa a nessuno”. Il suo punto di vista riguarda il rinnovo contrattuale, che non era stato preso in esame dalla società. Keita arriverà ad Auronzo, seppur con qualche giorno di ritardo. Però non è finita: il senegalese non prenderà parte alla spedizione inglese contro il Brighton. Ma si aggregherà con la squadra in quel di Marienfeld. Sembrava quasi tutto rientrato fino a questo fine settimana. Il calciatore si presenta in Paideia per degli esami al ginocchio. I risultati sono negativi. Il giorno successivo, in allenamento si ferma, sente, a suo dire, ancora troppo dolore. Ma non viene creduto: Inzaghi resta basito e lo dice apertamente in conferenza stampa, lui risponde su Facebook. Ne seguono i comunicati di Peruzzi e Diaconale, fino ad arrivare alla risposta dell'agente del classe '95 a cui la società ha subito replicato. Se si riflette a quante cause e quanto tempo è stato buttato per questioni legali in casa Lazio, si evince che tutti hanno perso. I giocatori, la società e i tifosi, che devono osservare queste diatribe al vetriolo non sapendo concretamente da che parte stare. Fortunatamente per Keita nessuna causa in vista. Che finalmente la Lazio abbia imparato la lezione dalla maestra di vita? Bisognerà aspettare per capirlo. Il motto della polisportiva  è semplice e chiaro 'Concordia parvae res crescunt', che significa "Nell'armonia anche le piccole cose crescono". Di certo in un' aula di tribunale di armonioso si può trovare ben poco.