Zoom su Keita: "Salto l'uomo e ripago il prezzo del biglietto. Ciro e Felipe? Fenomenali, ma alla Play..."

Il talento visto da vicino. Zoom su Keita Balde Diao: “La mia passione per il calcio nasce con gli amici di infanzia, per le strade del quartiere”, racconta il classe ’95 a Lazio Style Channel. “Andai al Barcellona, all’età di 9 anni, nel posto migliore al mondo per crescere e imparare a giocare. Una volta un anziano signore fermò mio padre dopo avermi visto e gli consigliò di comprarmi delle scarpe nuove perché avrei fatto tanta strada. Aveva ragione…”. Keita arrivò alla Primavera della Lazio dopo aver spaccato le porte con la maglia del Cornella: “Quel prestito in Spagna fu la chiave del mio futuro. Lì ho imparato soprattutto a conoscere me stesso, lì nacque un nuovo Keita. Poi arrivai alla Lazio, vincere lo scudetto è stato emozionante, ci prendemmo quello che avevamo perso l’anno prima in finale contro l’Inter. Poco dopo cominciai ad allenarmi con i grandi, dimostrai di poter stare in una squadra del genere. Ederson e il Tata Gonzalez mi aiutarono a inserirmi nello spogliatoio”.
IL PREZZO DEL BIGLIETTO. L’esordio con la prima squadra arriva il 15 settembre 2013: “Ricordo il debutto, sognavo da tempo quel giorno, per realizzarlo ho fatto tanti sacrifici. Alla prima da titolare in campionato riuscii a segnare contro il Parma, quello resta uno dei miei gol preferiti. Il più bello? Forse quello realizzato al Napoli, ma mi piace molto un altro fatto al Verona su assist di Klose”. C’è una cosa che piace a Keita più di ogni altra: “Ho sempre ammirato i giocatori forti, di qualità come Ronaldinho, Eto’o e Messi che osservavo da piccolo. Per questo amo puntare l’uomo e saltarlo nell’uno contro uno. Se fossi un tifoso pagherei per vedere questo…”. Il 14 sulle spalle non è in onore di Crujiff: “Sono giovane, ricordo soprattutto un altro giocatore con quel numero sulle spalle, si chiama Henry… Ma l’ho scelto perché piace a mio fratello maggiore: era libero, così lo presi subito”.
ALLENATORI E RECORD. Keita è giovane, ma ha già visto scorrere via diverse panchine alla Lazio: “Il mio primo tecnico qui è stato Bollini, mi ha insegnato ad avere fame, a non mollare mai, a mettere in campo la rabbia agonistica. Petkovic mi ha dato serenità, mi diceva di rimanere tranquillo. Reja era più simile a Bollini, che intanto era diventato il suo vice. Poi ho imparato da Pioli, mentre Inzaghi mi ricorda Petkovic: mi lascia libero di fare in campo quello che mi riesce meglio”. Due anni fa fa stagione più bella per la squadra: “Con quel campionato riuscimmo a riportare entusiasmo allo stadio. Peccato che dopo non siamo riusciti a passare il turno in Champions. Segnai un gran gol contro il Leverkusen, fu una grande emozione, segnare in una competizione così è sempre bellissimo”. Keita ha un record e già un numero importante di presenze in biancoceleste: “Ho scoperto soltanto di essere il giocatore più giovane della storia della Lazio ad aver giocato un derby da titolare. Ad aprile scorso, invece, ho raggiunto le 100 partite con la prima squadra. È un traguardo importante per un giocatore giovane come me”. A Genova c’è un altro Keita, si chiama Ibou Balde, è il suo fratello minore: “È un ragazzo sveglio, mi somiglia, ci sentiamo spesso, quasi tutti i giorni. Sta crescendo, si trova bene alla Sampdoria”.
TRIDENTE. Da destra a sinistra. Felipe Anderson, Immobile e Keita, un tridente da videogioco: “Mi trovo bene con loro, sono giocatori fenomenali e dei bravi ragazzi. In campo ci capiamo bene. Non sono male neanche con la play station, però io sono molto più forte. Contro Ciro non ho ancora giocato, lo faccio integrare ancora un po’ prima di batterlo. Sennò mi si demoralizza (ride, ndr)…”. Start, riprendi partita. Keita ha sempre la freccetta rossa verso l'alto.