Applausi, Europa, rinnovi in bilico e mercato: una bella stagione da consacrare con l'audacia nel futuro

Pubblicato il 29/05 alle ore 09:24
30.05.2017 07:20 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Applausi, Europa, rinnovi in bilico e mercato: una bella stagione da consacrare con l'audacia nel futuro

"La nostra stagione é stata straordinaria" ha spiegato Simone Inzaghi al triplice fischio di Crotone. Meglio cancellare le scorie delle ultime sconfitte ed esaltare quanto di buono è stato fatto. Un po' per timore, dello spauracchio del secondo anno biancoceleste che trita tutto e tutti. Un po' per la perfezione di un gruppo difficile da preservare o ricreare. La Lazio quest'anno ha stravolto tutti i pronostici. Ha conquistato, ha emozionato. Ha ricompattato un ambiente, determinando in questo, il suo più prezioso successo. A tratti è riuscita a recitare il ruolo del Davide contro Golia. L'inizio in salita ha reso più esaltante l'epilogo. Il lavoro di Inzaghi ha trovato soddisfazione nella qualificazione diretta ai gironi di Europa League, addirittura con tre giornate di anticipo. Poco importa se nell'ultimo atto della Coppa Italia ha dovuto chinare la testa ad una Juve pluriscudettata o se sul fotofinish di una stagione ha scaricato precocemente le pile. Questa Lazio ha fatto bene comunque. Ha centrato il suo obiettivo vincendo duelli sulla carta impari, sbaragliando la concorrenza di club importanti. È stata brava, capace, audace. La minuziosa costruzione della macchina da guerra è avvenuta centimetro dopo centimetro. Partita dopo partita, senza distrazioni, senza presunzione, tutto sotto il segno di Inzaghi e del suo staff. Guardando la Lazio oggi emerge un sano concetto che non tramonta mai: "il lavoro paga". Un banalità apparentemente, ma che se sottovalutata rischia di diffondere il germe del fallimento in un attimo. La logica del guadagnarsi tutto sul campo sino all'ultima sudata, sconfessa chi pensa al traguardo quando è ancora al nastro del via. Ecco perché, ciò che rappresenta oggi la storia di questo campionato domani rischia di non valere più nulla. Il "Peccato originale" della gestione Lotito è sempre stato questo. Confondere ciò che si è raccolto sul campo con gli obiettivi della stagione futura. Per evolversi, per maturare, per crescere bisogna ripartire da questa Lazio, ma investendo per puntellare i nuovi sogni. Oggi l'ambiente è unito e vuole scacciare quel timore  che soffoca le aspettative. La Lazio non può essere condannata ad un saliscendi perenne. La Lazio non deve vendere tutti i suoi big. Ha bisogno di ripartire da qualche certezza. Anche il diesse Tare ieri sera lo ha confermato, quando ha spiegato che il club non ha intenzione di cedere, ma semmai di acquistare giocatori esperti. Prendiamo atto e attendiamo. Girare infatti la ruota e sperare di vincere seppure con buona abilità di chi decide di scommettere non può essere una strategia vincente. È vero che i matrimoni si fanno in due, ma per sposarsi non basta presentarsi in chiesa il giorno prestabilito. Occorre un corteggiamento, che a volte può rischiare di diventare estenuante. Bisogna tentare con ogni mezzo a disposizione per strappare quel fatidico sì, sempre che lo sposo e la sposa siano pienamente convinti di compiere quel passo. Dunque per quanto è sacrosanto che ci sarà Lazio anche senza De Vrij, Biglia e Keita, è anche chiaro che i desideri di Simone Inzaghi vadano quantomeno ascoltati. Se su De Vrij la scelta di un addio trova parecchi punti di contatto fra le parti, una separazione da Keita, ma soprattutto da Biglia, troverebbe parecchie responsabilità nella dirigenza laziale. Lasciare in standby un contratto praticamente siglato, solo per quisquilie economiche con l'agente, non certifica la forte volontà di trattenere un giocatore. Ecco perché Biglia, che oggi rischia di salutare la Lazio, potrebbe sentirsi libero di andarsene senza troppi groppi in gola. Keita è invece un caso a parte. È un talento. È molto ambizioso e a tempo debito si è persa l'occasione per blindarlo. Oggi potrebbe trasformarsi nel più grande rimorso dell'era Lotito. Dunque ai titoli di coda di questa stagione la Lazio applaude la "meravigliosa creatura" creata dalla società, curata dallo staff tecnico e protetta dal proprio pubblico. Come spesso accade dalle parti di Formello però, le soddisfazioni rischiano di restar soffocate dalle ansie. Il mercato dei rinnovi ha smorzato la gioia degli obiettivi raggiunti. Oggi le incertezze di una rosa potenzialmente da ricostruire e non solo da rinforzare hanno distolto l'attenzione da quel che di buono è stato fatto. "Questo gruppo può rappresentare l'inizio di un ciclo", auspicava Parolo qualche settimana fa. "La cosa più importante è rivedere lo stadio pieno", dichiarava Tare. Pubblico e squadra: dunque. Questo è il tesoro della Lazio. il binomio perfetto. I preziosi da custodire gelosamente nei forzieri di Formello e da mantenere intatti. ​Gioielli riconquistati dalla Lazio grazie a questa stagione che oggi le scelte di mercato e le strategie future non devono sperperare. Che si riparta da pubblico e squadra dunque. Che si riparta per vivere un campionato in cui é ancora lecito sognare.