Le rivelazioni di Ilievski e il calderone mediatico in cui finisce solo la Lazio: in Italia basta poco per diventare colpevoli

12.03.2012 12:53 di  Marco Valerio Bava   vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Le rivelazioni di Ilievski e il calderone mediatico in cui finisce solo la Lazio: in Italia basta poco per diventare colpevoli
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Corregge il tiro Ilievski, dopo l’intervista rilasciata a La Repubblica, in cui il capo degli “Zingari” viene dipinto come un novello Tony Montana, uno Scarface moderno che si diverte a schiacciare gli scarafaggi, mangiare salsicce e ascoltare forse la miglior produzione del compianto Dalla e cioè “Caruso”. Ilievski aveva lanciato bombe pesanti sul calcio italiano. “Con 30 giocatori ho truccato il campionato”, così titolava il pezzo-scoop di Repubblica. “Non faccio nomi -dice Ilievski-, non sono uno scarafaggio, io quelli li schiaccio”, d’altra parte “sa come ci si comporta”, beato lui. Non fa nomi, non è una spia, insiste su questo punto Ilievski. Ne fa uno solo di nome, magari il suo “codice d’onore” viene tradito da qualche brindisi di troppo: “Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri. Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento”. Quindi, secondo la versione di Ilievski, sarebbe stato proprio l’ex giocatore biancoceleste a truccare la penultima partita del campionato scorso. Ilievski, però, non dice da chi lo ha saputo, né come. Dice che lui a Formello aveva provato ad andarci “ma lì non ho incontrato nessuno”. Corregge il tiro Ilievski, lo fa a 24 ore di distanza dalla prima intervista, le sue parole sono riportate ancora una volta da Repubblica. “La storia di Sculli io l'ho solo sentita dire. Non so niente di più, né tantomeno conosco il giocatore. Di certo la vicenda di Zamperini e Mauri è completamente inventata”. Riecco i “sentito dire”, ma quanto può essere attendibile una testimonianza simile? Certo, il personaggio è uno dei più rilevanti in questo torbido e nauseante giro criminale, ma non porta fatti, non porta prove concrete: spara nel mucchio, così come potrebbe fare chiunque. Come aveva fatto Gervasoni mettendo nel mirino Stefano Mauri, nome che Ilievski scagiona del tutto. "Di certo la vicenda di Zamperini e Mauri è completamente inventata". E allora dov’è la verità? Sempre che una verità assoluta ci sia, questa la stabiliranno i giudici e i processi: così funziona in una società che si definisce civile. Il club capitolino resta tranquillo, non ha nulla da temere: «Il calcioscommesse? La Lazio è tranquilla e continuerà a esserlo», assicura il legale della società capitolina Gian Michele Gentile, «Si tira in ballo Sculli per Lazio-Genoa, ma per mesi ho sentito parlare di Lecce-Lazio e si è sempre fatto il nome di Mauri. La verità è una sola: a nessuno è arrivato un avviso di garanzia. A tutti i nostri tesserati abbiamo chiesto spiegazioni,ci hanno risposto che nessuno è stato mai coinvolto in strane situazioni», continua l'avvocato sulle colonne del Messaggero. La riflessione, però sorge spontanea e ha scatenato l’ira di tutti i tifosi biancocelesti. I toni accusatori, le sentenze, con cui è stata marchiata la Lazio nelle ultime ore, sono qualcosa di assolutamente inopportuno. Per il semplice fatto che, come appena detto, le sentenze le fanno i processi, quelli veri, portati avanti nella aule di tribunale e non quelli messi in scena negli studi televisivi o sulle pagine dei giornali. Questi ultimi sono buoni solo per dare in pasto al pubblico famelico, un capro espiatorio da divorare. Ma l’Italia è questa, non c’è da meravigliarsi, se il tuo nome esce nel corso di un’indagine sei colpevole. Punto. Chi se ne frega se poi la sentenza sarà di proscioglimento. Chi se ne importa se Ilievski fa solo il nome di Sculli, quando aveva appena detto di non voler far nomi. Non è rilevante che nel pentolone ci sia Lazio-Genoa, sola soletta, senza la compagnia di quella miriade di altre partite che, invece, gli inquirenti, stanno analizzando. Il gioco al massacro è così bello, porta audience, ingrassa il vitello. Non conta che nessun tesserato della S.S. Lazio sia stato ancora chiamato a comparire di fronte ai pm. Questo non attira. Meglio sottolineare che Ivan Tisci, ex giocatore di poco successo e ora, secondo gli inquirenti, collante tra il gruppo di Pirani ed Erodiani e gli Zingari, abbia giocato con Gegic nel Vicenza di Reja. Vi sembra elemento fondamentale per le indagini che il goriziano fosse l’allenatore di quella squadra? Peccato che in quel Vicenza giocasse per esempio Di Carlo oppure Beghetto o Viviani, che adesso sono tutti allenatori come Reja. Ma d’altra parte quello era il Vicenza di Reja e non di capitan Di Carlo o del presidente Scaroni. Quel Vicenza, così come Reja, Di Carlo, Viviani, Beghetto e Scaroni in questa triste vicenda non c’entra nulla. E’ ovvio. Ma è brutto notare come sulla Lazio si sia scatenato un vero e proprio bombardamento, figlio di una cultura italiana distorta, dove sei colpevole prima di aver passato ogni grado di giudizio e prima che una sentenza definitiva sia stata emessa. “In Inghilterra non succede, in Italia invece sì”, aveva detto Ilievski riguardo il vizio dei calciatori di scommettere. Ecco. Il punto, però, è che a Londra e dintorni non si diventa colpevoli prima di essere indagati e poi giudicati, in Italia invece sì.