FOCUS - Ogni scarrafone è bello a... papà suo: da Dusan a Noah, nel nome del padre

19.03.2016 14:00 di  Benedetta Orefice  Twitter:    vedi letture
Fonte: Benedetta Orefice - Lalaziosiamonoi.it
FOCUS - Ogni scarrafone è bello a... papà suo: da Dusan a Noah, nel nome del padre

“Papà, da grande voglio diventare come te”. Occhi lucidi, sorriso sulle labbra e bigliettino di auguri in mano. Ci ha lavorato per oltre una settimana, a scuola. Per darglielo, però, ha deciso un momento dal sapore particolare: quel campetto del Gentili che ogni domenica li abbraccia, in un rituale tutto loro che si ripete di settimana in settimana. Daniel è un bambino come tutti gli altri, con il pallone sotto il braccio e la maglia della propria squadra tatuata sul cuore. Non la toglie quasi mai, ha perfino ‘minacciato’ il padre per lei. “O mi riporti alla Lazio o cambio sport”, ha urlato a papà Cristian quando era volato in Brasile per sposare il Santos. Il destino lo ha fatto nascere con un cognome, forse, ingombrante: Ledesma. Soprattutto in quel di Formello, dove spera di ripetere le gesta del padre. Ma Daniel non è l’unico bambino baciato dall’alto, figlio d’arte. In giro per Roma ce ne sono tanti e tanti altri. E quale migliore occasione se non la 'Festa del papà' per scoprirli? 

SOLO LA LAZIO – Felice e sorridente, con un luccichio particolare negli occhi. È fiero, Manolo Portanova mentre indossa la maglia della Lazio. Ancor prima di nascere, sapeva che un giorno l'avrebbe difesa con orgoglio. Anche e soprattutto per realizzare quel sogno che non è riuscito a papà Daniele, costretto da un destino nefasto a correre e sudare con la casacca giallorossa addosso. “Un figlio romanista?”, avrà scherzato tra sé e sé. Con quella stessa paura condivisa da papà Giuseppe. Quando alla US Cinecittà hanno consigliato il suo Alessandro alla Roma, Nesta senior non ci ha pensato un attimo. Laziale fino al midollo, ha portato Sandro a Formello. Con gli occhi e la bocca spalancata, ci ha impiegato un secondo per capire che quella era casa sua, la sua gente.

FUTURI BOMBER Lineamenti teutonici, occhi chiari e… la stessa fame di successo. Il dna di Noah e Luan non mente. Da papà Miro hanno ereditato praticamente tutto. Vincete con la Lazio e poi con la Nazionale tedesca”, gli ha sussurrato più volte mentre li accompagnava al campo. E loro lo hanno fatto. Noah è diventato l’idolo dei tifosi biancocelesti, quella doppietta nel derby categoria Pulcini contro la Roma è già una pagina di storia. Luan non è da meno. Qualche mese fa portava gli ‘Esordienti 2005’ sul gradino più alto del podio in un prestigioso trofeo in Turchia. A suon di giocate da piccolo fenomeno e, ovviamente, gol. Il titolo di capocannoniere, con un cognome simile impresso sulla maglietta, non fa quasi notizia. Nemmeno l’esultanza: pugno sul petto e ‘ok’ con la mano. Aspettando di farlo, magari, all’Olimpico.

PUNIZIONE E... PUNIZIONI -  Con la maglia giusta, però. Mica come Gabriele Marchegiani, che ha deciso di passare all’altra sponda del Tevere nonostante le gesta in biancoceleste del padre. Che a metterlo in punizione proprio non ci riesce. E l’amico Sinisa? Al massimo, al piccolo Dusan avrà insegnato a calciarla come faceva lui. Nonostante i 600km che distanziano Roma e Milano, i due sono sempre in contatto. Uniti da quell'amore per la Biancoceleste che papà Miha gli ha trasmesso negli anni. Sognando, un giorno, di vederlo saltare insieme alla Nord al suono di "e se tira Dusan, e se tira Dusan...". Perché ogni scarrafone è bello a papà suo.