Lo sceriffo Mauricio vuole la Champions: "Che figata il duello con la Roma! Klose lo racconterò ai miei nipoti"

Pubblicato ieri alle 14
25.03.2015 07:20 di  Francesco Tringali   vedi letture
Fonte: Francesco Tringali - Lalaziosiamonoi.it
 Lo sceriffo Mauricio vuole la Champions: "Che figata il duello con la Roma! Klose lo racconterò ai miei nipoti"
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© foto di Federico Gaetano

E’ diventato la spalla intoccabile di Stefan de Vrij, grinta e agonismo a disposizione della retroguardia biancoceleste. Mauricio è sbarcato a Roma nel mercato di gennaio, è stato lui il prescelto per rimpolpare il reparto difensivo e sopperire all’infortunio di Gentiletti. Il brasiliano non se l’è fatto ripetere, ha indossato la maglia da titolare e sta contribuendo a portare la Lazio in alto in classifica. Intervistato da globoesporte.com, l’ex centrale dello Sporting Lisbona ha ripercorso le tappe cruciali della sua carriera. Dalle bravate da dimenticare, ai successi conquistati, fino ad arrivare al suo approdo all’ombra del Colosseo.

Con la Lazio stai vivendo un buon momento, siete arrivati alla sesta vittoria consecutiva. È il momento più bello della tua carriera?

Sono due mesi che sono qui e le cose stanno andando molto bene grazie a Dio. La squadra è ben concentrata sull’obiettivo, che è sempre quello di focalizzarci sulla prossima partita. Naturalmente si tratta di uno dei momenti più belli della mia carriera, ho sempre avuto l’ambizione di giocare in un grande club d’Europa.

Giocare nella difesa della Lazio è importante, spero di crescere qui. Sei già riuscito ad ambientarti nel calcio italiano, trovato tante differenze?

 Ho giocato un anno e mezzo allo Sporting e il calcio è molto diverso rispetto a qui. In Portogallo si gioca un calcio veloce, dinamico ma dove ci sono più spazi. Qui il nostro allenatore ci chiede fare molto pressing e ridurre invece gli spazi. Sto vivendo ancora una fase di adattamento, per questo cerco di sfruttare ogni partita o allenamento. Ederson e Felipe Anderson mi hanno aiutato molto, così come il mister Pioli.

Con il Brasile quali sono le differenze?

Ce ne sono molte. In Brasile il difensore sale molto, a volte si ritrova subito dietro il suo compagno di squadra in attacco. Il Brasile è il Brasile, si possono trovare i calciatori più forti ma a livello tattico qui in Europa gli allenatori sono i migliori del mondo. Questa è la differenza principale. Qui si gioca un calcio più attento nelle posizioni dei singoli giocatori, tutti devono fare la loro parte. Tecnicamente è molto bello, ma è difficile perché deve essere collegato tutto il gioco. E anche il difensore deve muoversi in sintonia con gli altri.

 Quale è il punto di forza di questa Lazio?

Il punto di forza è il gruppo, ben unito e dove tutti hanno lo stesso obiettivo. Ci diciamo sempre che la miglior difesa è l’attacco. E davanti abbiamo gente come Felipe Anderson, Klose e Candreva che ci danno sempre una mano in copertura. Io e De Vrij invece parliamo tra di noi e ci diciamo che possiamo limitarci a non far subire gol perché il nostro attacco è già molto forte.

La piazza vorrebbe un posto nella prossima Champions, ci credete?

Sarebbe fantastico, per me sarebbe la seconda volta in Champions. Ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto. La Lazio è una grande squadra, non può rimanere fuori dall’Europa. I tifosi qua in Italia sono incredibili, la curva mi ha subito accolto in modo molto “fico” e affettuoso. Ed è stimolante anche la rivalità con la Roma. Non ho ancora giocato il derby, ma tutti mi dicono che il clima inizia a sentirsi già un mese prima della partita. Questo ci motiva molto.

I tifosi vi stanno chiedendo di superare la Roma?

Vorrebbero vederci campioni, ma la Juventus ha fatto un campionato spettacolare e ha già un margine di vantaggio troppo elevato. Noi pensiamo solo a vincere la prossima partita, ma è chiaro che ogni giocatore vorrebbe arrivare davanti ai giallorossi. Ogni volta che vado a cena fuori, la gente mi ferma e mi dice “stanno solo a un punto”. È davvero una “figata”, sappiamo quanto sia importante sia per i tifosi che per noi stessi.

Che ti dicono da Lisbona?

Lì tutti mi hanno sempre trattato molto bene, mi chiamavamo lo “sceriffo”. Anche oggi mi scrivono sotto le mie foto sui social network. Spero di riuscire a farmi volere bene anche qua alla Lazio.

È passato un anno e mezzo dal tuo arrivo a Lisbona, come è stato l’approdo in Europa?

 Giocavo nello Sport, dopo aver terminato il legame con il Palmeiras. Ho giocato il campionato Pernambucano e sono stato votato come miglior difensore del campionato. In quel periodo lo Sporting ha giocato un’amichevole con il Nautico e con l’occasione è andato a vedere una mia partita e gli sono piaciuto. Il mio agente me l’aveva detto prima e così ho giocato al massimo delle mie potenzialità. Quando i dirigenti dello Sporting sono venuti da me e mi hanno acquistato è stato uno dei momenti migliori della mia carriera, quello che ho sempre sognato e desiderato. Era un’occasione unica. E tu ti sei adattato subito bene, giocando pure in Champions… È stato sicuramente un buon inizio. Il mio compagno di squadra dell’epoca era Marcos Rojo, che ora gioca a Manchester: mi ha aiutato molto e manteniamo una bella amicizia. Mi disse che se avessi mostrato dedizione in Portogallo sarei diventato un idolo. Anche Leonardo Jardim, oggi a Monaco, mi è stato di grande aiuto e mi ha dato fiducia. Così mi sono guadagnato il rispetto dei tifosi e anche della società. Prima di trasferirmi alla Lazio il presidente mi ha detto che per me le porte dello Sporting saranno sempre aperte. Il mio segreto è semplice, mantenere sempre attenzione, dedizione e umiltà.

Anche nella Lazio il tuo inserimento è stato molto veloce, come hai fatto?

Abbiamo in rosa sei o sette difensori. Sono arrivato il venerdì e la domenica ho giocato contro il Milan. Nel mezzo ho dovuto anche fare due viaggi a Lisbona per risolvere le pratiche burocratiche legate ai documenti. Ero stanco ma sono riuscito a trovare subito la giusta concentrazione. E quando sono entrato a partita in corso mi sono detto: “Devo cogliere l’opportunità”. Due difensori si erano infortunati e il mister mi ha lanciato. I tifosi mi hanno subito sostenuto molto. Nel calcio si vive di questi momenti, certo è stato un po’ sorprendente partire così, ma sono stato molto felice.

Come è il rapporto con gli altri brasiliani?

Molto buono. Felipe ed Ederson sono grandi giocatori e grandi persone. Un altro che mi ha aiutato è Cesar, ex giocatore biancoceleste e del São Caetano, che mi ha aiutato a trovare casa e a prendere un auto. Una persona che non dimenticherò mai e che mi ha dato una mano importantissima per ambientarmi. Non parlo ancora benissimo l’italiano, ma capisco sempre di più. Ora che ho la mia casa avrò più tempo per studiare.

Cosa significa avere Klose nello spogliatoio?

 Klose è un punto di riferimento per me e per tutti i miei compagni. Nonostante sia un campione del mondo è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene dall’allenamento. È un ragazzo umile che sta cercando di aiutami e mi sta guidando. Sto realizzando un altro sogno, perché è davvero piacevole giocare in squadra con un campione del suo calibro, il capocannoniere di tutti i tempi dei campionati del mondo. È una di quelle cose che un giorno potrò raccontare ai miei nipoti.

Ti ricordi quando litigasti con Obina nel 2009?

Ormai è il passato. Sono trascorsi sei anni, ero un ragazzo troppo immaturo e ho agito inconsciamente. Sono molto grato al Palmeiras per tutto quello che ha fatto per me ed è una squadra che porterò sempre nel cuore. Mi ha dato la possibilità di far diventare il calcio una professione. Mi scuso ancora per quell’errore commesso quel giorno e sono certo che non accadrà mai più.

Ti ricordi esattamente quello che è successo?

E' stata una cosa piuttosto banale. Obina venne da me a lamentarsi perché non avevo rispettato una marcatura. Io gli risposi che neanche lui aveva fatto un ottimo lavoro, lì cominciammo a discutere. Le prestazioni della nostra squadra, in quel periodo, erano pessime. Oggi le cose sono cambiate, parlo spesso con Obina. In quel periodo ero giovane, ma siamo stati sempre grandi amici. Oggi ci commentiamo anche le foto su Instagram, lui si trova molto bene in Giappone.

Quali furono le conseguenze di quell’episodio?

Ho sofferto abbastanza in quel periodo, ero nel club da dieci anni. Mi mandarono al Gremio, ma il nuovo allenatore aveva altre scelte e andavo sempre in panchina. Così chiesi la cessione e andai in prestito al Portuguesa. Lì ho fatto molto bene, poi tornai al Palmeiras dove mi allenai separatamente dal resto del gruppo. Successivamente approdai al Victoria, in Serie B, per poi essere richiamato da Scolari. Le tappe successive furono il Vitoria e lo Joinville, dove ho fatto un campionato spettacolare. Attirai l’attenzione di diversi club, poi scelsi di andare allo Sport.

Dopo tanti cambiamenti, a 25 anni hai trovato una certa regolarità?

Sì, dopo aver girato molte squadre sono maturato abbastanza, ho imparato ad apprezzare il mio lavoro, ho imparato a essere un uomo. Dopo che nella mia testa sapevo di avere le giuste qualità, che dipendeva solo da me, le cose hanno cominciato ad andare per il verso giusto. Il mio sogno è il sogno di qualsiasi giocatore: giocare in un club che milita nei migliori campionati al mondo. Ho capito che il mio sogno era quello di giocare in Europa.  Credo che d'ora in poi ciò che ottengo sarà il risultato del mio lavoro. Se Dio pensa che dovrei andare in un posto migliore, andrò. Ma qui alla Lazio è fantastico. E se Lazio raggiungerà l’Europa, per me sarà ancora meglio.

Sogni già la seleção brasiliana?

Prenderò in esempio Hernanes. Lui fece grandi cose alla Lazio, che alla fine lo portarono a giocare la Coppa del Mondo. Io voglio seguire il suo esempio, ho lo stesso obiettivo. Con tanta tenacia e umiltà ci riuscirò, dipenderà solo da me

Ma i posti in difesa nel Brasile sono tutti occupati, giusto?

Thiago Silva e David Luiz sono grandi giocatori. Hanno esperienza, sono in grandi club, e fanno la differenza.  Devo osservarli e aspettare il mio momento. Sono sicuro che un giorno arriverà questa possibilità per me e potrò difendere i colori del Brasile

Infine, pensi di tornare al Palmeiras?

Non possiamo dire sì o no, ma mi piacerebbe un giorno tornarci. Vorrei mostrare il Mauricio che sono oggi. Vorrei pormi da esempio per i giocatori più giovani. Mostrargli che ogni successo dipende tutto da noi.