ESCLUSIVA - Maestrelli: "Festa per il primo scudetto, sono stupito! Lotito? Trasmetta più passione"

Pubblicato il 17/3 alle 18:17
18.03.2014 07:15 di  Francesco Bizzarri  Twitter:    vedi letture
Fonte: Francesco Bizzarri - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Maestrelli: "Festa per il primo scudetto, sono stupito! Lotito? Trasmetta più passione"

“Giorgio, bisogna scendere, festeggiano i 40 anni del nostro scudetto." In cielo parlottano così Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia. Si affacciano da lassù, vedono Wilson e Oddi indaffarati per l’organizzazione della festa del 12 maggio, un evento unico per ricordare quell’impresa di una banda di scalmanati che andò a vincere lo scudetto. “Sarà la festa del tifoso laziale”- ricordava qualche giorno fa Pino Wilson ai nostri microfoni. Il tempo è tiranno e la macchina dell’organizzazione va avanti. Per saperne di più, la nostra redazione, ha contattato in esclusiva Massimo Maestrelli, figlio dell’allenatore che portò in trionfo per la prima volta la Lazio. Probabilmente ci sarà anche lui quel giorno tra gli ospiti: un uomo riservato, che nel mondo biancoceleste ha sempre portato in alto il nome del padre, con onore, rispetto e lazialità:

Cosa ne pensa di questo evento del 12 maggio prossimo?

“Sono meravigliato, l’iniziativa è bellissima. Il tifoso laziale è legato a queste situazioni, ma sono passati 40 anni, è tanto tempo, sono stupito. Condivido l’idea, ma è passata davvero una vita: se quel giorno dello scudetto qualcuno mi avesse detto 'tra 40 anni festeggeremo ancora’ l’avrei preso per matto. E’ cambiato il mondo negli ultimi dieci anni, negli ultimi quaranta non ne parliamo. Questo è il segno che le cose belle rimangono”.

Chi l’ha chiamata?

“Direttamente Pino. Lui e Giancarlo (Oddi,ndr) hanno le chiavi della cappella del cimitero dove c’è papà, quindi ci sentiamo spesso. E tra una chiacchiera e un’altra mi ha parlato di questa cosa. Ma dico la verità, io preferisco sempre defilarmi il più possibile da queste situazioni. Pino lo sa. C’entro poco, ma partecipo dal di fuori, perché sono laziale, i miei figli sono laziali e sono cose belle. Poi capisco l’affetto riservato a mio padre: giorni fa al cimitero ho trovato due ragazzi, uno di venti e uno di diciassette, che venivano da Marino con i mezzi ed erano lì per portare dei fiori. Sono rimasto colpito e mi sono messo a parlare un bel po’ con loro. Ripeto, sono meravigliato, ma non mi piace tanto partecipare".

Wilson e Oddi sono sempre promotori di queste iniziative, che persone sono?

“E’ bello vederli amici soprattutto. Non sono più dei ragazzini (ride,ndr), ma è bello avere delle persone con cui condividere ricordi e passioni. Mi fa molto piacere vederli insieme e anche io tra dieci anni vorrei avere degli amici come loro. Sono due persone che hanno fatto la storia della Lazio e di un’intera città. Ora condividono quest’età bellissima insieme ed è la miglior cosa”.

La prima cosa che le viene in mente tornando indietro di 40 anni…

“La prima cosa che mi balza alla mente è Tor di Quinto, la nostra casa. Abitavamo a circa un chilometro dal centro sportivo: una volta io e mio fratello facemmo arrabbiare nostro padre perché eravamo andati lì a piedi e ancora non ci vedeva tornare a casa. Si era preoccupato, e ci disse che non dovevamo più farlo, ma per noi era come se fossimo andati al giardino della chiesa”.

E della festa dello scudetto invece?

“La sera noi a casa eravamo andati a dormire, poi verso le tre o le quattro vennero tutti da noi per brindare e festeggiare ancora. Mia madre preparò un piatto di pasta per tutti: ecco il primo ricordo di quella festa. Lei era la cuoca preferita da tutti: dopo aver brindato per tutta la notte girando per Roma un piatto di pasta racchiudeva tutto. La semplicità in un unico gesto”.

Una battuta sulla Lazio di oggi?

“Per me è difficile dare giudizi. Dico però che la cosa più importante è avere dei bilanci sani: all’inizio quando arrivò Lotito giustamente pensò subito a questo fattore. Cragnotti ci aveva fatto sognare, tanto, ma credo che in quel momento la cosa migliore è stata ripianare i bilanci e cercare di ripartire. Però dopo questo periodo meraviglioso, in cui sono stati espressi anche concetti buoni, innovativi, il fisco e il tetto ingaggi, il presidente è rimasto un po’ inebriato da questa città, da questo clima. Essere a capo della Lazio ti lascia in uno stato di ubriachezza in senso positivo, e perdi il fattore più importante, i tifosi. Anche Cragnotti fece quella battuta infelice ‘i tifosi sono dei clienti’, però non è così. Chi è il presidente della Lazio deve trasmettere passione. Il suo lavoro è stato meraviglioso fino a qualche tempo fa, poi però a subìto il fascino della città, della squadra, della posizione assunta, e si è perso in elementi più importanti come la tifoseria”.

Un giocatore che le piace di più di questa Lazio?

“Ledesma, senza dubbio. Non sembra un calciatore di questa generazione: l’eccezione è che in un mondo come questo, è una persona normale. Capelli normali, un profilo basso, in campo scende sempre con tigna e grinta che pochi giocatori hanno. Per quali sono i miei canoni di giocatore e di uomo che rappresenta la Lazio, lui è quello che maggiormente mi piace”.