Enrico e il suo Grottino-santuario del Laziale: "Quando andavo sul pullman con Chinaglia... A Ederson ho dedicato un piatto!" - VIDEO & FOTO

"La Rubrica dei Corsisti" è lo spazio dedicato ai ragazzi che stanno frequentando il I Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
14.04.2013 16:59 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Intervista di Edoardo Anacleti-Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it (con la collaborazione di Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it)
Enrico e il suo Grottino-santuario del Laziale: "Quando andavo sul pullman con Chinaglia... A Ederson ho dedicato un piatto!" - VIDEO & FOTO

Quando si parla di Lazio ci sono persone, ricordi, aneddoti e storie che meritano di essere raccontate. "Avevo 13 anni, quando papà, passando per Piazza Euclide, vide i giocatori della Lazio davanti all'albergo". A raccontare il suo romanzo biancoceleste è Enrico D'Angeli, proprietario del ristorante Al Grottino del Laziale. Dal 1912 - quando ancora i pionieri della Polisportiva plasmavano via via la creatura biancoceleste - questo storico locale di Viale Romania parla, racconta, e trasmette emozioni a tutti i tifosi laziali doc con foto, insegne e cimeli di ogni tipo. "Insomma, mio padre mi fece scendere dalla macchina per andare a domandare a Gianbartolomei, il dirigente accompagnatore della Lazio, se avesse dei biglietti per la partita; me ne diede due per la Tevere non numerata. Da allora questo rito si ripeteva una domenica sì e una domenica no. Una volta arrivammo con leggero ritardo davanti all'albergo, verso le 11 e 30, con la squadra che stava salendo sul pullman. C'era Lorenzo che allenava e Gianbartolomei mi chiese se volessi andare allo stadio con loro. 'Ma magari!" fu la mia eccitata risposta! Allora mi disse di avvisare papà che sarei andato con loro in pullman. Capirai, un ragazzino di 13 anni insieme ai suoi idoli: c'erano Chinaglia, Wilson, Fortunato, Marchesi, Governato…". Enrico era diventato una sorta di mascotte per la Lazio: "Quando arrivò Maestrelli, il rito continuò anche con lui. Addirittura dovevo salire sul pullman prima di lui, per una questione scaramantica. Mi ricordo che una volta andammo a Cagliari, dove la Lazio vinse per 1-0 grazie a un gol di Chinaglia. La sera mangiai con tutti i calciatori, quindi tornammo a Roma, verso l'una di notte. Wilson mi chiese se volevo un passaggio per tornare a casa. A Cagliari m'ero portato un bandierone enorme: mentre scendevo sotto casa, l'asta si incastrò non so bene come e andò direttamente sul naso di Wilson che aveva sempre problemi col naso, pallonate, gomitate. Mi ricordo ancora che mi urlò: 'Vaffa…, scendi te e questa bandiera!'. Ci rimasi malissimo e ogni tanto ancora scherziamo insieme su questo episodio". Finché, una volta: "Arrivai in ritardo e Maestrelli mi chiese se potevo gentilmente non andare con loro, perché voleva che i giocatori si concentrassero sulla partita. Io al momento ci rimasi malissimo, allora Wilson e altri giocatori fecero una colletta: mi diedero 60 mila lire, che a quel tempo erano tantissime, per comprarmi il biglietto e andare allo stadio. Da quella volta con il pullman non sono più andato, però loro li ho sempre incontrati, li ho rivisti, e andavo in curva a sostenerli col mio bandierone".

"EDERSON? GLI HO DEDICATO LE FETTUCCINE!" - Tre volte Lazio - recita una targa gigantesca che Enrico espone fieramente nel suo museo-santuario - Lazio nel sogno, Lazio nel cuore, Lazio per sempre. E per lui la Lazio è un amore che durerà per sempre, con un sogno da coltivare: "La società dovrebbe riuscire a farsi dare lo Stadio Flaminio. La Lazio deve avere il suo stadio e il Flaminio è la nostra casa, lo stadio perfetto per i tifosi laziali. E poi c'è la Nord che è una curva meravigliosa, le coreografie che ho visto negli ultimi dieci anni sono bellissime, da farci un libro, mi hanno sempre emozionato". Giri lo sguardo, incorniciate come fossero quadri di estremo valore ecco le maglie: quella con lo Scudetto sul petto, quelle più recenti di Hernanes e Klose: tutte autografate, quella del brasiliano con una dedica speciale scritta proprio dal numero 8 laziale. E poi c'è il suo pupillo, a Roma da neanche un anno e già suo cliente, ma soprattutto suo amico: "Ho dedicato un piatto a Ederson, precisamente le fettuccine alla Ederson: una volta, in estate, è venuto a pranzo da me e se l'è divorate in pochi secondi. Gli sono piaciute talmente tanto che è tornato a mangiarle con la moglie, i fratelli e la mamma. E' una persona eccezionale, un bravissimo ragazzo, e poi se sta ben è un talento, il miglior giocatore della Lazio di questa stagione: ha sofferto, si è allenato, ha cercato sempre di fare il possibile per rientrare e tutte le volte che ha giocato anche un quarto d'ora è stato sempre forte, incisivo, determinante". Lazio nel sogno, nel cuore, per sempre. Da piccola mascotte della Lazio di Chinaglia a inventore di piatti che portano il nome dei giocatori biancocelesti: "Vogliamo sempre bene a questa squadra", il saluto di Enrico, con l'aquila sul petto e dentro il petto.