ESCLUSIVA - Calisti: "Per diventare grandi servono 5-6 grandi nomi. Dopo il 26 maggio promesse non mantenute"

Intervista realizzata da Riccardo Frontori, Claudio Cianci, Rico Fanti e Francesco Tringali.
31.03.2014 12:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Calisti: "Per diventare grandi servono 5-6 grandi nomi. Dopo il 26 maggio promesse non mantenute"
© foto di Lalaziosiamonoi.it

Amore a primo sguardo. Deve essere stato sicuramente così quando, il 7 ottobre 1984 ad Ascoli, Ernesto Calisti bagnava il suo esordio nella massima serie italiana con la maglia biancoceleste. Una carriera, quella del terzino romano, passata a macinare chilometri sulla fascia, rincorrendo pallone, sogni e avversari. Di Lazio si è innamorato subito e nonostante le successive esperienze con Fiorentina e Verona prima di ritirarsi a Monterotondo nel 2004, Calisti non ha mai nascosto la sua fede, mostrando quel leale senso di appartenenza da sempre gradito al tifoso laziale. In occasione del 2° Corso di Informazione Sportiva indetto dalla redazione de Lalaziosiamonoi.it, l’ex calciatore biancoceleste ha risposto alle domande dei corsisti; numerosi i temi trattati, dalla contestazione nei confronti della società, ai mitici ricordi del 26 maggio, dall’esplosione del giovane Keita all’altalenante cammino in campionati della squadra. 

Di seguito vi proponiamo la prima parte dell’intervista:

Il presidente Claudio Lotito ha parlato di quattro acquisti in più reparti, secondo lei dove urge maggior rinforzo? 

"Quattro nomi mi sembrano pochi, questa è una squadra da rifondare. Va sistemato anche il mercato in uscita, ci sono giocatori che sono impiegati poco. Vanno assolutamente acquistati anche cinque o sei giocatori di livello. Comprerei in difesa due centrali che possano essere impiegati subito. Un esterno a destra che possa fare il titolare al posto di Konko; il francese non si discute sul piano tecnico ma conosciamo la sua fragilità fisica. A completare il tutto sarebbe necessario acquistare una prima punta di valore assoluto". 

Rimanendo nell’ambito del calciomercato, ci sono quattro senatori in scadenza: Dias, Biava, Klose e Mauri. Chi, secondo lei, dovrebbe rimanere e chi bisognerebbe lasciare andare? 

"Questi sono giocatori veramente importanti per la Lazio, che hanno fatto grandi cose in passato. Io cercherei di tenere soprattutto Klose, perché lì davanti, nonostante l’età, è tutt’ora un punto di riferimento, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche un punto di riferimento per i più giovani. Stesso discorso per Biava, può essere una valida alternativa. Invece non terrei Dias e Mauri". 

Negli ultimi anni i settori giovanili non stati in grado di fornire dei buoni difensori centrali ma si deve attingere ai mercati esteri. Come mai questa tendenza e quali sono i punti da migliorare?

"Il settore giovanile va fatto funzionare bene. Abbiamo il sentito il presidente Lotito parlare di risultati eccezionali per quanto riguarda le giovanili, soprattutto la Primavera che è in una posizione di ranking importante. Sono d’accordissimo e vorrei vedere tanti giovani italiani in prima squadra cosi come in Primavera. Se si continuano a comprare elementi stranieri si potrebbe andare ad intaccare quello che è un reparto d’eccellenza come quello della difesa italiana. Su questo bisognerà lavorare molto perché, a livello difensivo, si lavora male. E’ necessario tornare a lavorare a livello individuale per migliorare questo trend. Abbiamo visto in Serie A quanti difensori considerati d’eccellenza commettano errori banali". 

Secondo lei quanto influisce il clima di contestazione, che si respira intorno alla squadra dopo la chiusura del mercato invernale, e costatando il suo passato da calciatore, come pensa possa uscire l’ambiente Lazio da questa situazione?

"A mio avviso questa differenza tra il giocare in casa o in trasferta è un discorso riguardante l’atteggiamento tattico: con la perdita di Hernanes, quindi di una maggiore qualità, si fa più fatica quando bisogna costruire il gioco. In più, con questa situazione, il giocatore si sente più tranquillo giocando fuori casa perche sottoposto a minor pressione".

Il 26 maggio ha rappresentato per i 114 anni di storia biancoceleste una delle emozioni più forti di sempre. Secondo lei ha sbagliato la società a non rifondare una squadra che sembrava essere priva di stimoli e, soprattutto, osservando i risultati che sta ottenendo l’altra sponda del Tevere da dove si dovrebbe ripartire per creare una grande Lazio?

"Indubbiamente il 26 maggio rappresenta qualche cosa di importante ed incancellabile, un traguardo importantissimo. Questa Coppa Italia vinta contro la Roma ritengo sia il derby più importante della storia della Capitale e l’ha vinto la Lazio: questo, chiaramente, è motivo di orgoglio. Una giornata indimenticabile e bellissima. Non vorrei che questo traguardo abbia nascosto le reali difficoltà di questa squadra: mi riferisco a livello strutturale. Mi ricordo che a Piazza San Silvestro il presidente Lotito, la sera della presentazione delle maglie, aveva promesso 4/5 campioni per raggiungere grandi traguardi. Stando alle sue dichiarazioni prometteva qualche cosa di importante, non tanto come punto di arrivo ma come partenza. Purtroppo però queste promesse non sono state mantenute. Sarebbe stato opportuno partire da lì. Al di là delle dichiarazioni si riteneva che questa squadra potesse ancora fare bene con qualche piccolo ritocco. Si è disatteso tutto quello che è stato detto e non mi è affatto piaciuto". 

Dando un’occhiata al presente, in particolare a Keita che sta fornendo ottime prestazioni, secondo lei, questo ragazzo ha le qualità per affermarsi a grandi livelli, e caricarsi la squadra sulle spalle per raggiungere il sesto posto?

"Questo ragazzo ha certamente grandissime qualità, ma non trovo giusto che si debba caricare la squadra sulle spalle, poiché, essendo così giovane, manca di esperienza. Sicuramente per noi, dopo la cessione di Hernanes, rappresenta una sorta di ancora di salvezza, da cui ripartire. A mio parere, però, Keità rimarrà poco alla Lazio, ma, ovviamente, spero di sbagliare".