LE MAGLIE DELLA STORIA - Lovati e la Coppa Italia del 1958: quando la Lazio entrò nell'albo d'oro...

21.07.2013 20:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Andrea Francesca- Corso d'Informazione Sportiva de Lalaziosiamonoi.it
LE MAGLIE DELLA STORIA - Lovati e la Coppa Italia del 1958: quando la Lazio entrò nell'albo d'oro...

Roma da sempre è definita la Città Eterna. Innumerevoli le statue e i monumenti che rievocano quelle che furono le grandi gesta del passato. Per ogni sostenitore laziale, dal lontano 1954 la capitale ha un monumento in più. Non è un imperatore, ne un generale delle legioni, e non è nemmeno nato a Roma. Viene dalla lontana Cusano Milanino. Il suo nome è Roberto Lovati e rappresenta in tutto la lazialità. Impossibile trovare parole migliori di quelle racchiuse nello striscione col quale la sua gente lo ha salutato nel giorno del suo funerale: “Si scrive Lovati, si legge Lazio!”. Giocatore, allenatore, dirigente: la somma di tutto ciò fa più oltre 50 anni al servizio dell’aquila. Impossibile non considerarlo un monumento. Il giorno successivo a quello che sarebbe stato il suo ottantacinquesimo compleanno - mentre a Roma ancora impazzano i festeggiamenti per la conquista della Coppa Italia -  è d’obbligo ricordare quella che fu la prima maglia vincente della Prima squadra della capitale. Quella maglia - non proprio quella, visto il ruolo ricoperto - era indossata dal portierone milanese e furono proprio le sue braccia a sollevare al cielo la prima coppa nazionale conquistata dalla prima squadra della capitale. La maglia presenta una particolarità: non è del colore consueto, ma è bianca con i bordi celesti. I calzoncini sono anch’essi celesti, in una combinazione cromatica spesso usata nella storia della Lazio per le divise da trasferta. Il trionfo di quella maglia e dei ragazzi allenati da Fulvio Bernardini risale a un caldo pomeriggio di mercoledì 24 settembre 1958. Allo stadio Olimpico circa 60000 spettatori affollano le tribune e fruttano un incasso di 28 milioni di lire, cifra all’epoca tutt’altro che irrisoria. La Fiorentina è nettamente favorita. Gli uomini di Czeizler hanno chiuso il campionato al secondo posto dopo un affascinante duello con la Juventus e davanti possono contare sulla formidabile coppia gol Hamrin (forte svedese denominato l’uccellino) e Montuori. Tra i protagonisti della gara proprio due ex viola. Il mister Fulvio Bernardini che ha saputo dare alla squadra un gioco non spettacolare, senza fronzoli ma pratico e veloce, ingabbiando la tattica completamente proiettata all’attacco dei viola. L’altro è l’ala sinistra Maurilio Prini che al minuto 30 mette in rete su colpo di testa una punizione tesa di Pozzan. Le due squadre si danno battaglia. Due minuti dopo il gol che decide la partita le due squadre rimangono in dieci uomini; Carradori sgambetta Lojacono, che noto per il suo carattere fumantino, si fa immediatamente giustizia da se con un calcio a freddo. L’arbitro Marchese espelle entrambi. Ne guadagna lo spettacolo. Nel finale la Lazio è assediata ma riesce a resistere agli assalti gigliati grazie agli interventi spettacolari del suo numero uno Lovati. Al fischio finale di Marchese l’esplosione del pubblico accorso allo stadio, che poi si improvvisa in una fiaccolata incendiando i fogli di giornale. Segue la cerimonia di premiazione in cui il commissario della FIGC Zauli consegna la coppa al presidente Siliato. I festeggiamenti si protrarranno per tutta la notte nelle vie della capitale. Ora anche la Lazio è tra le vincenti.