GARBAGE TIME - Vincent Pericard, il cocco di Trezeguet tra prigione, depressione ed una nuova vita

Spendi spandi effendi, cantava il compianto Rino. E becchi bidoni, aggiungiamo noi, in un insindacabile, scientifico calcolo delle probabilità. La Juventus compra tanto, per costituzione: qualche fenomeno, molti ottimi giocatori ed una gran quantità di…incompresi. Nel calcio, come nella vita, ci sono migliaia di sliding doors che si aprono e chiudono davanti ai nostri occhi. Vincent Pericard alla Juventus non ha segnato neanche un gol, lui che veniva dipinto come il nuovo Anelka. Ha sbagliato porte e si è ritrovato da solo, alla stregua di un criminale, stordito dal Prozac e travolto da un mondo di sciacalli. Ed il sogno si è trasformato in un incubo.
IL COLPO DI MOGGI – “Quello era il mio sogno, mi sentivo come se avessi raggiunto qualcosa. Era tutto quello che volevo quando ero un ragazzino, giocare con migliaia di fans che mi guardavano in una gara così competitiva, era stupefacente”. Immaginatevi un ragazzino di 18 anni con le treccine ed una voglia pazzesca di spaccare il mondo, nato in Camerun ma cresciuto nelle periferie francesi, esordire con la Juventus ad Highbury, nella tana dell’Arsenal. I bianconeri sono già eliminati, ma mister Ancelotti decide di regalare un’emozione a quel dinoccolato centravanti aggregato dalla Primavera. In estate il dg Luciano Moggi lo aveva strappato dalle grinfie di top club come Barcelona e Rangers. È uno dei talenti in erba più promettenti di quell’era. “Sono certo di riuscire ad adattarmi al calcio italiano, nel quale si cerca più la profondità rispetto a quello francese, e gli attaccanti tirano molto di più. Io devo migliorare ancora nella tecnica e nel controllo di palla. Questa Juve è una squadra eccezionale e un gruppo di lavoro in cui vige una grandissima organizzazione, che rappresenta il modo migliore per lavorare con ottimi risultati”. Così si era presentato alla Vecchia Signora, con la sfrontatezza di un 17enne (all’epoca della firma) catapultato improvvisamente sul tetto d’Europa. Il suo idolo è Anelka, ma la sua carriera finirà per percorrere viali ben più funesti dell’ex Psg. E pensare che nel Trofeo Moretti contro il Bari, il 3 agosto, aveva lasciato tutti a bocca aperta con un gol strepitoso, un biglietto da visita da vero campione. Trezeguet e Zidane si coccolano il loro cuginetto in ritiro, ma Monsieur Ancelotti, non riesce a trovargli uno spazio tra i vari Inzaghi, Del Piero, Fonseca, Kovacevic e l’enigmatico Esnaider. L’eliminazione precoce in Coppa Italia non gli permette di effettuare un po’ di sana gavetta, ed infatti la sua esperienza annuale si riduce a cinque minuti in coppa contro la Samp e quella mezzora di gloria londinese. A luglio la Juventus lo cede in prestito al Portsmouth, in Championship, agli ordini di mister Redknapp.
IL TUNNEL – L’impatto con la nuova realtà non è delle migliori: “Lo shock culturale era terribile – racconterà in seguito - e mi ha colpito. Il mio primo contatto fu terribile. Mi ricordo di Harry Redknapp dire 'quel ragazzo non può giocare a calcio'”. I primi gol fanno ricredere il futuro allenatore del Tottenham, ma Vincent perde la serenità e non riesce ad ambientarsi né a stabilire alcun tipo di relazione. A fine stagione il ragazzo conta 9 reti in 32 partite, un ottimo bottino. I malumori ben presto volgono in depressione. La stagione seguente infatti i Pompey lo riscattano, ma dopo poche giornate si procura una lacerazione alla coscia, al rientro una lesione ai legamenti: “Sono stato lasciato a me stesso e la depressione è sopraggiunta subito, in particolare quando ero infortunato per 12 mesi. Il dottore mi ha dato il Prozac, non qualcosa che mi sento di raccomandare a chiunque”. Il sogno di un ragazzino francese viene interrotto bruscamente, peggio di una stridula sveglia o di una doccia gelata, peggio del citofono dispettoso del sabato mattina che nasconde le insidie di indesiderati profeti religiosi. The worst is yet to come. Il peggio deve ancora venire. Nel 2006 Pericard passa allo Stoke City, l’estate seguente viene colto in flagrante mentre guida ad alta velocità. Al processo, sotto giuramento, dichiara di non esser lui il guidatore.. Gli alibi non reggono e viene condannato a 4 mesi di carcere, anche se ne sconterà “solo” 5 settimane. La depressione rasenta la follia: “ Ho avuto tanta paura per la mia salute mentale – ha raccontato l’ ex juventino al “Daily Mirror” – perché sono stato molto vicino a perdere la testa, a diventare matto. Ero claustrofobico e non riuscivo più a esprimermi, tanto che temevo davvero di esplodere”. Redknapp, Sheringham e la sua nuova squadra fanno sentire, per la prima volta, una mano amica sulla sua spalla. Questo vale molto per un ragazzo emigrato in Italia senza i genitori, un 17enne in un universo di sciacalli. La violenza, la droga, la paghetta settimanale da 7 sterline, la sua situazione rasenta la disperazione: “In cella, ho imparato che la tua vita può davvero cambiare in un attimo”. Fortunatamente riesce a tornare in stato di libertà prima che il suo stato mentale non subisca danni irreparabili, il suicidio del vicino di cella lo turba molto, ma Vincent ora è una persona completamente nuova. In queste situazioni si soppesa in maniera differente il valore della vita.
PALADINO DEI DEBOLI – Il ragazzo è in libertà condizionata, lo Stoke non lo abbandona e lui si allena con una cavigliera elettronica. Un sorriso dimenticato rispunta sul suo volto. La sua carriera prosegue tra Southampton, Millwall, Carlsle e Swindon, diversi infortuni e pochi gol, prima della sofferta scelta di abbandonare il calcio giocato a 29 anni: “Avevo perso la passione per il gioco. Mi sentivo triste all’idea che i clubs compravano un giocatore e se non giocava bene pensavano già al prossimo”. Discorsi etici sempre più estranei nel calcio moderno, da parte di un ragazzo che è stato letteralmente abbandonato a se stesso. Quest’ anno il nome di Pericard è tornato alla ribalta. Dedica tutto le sue forze in un’associazione che aiuta i calciatori stranieri ad ambientarsi in un altro Paese, l’Elite Welfare Management: “E’ incredibile, le squadre spendono 50 milioni di sterline per un giocatore e non pensano ad integrarlo”. Questa realtà si occupa proprio di questo, per aiutare i club a non sperperare denaro e soprattutto i giovani calciatori a non restare soli con se stessi. Per scongiurare nuovi Pericard. Un talento travolto dalla solitudine e dalla pressione del Grande Mostro Calcio.