Mauro attacca Mauri: "Come può giocare chi era in carcere"... Ma Stefano è libero e innocente, fino a prova contraria

L'ennesimo attacco. Senza che qualcuno ne sentisse il bisogno. Attacco che arriva da un personaggio che per la Lazio non ha mai speso parole d'elogio. Zeman arriva ai microfoni di Sky nel post partita di Roma-Catania. Dopo le prime impressioni sulla gara, ecco che irrompe nella discussione Massimo Mauro: "Mister non vogliamo far polemica con lei, ma ci sono alcune cose che non quadrano. Stasera sono scesi in campo giocatori che un mese fa erano in carcere. E conte invece è stato squalificato per 10 mesi". Parole dure. Fuori luogo (cosa c'entra l'allenatore della Roma? E' forse Palazzi?). Zeman preferisce glissare e non cade nella polemica. Banale, fin troppo, ricordare a Mauro che Mauri -giocatore al quale fa riferimento- è stato sì in carcere, ma è ancora in attesa di giudizio e nessun regolamento gli vieta di guidare la Lazio verso una meritata vittoria. Troppo facile ricordare a Mauro che la colpevolezza la decreta una sentenza e non qualche giorno passato in galera. Un malcostume, quello di emettere giudizi personali senza attendere le sentenze, tutto italiano. Mauro si scalda, si chiede dove sia finito il processo a Lazio e Genoa. Domande inutili. Inutile come cavalcare l'onda populista e demagogica. Sport tanto praticato nel Bel Paese. Forse, l'opinionista Sky pensa che la Procura Federale abbia dimenticato sotto l'ombrellone le carte del procedimento che ci sarà a settembre? E' forse una colpa dividere il processo in tronconi per non scadere nella confusione? Forse sì, a sentire Mauro. La Procura ha un suo iter, delle sue regole. Vanno rispettate, così come le sue sentenze. Come si può criticare Conte per il suo sfogo contro la Procura e poi sorvolare su certe frasi? Lazio e Genoa. Tutti avranno modo di dimostrare la loro innocenza. Così come i giocatori coinvolti.
INNOCENTE FINO A PROVA CONTRARIA - Banalità. No, perché in Italia troppo spesso il buon senso cede il passo alla polemica. E allora vale la pena ricordare che Stefano Mauri è innocente ed è un uomo libero. Libero di uscire di casa per andare a cena fuori o libero di allenarsi e giocare a calcio. Nessuna sentenza lo limita. Il processo si avvicina e allora meglior ricordare alcuni passaggi. Stefano Mauri è accusato dal "pentito" Carlo Gervasoni. L'ex difensore del Piacenza indica il laziale come uno dei registi nella presunta combine in Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011. Informazioni che Gervasoni avrebbe acquisito da Almir Gegic, altro perno dell'indagine sul calcioscommesse. Prima incogruenza: Gegic ha negato seccamente -in un'intervista di qualche tempo fa- di conoscere il giocatore della Lazio. Possibile organizzare combine con chi non si conosce? Oltre a Gervasoni, poi, nessun altro punta il dito contro Mauri. Zamperini, inoltre, ha sempre confermato gli incontri con l'amico (di lunga data) Stefano. Ma ha anche ribadito a più riprese la totale estraneità di Mauri a giri particolari e poco limpidi. Sul conto di Mauri non sono stati trovati -ad ora- movimenti "strani". Non ci sono soldi intascati per la presunta combine. Dunque. Altro elemento a discarico del brianzolo. C'è poi la questione della famigerata SIM intestata a Samantha Romano fidanzata di Luca Aureli, gestore di una sala scommesse e conoscente del giocatore. Carta che -secondo l'accusa- Mauri avrebbe usato per le telefonate incriminate. Sim utilizzata -sempre secondo l'impianto accusatorio- in un dispositivo Nokia 6610. Anche qui le incongruenze sono numerose. Basti rileggere questo articolo con data 3 giugno, nel quale si spiega che -come sostenuto- Mauri non utilizzava affatto un Nokia, bensì un Blackberry e un Galaxy Tab. Indizi sì, prove no. Per ora. E fa tutta la differenza del mondo. Per questo Mauri può scendere in campo e fare grande la Lazio. Da uomo libero qual'è. Poi arriverà il processo e chissà che alla fine qualcuno non debba chiedere scusa. A Mauri e alla Lazio.