Lazio, tanti auguri a Paolo Di Canio: "Te volemo bene, Paolè"

"Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l'istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l'aquila, un animale affascinante, regale, fiero". Si esprimeva in questi termini uno di quei giocatori, ma soprattutto tifosi, che hanno vestito e onorato la maglia della Lazio: Paolo Di Canio. Esordisce con i biancocelesti nel 1988, in una squadra rinata e tornata dalla Serie B con l'obbiettivo di diventare grande. Quel ragazzo di 20 anni, con il numero 9 sulle spalle, come Chinaglia e Giordano prima di lui, si vedeva avesse un destino da gran giocatore, un futuro roseo che i tifosi della Lazio speravano fosse in biancoceleste. Cresciuto in Curva Nord si è sempre contraddistinto anche per il suo carattere indomito, dentro e fuori dal campo, soprattutto prima del derby, come racconta il suo ex allenatore Giuseppe Materazzi: "Era un figlio di buona donna, nel senso buono naturalmente. Andava in giro per la città a petto in fuori, andava apposta per farsi vedere, magari trovando qualche romanista che lo insultava, per caricarsi al massimo. E infatti si caricava molto bene…". Proprio durante un derby entra nella storia della Lazio: la palla attraversa tutta l'area, arriva a lui che calcia e segna sotto la Sud: la corsa verso la tifoseria avversaria e il dito puntato come solo Giorgio Chinaglia aveva fatto.
Tanti club, tante esperienze in Italia e non solo, girando tra Juventus, Milan, Napoli ed entrando nella storia dei Celtic e soprattutto del West Ham per bravura e fair play. Nel 2004 Di Canio, invocato dai tifosi, torna però a Roma, in un periodo storico difficile per la Lazio che si affida alla sua leadership e al suo carisma. La 9 torna a chi la indossava 14 anni prima e con quel numero sulle spalle, il ragazzo del Quarticciolo, torna a scrivere la storia della Capitale. Il 6 Gennaio del 2005, nel derby tra Lazio e Roma, "la palla di Liverani per Di Canio" diventa un pallonetto che porta avanti i biancocelesti. "Paoletto" torna a esultare sotto la Sud come nel 1989, un'esultanza sfrenata e sotto la tifoseria avversaria senza alcun timore: "perché co' sta maglia addosso non si ha paura di niente". Quel gol rappresenta ciclo che si chiude, uno scherzo doveroso del destino, Di Canio torna a Roma da mattatore ed entra, di nuovo, nella storia della Lazio e nel cuore dei tifosi, come lui. Tanti auguri, "te volemo bene Paolè".