Lazio - Sassuolo 6-1, il precedente: non era Federer, era Luis Alberto

LAZIO-SASSUOLO - Non era tennis, era calcio. Non era Wimbledon, era l'Olimpico. Non era Federer, erano Luis Alberto e la Lazio. Il 1 ottobre 2017 i biancocelesti sparavano palle nella porta del Sassuolo senza la racchetta, usavano i piedi dei loro artisti, soprattutto quelli dello spagnolo che quel pomeriggio disegnò traiettorie in campo che in pochi sono in grado di riprodurre e trascinò la squadra al 6-1. Fine primo set, cambio campo. Ah no, non era tennis.
MAGIE IN CAMPO - Nel 3-5-2 di Inzaghi Luis Alberto scorta Immobile in attacco, il doppio biancoceleste sono loro. I ruoli da mezzala, invece, sono affidati a Milinkovic e Parolo. Dall'altra parte della rete, però, il Sassuolo parte aggressivo e va vicino al vantaggio con la stoccata di Sensi. Poi, al 27', De Vrij stende Matri e manda dal dischetto Berardi che fa 1-0. Per la Lazio è arrivato il momento di fare sul serio. La bellezza del gesto tecnico del singolo, viene sublimata a fine primo tempo dalla punizione di Luis Alberto: tutti si aspettano il pallone in area, lui invece mira l'incrocio dei pali sopra la barriera e pareggia da una posizione che sarebbe stata perfetta per un mancino, ma che per un destro come lui non fa alcuna differenza. Da qui si scatena la Lazio: nella ripresa Immobile e Marusic sfiorano il raddoppio, firmato di testa da De Vrij al 56'. Al 58' l'altra perla di Luis: Consigli anticipa con i piedi Immobile, il Mago raccoglie al limite, finta di calciare per mettere per terra il portiere, poi a porta aperta segna. Come quando Federer finta di sparare con forza il dritto e poi invece taglia la pallina e la accomoda poco dopo la rete. Un tocco da campione. Sul 3-1 si corre a chiudere il set, pardon, la partita. Arrivano la doppietta di Parolo e il rigore di Immobile per il 6-1 finale.
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