Lazio, Marchegiani: "Lo scudetto è qualcosa di irripetibile. Il mio incubo era..."

A distanza di qualche giorno dalla festa per il 25° anniversario dello Scudetto del 2000, la società, tramite i canali ufficiali, ha riportato l’intervista a uno dei protagonisti di quella stagione: Luca Marchegiani. L’ex portiere ha ripercorso le emozioni e i momenti vissuti raccontandoli così: “Sicuramente è stato il più inatteso, il più romanzesco perché vedere una squadra che negli spogliatoi aspetta la fine dell’altra partita o meglio, il secondo tempo di un’altra partita per vedere come finirà. Penso sia una cosa irripetibile, io dico sempre che abbiamo ricevuto il risarcimento per quello che avevamo perso l’anno precedente perché le situazioni erano abbastanza simili. Secondo me lo meritavamo in tutte e due le stagioni per quello che era stata la regolarità della squadra, il valore, il talento e il cammino che avevamo fatto. Non vincerne nessuno sarebbe stata una beffa, per questo lo considero anche un premio per quello che avevamo fatto l’anno prima”.
“Eravamo una squadra forte, poi col tempo ci sono dei giocatori e delle caratteristiche che rimangono più di altre. Quella però era una squadra completa, che aveva giocatori di alto livello in tutti i ruoli. Una panchina fortissima, basti pensare che Simeone, che è stato un giocatore straordinario e decisivo nella parte finale della stagione, all’inizio è partito quasi come terzo mediano perché ha cominciato Sensini, poi Almeyda e infine, lui. Questo per rendere l’idea del livello di rosa che avevamo. Il calcio italiano all’epoca era pieno di grandi giocatori e quella Lazio in particolare”.
“Più forte la Lazio del ’99/00 o quella dell’anno prima? Erano due squadre forti, quella prima ha costruito lo scudetto sfiorato sul grande girone di ritorno che ha fatto Bobo Vieri che è entrato il 6 gennaio e ci ha trascinati. È andato via lui ed è arrivato Veron, tornato Boksic. Giocatori di altissimo livello, ma era una squadra così. Se la società vendeva qualcuno durante il mercato estivo lo rimpiazzava in maniera se non migliore, ma almeno dello stesso livello. Fare confronti è difficile, ma secondo me la Lazio dello scudetto è stata la migliore”.
“Ballotta? Io non avevo bisogno di maturare perché ero abbastanza in là con gli anni, Marco mi ha aiutato tanto nell’allenamento per tenere sempre alto il livello. Era un portiere bravo. Mi ha aiutato nella gestione delle situazioni, è stato un amico prima ancora che un collega e ha aiutato la squadra perché quando c’è stato bisogno di lui è stato eccezionale. Non è un caso che la partita più importante della stagione è stata la vittoria a Torino contro la Juve l’abbia giocata lui”.
“È un altro calcio e anche difficile fare confronti proprio come caratteristiche di squadra. Quella era una squadra piena di talento e secondo me adesso in Italia non c’è una che possa essere paragonata a quella. Ora c’è un calcio più tattico e organizzato dove io non mi vergogno di dire che ci sono meno giocatori rispetto a quell’epoca perché ci sono altri campionati che se li portano via”.
“Estate del 2000 apertura di un ciclo o coronamento della stagione? Io ero convinto che fosse l’apertura di un ciclo, alla fine di quell’anno la Lazio prese Peruzzi e io decisi di rimanere perché ero convinto che avremmo continuato a vincere. Poi non è stato così, ma è un’altra storia. Poi va anche detto che i giocatori forti non li avevamo solo noi in quel periodo quindi era difficile vincere più stagioni consecutive. Adesso è più semplice nel momento in cui hai un gruppo di giocatori forti e riesci a mantenerli dando continuità. All’epoca ogni anno vinceva una squadra diversa perché ce n’erano tante così forti e ogni campionato era aperto”.
“Il mio incubo in allenamento? Simone Inzaghi perché nelle partitelle mi giocava sempre dietro il palo, nascosto dietro la porta perché non c’era il fuorigioco”.
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