Ledesma tra passato e futuro: "Avrei voluto chiudere la carriera alla Lazio". E il piccolo Daniel 'ritorna' biancoceleste...

AGGIORNAMENTO 16/11 ORE 08:27– Di padre in figlio. Così si è trasmessa in casa Ledesma la passione per la Lazio. Da papà Cristian al piccolo Daniel. Stesso amore verso i colori della Lazio, stesso amore verso il calcio. “O mi riporti alla Lazio o cambio sport, mi iscrivo a basket". Così ha detto a mamma Marta il piccolo di casa. La voglia di ripercorrere le orme del papà era troppo forte. E su Instagram, la stessa Marta la racconta: “Pensavo scherzasse. Invece mi ha spiazzata: ha tirato fuori tutte le sue foto dei campionati scorsi, contato i gol, raccontato che gli esercizi erano faticosi ma divertenti, confessato che maglie diverse non ne vuole indossare. Allora mi armo di coraggio, busso a Formello (sì proprio io...😰), ritiro il kit della nuova stagione, ritorno al campo Gentili due volte a settimana per la sua felicità. Oggi è la sua prima convocazione battezzata con un gol, Cristian ed io ne siamo orgogliosi! Anche se ha solo 8 anni ha già capito cosa significhi legarsi ai colori e restare con quei colori addosso anche se il tuo papà è stato costretto ad andare a giocare dall'altra parte del mondo. Poteva provare rancore, rifiuto, distacco. Invece era solo nostalgia. "Papà, io così mi sento un po' te". E papà da lontanissimo è il laziale più felice del mondo”.
La fine di un’avventura, non di un amore. A Roma un pezzo di vita, il biancoceleste tatuato per sempre sulla pelle e nel cuore. Cristian Ledesma e la Lazio per molti erano una cosa sola, non per il destino, che ha voluto il centrocampista argentino Oltreoceano. L’ex numero 24 ora cerca la sua El Dorado in Brasile, al Santos, non una squadra qualunque. Archiviato quel pezzo di vita chiamata Lazio, Ledesma ora è concentrato sulla nuova sfida: “Credo di poter contribuire con la mia esperienza. Ho tanto entusiasmo - racconta al portare esportes.terra.com -. Sono arrivato qui a 33 anni e voglio continuare a giocare, non sono venuto per i soldi o la mancanza di opzioni, ma perché credo che il Santos sia una grande opportunità. Posso portare un buon livello di esperienza e mi sento come qualsiasi altro giocatore in rosa”. E sul calcio brasiliano dice: “Ho preso diverse informazioni, ma non avevo mai visitato il paese. La differenza più grande che ho trovato conl'Italia è l'intensità. Il lavoro qui è minore durante la settimana e nelle partite. Il calcio è diverso da quello europeo. Il livello tecnico dei giocatori del Santos mi ha sorpreso, soprattutto i più giovani. Ma è un'altra cultura. Molti sottolineano che l’ambiente è soddisfatto vista la quantità di giovani giocatori. Mi ha subito colpito l'unità di questo gruppo. Il lavoro è così diverso dall’Italia”. Ma il Ledesma di oggi si considera più argentino o italiano?: “Ho vissuto 17 anni in Argentina e 14 in Italia. Mia moglie è italiana, i miei due bambini anche. Come persona cresciuta mi ritengo italiano, ma il mio bambino interiore è argentino. In Italia sono stato padre e uomo. Mi considero argentino, ma anche molto italiano". Il Santos è vicino alla qualificazione alla prossima Coppa Libertadores: “Sarebbe un'esperienza molto importante, ma il campionato non è finito. Penso che dobbiamo guardare il presente, e il San Paolo è vicino al Santos in classifica, quindi c’è ancora da lavorare”. La differenza con la Champions League c’è e si avverte: “I viaggi in Libertadores sono più lunghi, il tempo per recuperare è minore. E’ una competizione difficile. La Champions è un campionato con viaggi più brevi. Non so se la Libertadores soa più difficile a causa di questo, l'Europa ha anche stadi difficili dove giocare”. La più grande sfida da vincere però è stare lontano dalla famiglia, dai propri affetti: “I miei figli stanno studiando in Italia e non possono trasferirsi qui. L'adattamento non è un problema, il gruppo mi ha accolto molto bene. E 'difficile, niente però rispetto a quando sono andato in Europa a soli 17 anni”. Come si vede Ledesma tra qualche anno? Ecco cosa risponde: “Dopo che avrò concluso la mia carriera vorrei allenare squadre giovanili. Ragazzi tra i 10-12 anni, il mio obiettivo è questo. Si tratta di un vecchio sogno. Vorrei aver terminato la mia carriera alla Lazio, ora vediamo quando avrò finito. Ora penso a questa realtà e alla partita contro il Flamengo. Sono a disposizione del mister”.