'Sei sempre la più bella', 123 anni di storia in un libro: "Racconto la Lazio e i suoi tifosi"

28.02.2023 14:35 di  Elena Bravetti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
'Sei sempre la più bella', 123 anni di storia in un libro: "Racconto la Lazio e i suoi tifosi"

La storia della Lazio raccontata in "Sei sempre la più bella". Si tratta di un libro che raccoglie in 441 pagine le cinquanta partite più iconiche nella storia del club. La firma è di Federico Farcomeni (in collaborazione con Daniele Lorenzoni) che, oltre ad aver contribuito in passato al nostro sito, ha scritto altri cinque libri (su Chelsea, George Raynor, Millwall, Superclásico e derby di Liverpool) e ne ha tradotto un altro sulla musica. Quello che esce in concomitanza con il 123° compleanno del club (edizioni Urbone) si pone l’obiettivo di ripercorrere la storia della Lazio attraverso alcune partite storiche narrate attraverso immagini e prospettive magari dimenticate, ma che provano a tracciare con continuità l’identikit del club biancoceleste. Contributo anche di Bernardo Corradi, la prefazione è di Cristian Ledesma.

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Federico, come nasce questo libro?

"È in lavorazione da anni, ma avevo bisogno del contesto giusto per farlo emergere. Questo è il mio sesto libro e in particolare in quelli scritti su Millwall, River Plate ed Everton avevo scavato nella storia di questi club per rintracciare una sorta di trama sotterranea, un filo conduttore, e rimuginavo anche sulla Lazio in questi termini. La domanda che mi sono posto e che pongo anche a voi e a ogni tifoso laziale che ci legge è: che cos’è per voi la Lazio? Stefano Ciavatta su Rivista Undici ha scritto che ogni laziale che conosce ha in mente una Lazio diversa, ma secondo me in fondo non è così perché nei decenni ci sono dei comuni denominatori a tutte le Lazio, a prescindere da tifosi, presidenti e giocatori che le hanno incarnate".

Quali?

"Mi piace pensare che tutti i laziali grossomodo incarnino un po’ il concetto di vivere controcorrente, altrimenti avrebbero scelto di tifare per un’altra squadra. Anche se è vero che la Lazio ha due matrici, una prettamente sportiva, quella dei pionieri, e l’altra antagonista che non emerge pienamente fino alla fine degli Anni Venti; quindi è molto probabile che anche i laziali si dividano un po’ in questi due filoni, sebbene la bellezza della Lazio sia proprio quella di incarnarli contemporaneamente entrambi".

"Il chiodo fisso che mi ha accompagnato nella stesura del libro però è stato soprattutto il concetto di andare oltre. Riguardavo un video del compianto Gianluca Vialli l’altro giorno e diceva ai giocatori che si stavano allenando come campioni, perché i campioni vanno oltre. La Lazio per me questo l’ha fatto sin dalla sua nascita, sin da quando i fondatori hanno cercato nell’originalità del nome la volontà di andare oltre le mura cittadine, ma in realtà volevano andare oltre anche nel concetto del club. Bigiarelli va oltre quando deve rialzarsi dalla depressione per la sua amata che l’ha lasciato per Bruxelles, motivo per cui si riprende solo grazie allo sport e all’idea Lazio; Ancherani e compagni vanno oltre i loro limiti psicofisici quando giocano tre partite nello stesso giorno; Piola va oltre una menomazione quando decide un derby bendato; Bernardini deve superare una Fiorentina finalista di Coppa Campioni pochi mesi prima per aggiudicarsi il primo trofeo; la Lazio di Maestrelli va oltre i concetti tattici quando, appena tornata in A e quasi involontariamente, mette in campo un calcio totale sconosciuto fino a quel momento; lo stesso fa la Lazio di Fascetti quando deve risalire la china di una classifica penalizzante; ma è un concetto che ritroviamo anche in epoche più recenti: nonostante i soldi spesi (bene), anche la Lazio di Eriksson va oltre quando si ritrova spacciata a meno nove dalla vetta a marzo e, rileggendo i giornali dell’epoca, si parlava di “grande splash” anziché di “grande slam”.

"La Lazio di Delio Rossi deve cancellare una penalizzazione e recuperare faccia e reputazione. La Lazio di Petkovic regala l’immensa gioia della Coppa Italia superando una partita che a livello mentale aveva un grado di difficoltà enorme. Che dire di Inzaghi? L’epilogo forse non è dei migliori, ma in poco tempo deve cancellare Bielsa e guadagnare punti per se stesso e per la squadra. Dopo aver riportato la squadra in Champions League, va a Bruges con dodici giocatori di movimento. E arrivo fino a questa Lazio, quella di Sarri, perché l’ultimo derby l’ha vinto tra squalifiche e minuti di recupero piuttosto generosi, anche se speriamo tutti che sia solo l’introduzione a qualche altro capitolo più importante. In generale, secondo me la Lazio è sempre stata un po’ sospesa tra l’élite del calcio e una dimensione provinciale e per questo deve attingere sempre a risorse inaspettate, andare oltre le proprie capacità per centrare traguardi magari insperati".

Il libro però si chiama “Sei sempre la più bella”.

"A parte ringraziare Toni Malco che non ha avuto nessun problema a concedermi l’utilizzo della frase, anche questa è un’idea chiave del libro. Il concetto di bellezza è qualcosa che è insito nel DNA di questo club: nonostante le difficoltà e l’onta di alcuni anni bui, c’è spesso la volontà di giocare un bel calcio. Il video di presentazione che la società ha prodotto per l’arrivo di Sarri è emblematico a riguardo. Personalmente, uscivo con grande soddisfazione dallo stadio dopo aver assistito agli show della Banda Mancini, “squattrinata” e spettacolare. Penso anche che dall’altra parte con Zeman e Luis Enrique hanno fallito clamorosamente, mentre con gente come Capello e Mourinho hanno vinto. Da noi Zeman ha centrato un secondo posto mettendo sotto Campioni d’Europa come Ajax, Milan e Juve, Eriksson ha vinto senza incantare ma con giocate individuali di grande classe, la Lazio di Maestrelli (e in pochi lo dicono) era nota come “Ajax de noantri”, la stessa Lazio di Fascetti provava un calcio frizzante per la B dell’epoca, la formazione di Delio Rossi abbinava il bel gioco ai risultati nonostante i mezzi tecnici ed economici limitati. Quella di Pioli era rapida e aggressiva, girava a mille e riempiva lo stadio. La Lazio di Inzaghi, a detta degli esperti, era “forse la squadra più bella in A” e a tratti aveva “momenti da grande squadra internazionale”. Mi spingo fino agli anni ’50 quando la gente si godeva Selmosson e Tozzi, ma anche agli anni Venti del secolo scorso quando il cronista-giocatore Cesare Mariani parlava di “azioni serrate basate su passaggi rasoterra ed energiche fughe delle ali” oltre che di un gioco d’attacco “armonizzato e composto in un sistema che si intoni alle tradizioni tattiche della squadra”. Anche se per me la perla assoluta è quella di Marcello Gallian sul Quadrivio, “I misteri della Lazio”, un pezzo incredibile ispirato dalla Brasilazio e riscoperto da LazioWiki che per me è attuale ancora a distanza di novant’anni".

Menzioni spesso altri autori?

"Assolutamente sì. Di fatto il libro è una sorta di collage, un’antologia di grandi firme che hanno raccontato la Lazio in questi 123 anni. In molti casi ho ricalcato quello che scrivevano i vari Mariani, Danese, Barendson, Recanatesi, Dominici fino ad arrivare a Cucci, Sconcerti e ai cronisti di oggi, ognuno con il suo stile, ognuno nel tentativo di dipingere le varie Lazio sullo sfondo di diverse epoche storiche e di diverse fasi della lingua italiana. Negli ultimi vent’anni, peraltro, a livello di scrittura, mi permetto di notare che non c’è lo stile poetico che pure era esistito fino alla fine del Novecento. È stata un’avventura emozionante perché ogni volta cercavo di immergermi nell’atmosfera di quella particolare epoca, del contesto storico sia in campo che fuori, a volte condendo il tutto anche con ricordi personali. Ci tengo anche a sottolineare che online non si trova proprio tutto e c’è spesso bisogno di incrociare dati e fonti. Questo lavoro nasce da quasi trent’anni di archivio personale: sono un po’ un accumulatore seriale nel senso che metto da parte riviste, giornali, libri, fanzine, programmi ufficiali, vhs, cd e dvd che parlano di Lazio dall’inizio degli Anni Novanta, e il materiale è talmente tanto che al momento è sparso in due case diverse (nel libro ci sono anche foto inedite e immagini di cimeli). In quei momenti, sin da piccolo, avvertivo questa forte esigenza di assemblare un archivio personale. Gran parte delle cose contenute nel libro quindi le ho ripescate da lì. Ho una buona memoria fotografica, eppure avevo paura di dimenticare alcune piccole grandi cose che hanno fatto la storia della Lazio. E in effetti alcune cose, rileggendole, mi sono reso conto che si dimenticano. Per cui l’esigenza di questo libro è cercare di trasmettere un’antologia di testi e di prospettive su vicende eroiche e storiche della Lazio, al di là di quello che si trova su internet, che è moltissimo ma non è comunque tutto. Suonerò poco ecologico, ma credo fermamente che, non solo per quello che riguarda la Lazio, ma in generale la maggior parte degli approfondimenti si trovi tutt’ora su carta".

È uno dei motivi principali per cui suggeriresti di comprare questo libro?

"Forse sì perché, visti i tempi che viviamo, dove a livello tecnologico o energetico non abbiamo grandissime garanzie, i libri restano un oggetto da collezione che si può ripescare in qualsiasi momento, attingendo ad una memoria storica che non sempre viene tramandata. Questo qui è un tentativo ambizioso di dipingere un enorme affresco biancoceleste che racchiuda in oltre 400 pagine il meglio della storia della Lazio, cercando di individuare un fil rouge (o per meglio dire, bleu…). Spero e credo di esserci riuscito. A voi il giudizio finale…"

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